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ROMA – Al Senato la maggioranza si salva dal capitombolo sul Superbonus per un solo voto. Quello della senatrice Dafne Musolino di Italia Viva, che si stacca dal fronte delle opposizioni per votare l’emendamento del governo al decreto Superbonus insieme ai colleghi di Fratelli d’Italia e della Lega. Ecco il soccorso esterno che salva il governo Meloni dalla débâcle parlamentare. In commissione Finanze, teatro del rischio, finisce 9 a 8 per la maggioranza: il sì di Iv è decisivo perché compensa l’astensione del senatore di Forza Italia Claudio Lotito.

La figuraccia viene evitata al termine di una giornata convulsa. A Palazzo Madama i lavori si scaldano con il tentato blitz del governo per salvare la maggioranza che rischia di non avere i numeri in commissione. Forza Italia, infatti, è pronta a schierarsi contro l’esecutivo: pesa il “no” del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, alla richiesta di Antonio Tajani, leader di Fi, di allentare la stretta sui bonus edilizi. Tutti negativi, infatti, i pareri del Mef alle modifiche chieste dagli azzurri.

I numeri

E così per conto della premier Giorgia Meloni si muove il suo partito, Fratelli d’Italia. Dalla commissione Giustizia viene chiamato in fretta e furia il senatore di Fdi, Salvatore Sallemi. Il tentativo è far salire i componenti della commissione Finanze da 19 a 20, per tamponare l’atteso voto contrario al decreto da parte del senatore forzista Claudio Lotito, in linea con le indicazioni di Tajani.

A firmare la lettera per il “trasloco” di Sallemi è Lucio Malan, capogruppo di FdI a Palazzo Madama: “Onorevole presidente, con la presente comunico che il senatore Salvatore Sallemi cessa di far parte della 2a commissione Giustizia ed entra a far parte come membro della 6a Commissione Finanze”, si legge nella missiva inviata al presidente del Senato Ignazio La Russa, di cui Repubblica è entrata in possesso.

Un tentativo che fa scattare la protesta immediata delle opposizioni: “È uno scandalo, il presidente della commissione ha facoltà di aumentare il numero di componenti della commissione per garantire l’equilibrio tra maggioranza e opposizione, ma in questo caso è un blitz per salvare il governo”, dice la senatrice del Pd, Beatrice Lorenzin. “La maggioranza sta sempre di più portando istituzioni e Paese sulla strada di Orban”, incalza il capogruppo dei dem Francesco Boccia.

Da Bruxelles interviene invece il ministro Giorgetti: “Sono serenissimo, quando si è nel giusto si è sereni”, risponde a chi gli chiede se le tensioni al Senato lo preoccupano.

Fallisce il blitz

I lavori della commissione, a singhiozzo per tutta la mattina, dovevano riprendere alle 14.30. Ma il blitz ha fatto saltare il calendario: per il trasferimento di Sallemi, infatti, si è resa necessaria una comunicazione di La Russa in aula. Nell’emiciclo, però, c’è stato nuovo colpo di scena.

La Russa infatti ha comunicato ai senatori che la nuova composizione della commissione Finanze non sarà valida oggi. E così la composizione della commissione torna quella originaria: 19 membri, 10 della maggioranza e 9 delle opposizioni. Se Lotito, a questo punto, dovesse sfilarsi dalla maggioranza e votasse contro l’emendamento sul Superbonus, il governo ne uscirebbe battuto. Stesso esito in caso di astensione, con il pareggio che manderebbe sotto l’esecutivo.

L’Aventino di Forza Italia

Che gli azzurri abbiano intenzione di schierarsi contro la stretta ai bonus voluta da Giorgetti è chiarito, a mezz’ora dall’avvio della seduta pomeridiana della commissione, dal leader Tajani. Che detta la linea ai suoi. “Voteremo contro se non sarà modificato” il decreto Superbonus. Le modifiche avanzate da Fi sono, d’altra parte, una vera e propria operazione di smontaggio dello schema messo a punto da Giorgetti. Perché gli azzurri chiedono di cancellare la mini retroattività, al primo gennaio, dello “Spalma detrazioni” in dieci anni e di abolire o comunque posticipare il divieto per le banche di compensare i crediti legati ai bonus edilizi con i debiti previdenziali.

Quando diventa chiaro che serve il passaggio in aula per accogliere la “new entry” Sallemi, i senatori di Forza Italia si riuniscono nel giardino di Palazzo Madama per definire la strategia. Insieme a Lotito ci sono i colleghi di partito Maurizio Gasparri e Dario Damiani, oltre alla sottosegretaria al Mef Sandra Savino.

Slitta la sugar tax

La bagarre scoppia mentre si registrano novità sul fronte del provvedimento: dopo le trattative tra Tesoro e Forza Italia, il governo va verso il congelamento della sugar tax per un periodo ancora maggiore di quanto annunciato a inizio giornata da Giorgetti. Si tratta infatti di far slittare l’imposta al primo luglio 2025: un anno di tregua rispetto all’entrata in vigore originariamente disposta per il primo luglio 2024. Una soluzione che sarebbe stata individuata proprio per provare a far rientrare la contrarietà di Forza Italia, con quello che Giorgetti stesso ha definito “uno sforzo per cercare, molto faticosamente, una copertura finanziaria”.

Breve riassunto delle precedenti puntate. L’imposta, insieme alla cosiddetta “plastic tax”, è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2020 dal Governo Conte II, ma fino ad oggi è stata oggetto di continui rinvii. Con la manovra 2024 l’ultima proroga è fissata a luglio. Negli ultimi giorni, le strade della sugar e della plastic tax si sono divaricate. Con l’emendamento del governo al decreto Superbonus, infatti, la plastic è stata rinviata al primo luglio 2026, mentre per la sugar si è prevista l’entrata in vigore dal luglio prossimo, ma con aliquote dimezzate, fino al 2026.

 

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