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Società fantasma, immobili inesistenti, beneficiari sconosciuti al Fisco, e spesso percettori del reddito di cittadinanza. E due agevolazioni nel mirino: l’ecobonus e il bonus facciate. Sono alcuni degli ingredienti dell’attività di indagine condotta dai finanzieri del Comando Provinciale di Savona che hanno portato in queste ore il Gip, su richiesta della Procura della Repubblica di Savona, a emettere un decreto di sequestro preventivo per l’importo di un miliardo di euro, da eseguire sul cassetto fiscale dei 311 soggetti economici coinvolti, detentori dei crediti d’imposta in dieci regioni in tutta Italia.

Il coordinamento con le Entrate

Gli accertamenti sono stati condotti, come sempre avviene in questi casi, in coordinamento con i funzionari dell’agenzia delle Entrate. Le indagini hanno portato a scoprire come i crediti d’imposta fossero del tutto inesistenti, perché ottenuti tramite l’utilizzo di fatture false per lavori da eseguire o in corso di esecuzione su immobili di proprietà di soggetti residenti nel territorio savonese. Uno schema classico per questo tipo di illeciti.

Società fantasma ed evasori totali

Così, l’indagine si è allargata e ha portato a scoprire come la truffa posta in essere dalle società operanti sul territorio della provincia fosse stata replicata su scala nazionale da altre aziende del settore. Si trattava di vere e proprie società fantasma, sconosciute al fisco o con volumi d’affari inconsistenti, «prive di immobili a cui poter associare le lavorazioni edilizie finalizzate all’ottenimento dell’agevolazione in parola così come di fatture attive/passive volte a comprovare l’effettiva esecuzione dei lavori». In sostanza, quindi, le operazioni esistevano soltanto su carta.

Pregiudicati e percettori di reddito di cittadinanza

Guardando ai soggetti coinvolti, alcuni sono risultati percettori del reddito di cittadinanza, altri «gravati da precedenti penali specifici, tra i quali si annoverano anche reati nel settore della spesa pubblica», altri ancora avevano generato e accettato crediti con soggetti con cui avevano un legame di parentela (marito/moglie, madre/figlio). Anche in questo caso si tratta di incroci tipici in questo tipo di operazioni.

Le cessioni a catena

Infine, alcune delle società che avevano generato crediti fittizi avevano acquistato a loro volta crediti, «come nel caso di un soggetto che aveva acquistato crediti in qualità di persona fisica da una società da lui stesso rappresentata». Tutti incroci necessari a rendere più complessa la ricostruzione della catena di passaggi. Una parte dei soggetti coinvolti aveva già effettuato l’indebita compensazione dei bonus, «conseguendo illeciti ed apprezzabili vantaggi fiscali», mentre un’altra aveva acquistato blocchi di crediti fittizi dal valore nominale di centinaia di milioni di euro «a fronte di un irrisorio corrispettivo effettivamente versato».

 

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