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Il tavolo tecnico sulla zona industriale di Catania si farà, ma la convocazione non arriverà prima di settembre. Quando la Regione potrà mettere sul piatto 100 milioni per il rifinanziamento del fondo “Ripresa Sicilia”, gestito da Irfis e destinato alle imprese siciliane. È quanto ha annunciato il governatore Renato Schifani nel corso dell’incontro odierno sulla Zona industriale etnea organizzato da Confindustria Catania. Rispondendo al presidente Angelo Di Martino – che ha presentato un corposo documento con le criticità dell’area produttiva e le richieste degli industriali – il presidente della Regione ha preso atto delle azioni necessarie per rilanciare la zona. Si va dalla pulizia dei canali agli interventi contro il dissesto idrogeologico, dalle infrastrutture al sistema dei trasporti regionali. Senza trascurare le forniture idriche ed elettriche, che espongono le imprese dell’area a frequenti interruzioni nella produzione. Un ampio programma, che necessità di risorse ingenti. Secondo Schifani i soldi ci sono, “il tema è come realizzare gli interventi”.

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Il documento degli industriali

Per il padrone di casa Di Martino il problema fondamentale della zona industriale è la burocrazia asfissiante. “Quando si parla della gestione dell’area, magari in una situazione di emergenza, non si sa a chi rivolgersi tra Comune, Provincia, Regione, Irsap”, ha detto l’imprenditore. Dicendosi fiducioso sull’impegno delle amministrazioni, “con cui ci aggiorneremo a settembre”, e sottolineando il volume degli investimenti sviluppato dall’area. Il presidente degli industriali ha chiesto “l’istituzione di un Fondo regionale unico per le aree industriali”, e ha snocciolato alcuni numeri su quella di Catania. Le 400 imprese insediate danno lavoro a 12 mila persone e “muovono” complessivamente circa il 15 per cento del Pil regionale. Gli investimenti “raggiungono quota 1,5 miliardi di euro”, e la Zona economica speciale della Sicilia orientale, che include tutto l’insediamento produttivo etneo, “l’anno scorso ha attratto affari per 300 milioni“.

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Trantino: troppi livelli burocratici

A ribadire la sovrapposizione di responsabilità tra diversi Enti sulla zona industriale, il sindaco di Catania Enrico Trantino. “Parliamo di assessorato regionale al Territorio, Comune, Irsap, ex Area di sviluppo industriale, Arpa, Sidra, Asp, Consorzio di bonifica“. Il sindaco, che ha trattenuto la delega alla zona industriale, ha fatto il punto sugli interventi in atto, dalla rete idrica al tema dei reflui – su cui palazzo degli Elefanti ha messo in campo le prime azioni in sinergia con la Sidra guidata da Fabio Fatuzzo – dalla sicurezza alla pulizia. Problemi complessi, da fronteggiare con poche risorse umane ed economiche. “Malgrado ciò cerchiamo di essere propositivi, proattivi, cercando di superare le criticità”. Il primo cittadino sottolinea un aspetto. “Ci piacerebbe poterci muovere come le aziende, ma noi abbiamo carenze di personale e quello inefficiente non possiamo licenziarlo come fate voi. Non cerco scuse, ma l’orizzonte per la soluzione dei problemi non sarà di pochi mesi“.

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Il contributo della Zes Orientale

Positivo il bilancio del commissario della Zes Sicilia Orientale Alessandro Di Graziano. Sul fronte delle imprese “le autorizzazioni vanno avanti”, mentre rispetto al Pnrr “disponiamo di 60 milioni che saranno spesi entro l’anno, a partire dal collegamento tra il porto di Riposto e l’autostrada“. Per il futuro serve un’accelerazione. “Bisogna passare da un elenco di problemi alla progettazione delle soluzioni”. Per il commissario questa è la premessa per ogni ragionamento, “anche per garantire gli investimenti attuali”. Di Graziano si è concentrato sul ruolo della Zes. “Noi puntiamo anzitutto a realizzare un collegamento stabile tra porto e Zona industriale, per limitare l’afflusso massiccio di auto sulla città, e poi lavoriamo a una piattaforma digitale per garantire la trasparenza e conoscere lo stato delle proprietà dei terreni e favorire le vendite”. Infine, secondo il commissario, la Zes dovrebbe valutare un investimento “sul trasporto pubblico, per immaginare una Zona industriale dove chi lavora non debba prendere per forza la macchina, riducendo il traffico”.

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Le parole di Tamajo e Pagana

Ad aggiungere alcuni elementi rispetto al ragionamento del presidente Schifani, gli assessori regionali alle Attività produttive e al Territorio, Edy Tamajo ed Elena Pagana. “Negli ultimi sei mesi il Pil siciliano è cresciuto dell’un per cento, in linea con i numeri del Paese”, hanno detto gli assessori, ricordando “i 300 milioni erogati per le imprese dell’Isola” e puntando l’attenzione sulla programmazione europea 2021-2027, “da utilizzare anche per interventi sulle aree industriali”. Per i due assessori sono disponibili “tantissime risorse, tra Po Fesr, Pon Metro, Pon Legalità, fondi extraregionali e patto per il Sud“. Denari che impongono “una task force con tutti gli uffici competenti”, in un’ottica di “semplificazione e sburocratizzazione, tra le priorità di questo governo”. Per Tamajo e Pagana negli ultimi mesi “c’è stato un cambio di passo”, ma occorre un impegno maggiore “per mettere gli imprenditori in condizione di lavorare con più serenità”.

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Irsap, rinnovamento e tecnologia

Quanto all’Irsap, Istituto regionale sviluppo attività produttive, tra gli enti coinvolti nella gestione delle aree industriali siciliane, secondo il commissario Marcello Gualdani è in corso una ristrutturazione totale. “L’istituto era in una situazione critica, in pochi mesi siamo riusciti ad approvare i bilanci e a pagare gli arretrati“. Sul fronte operativo, Gualdani rivendica il lavoro di “mappatura” dei prezzi dei terreni nelle nove province siciliane, “necessario per superare le farraginosità del sistema di vendita”. Inoltre l’ente sta sviluppano una piattaforma informatica “per mettere in connessione le imprese, con la possibilità di utilizzare fino a 100 lingue, trasmettere i dati, archiviare i documenti, garantire la cybersicurezza“. Sempre rispetto all’innovazione, Gualdani ha annunciato un progetto per “l’installazione di antenne 5G nelle aree industriali di Termini Imerese, Catania e Pozzallo, per dare alle imprese la possibilità di un salto tecnologico”.



 

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