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Era stato finanziato con tre milioni di euro dall’Unione europea. E quando era stato inaugurato, nel 2010, sembrava che potesse risolvere buona parte del problema dei rifiuti in Sicilia. Ma l’impianto di compostaggio di Bisacquino, in provincia di Palermo, non è mai entrato in funzione. E ora andrà all’asta per 200 mila euro, una cifra irrisoria rispetto all’investimento iniziale da parte dell’Ue.

L’impianto ha una capacità di 6.500 tonnellate all’anno. Una capienza in grado di ridimensionare la crisi legata alla monnezza nell’isola. Per attivarlo, però, serviva una cifra che all’Ato stimavano tra i 40 e i 60 mila euro. Soldi che avrebbero permesso ai 17 Comuni che fanno parte dell’Ambito territoriale ottimale di risparmiare parecchio denaro. Nell’immondizia, però, rischiano di finire i fondi europei. A denunciare la vicenda è stato Luigi Sunseri, deputato del M5s all’Assemblea regionale siciliana. «L’impianto, pronto all’uso, di discreta capacità e finanziato con tre milioni di euro di fondi europei, va all’asta senza essere mai entrato in funzione», ha spiegato. «Avrebbe potuto essere di grande aiuto nella gestione del trattamento dell’umido in Sicilia, mentre ora rischia di diventare un monumento allo sperpero».

«Si tratta di una vicenda assurda, ma emblematica di come vanno (o meglio, non vanno) le cose in Sicilia», ha proseguito il deputato pentastellato. «Di impianti del genere, che potrebbero decongestionare le discariche ormai sature dell’isola, c’è un enorme bisogno. E nella terra dei paradossi che cosa succede? Si manda alla ortiche un cospicuo finanziamento pubblico che avrebbe potuto dare una grossa boccata d’ossigeno ai Comuni della zona, che incontrano notevoli difficoltà nella gestione della frazione umida».

A opporsi all’avviamento dell’impianto di compostaggio, a dire il vero, erano stati alcuni soci della società d’ambito, cioè gli stessi enti locali che avrebbero beneficiato dell’attivazione del sistema di frazione organica dei rifiuti urbani. Un dissenso che aveva portato il tribunale di Palermo a dichiarare l’Ato insolvente.

«È anche a causa di vicende come questa che siamo in continua emergenza rifiuti e che si prospettano falsamente i superati e anti-economici inceneritori come unica via d’uscita dal disastro causato da decenni di politiche fallimentari nel settore», ha aggiunto Sunseri rispolverando la vecchia battaglia del M5s contro i termovalorizzatori. Politica a parte, c’è il dato oggettivo: un impianto all’avanguardia foraggiato dall’Ue e mai utilizzato. Che sia almeno un monito per l’uso corretto dei fondi del Pnrr.

 

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