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Tra gli incentivi previsti dal DL 60/2024 (c.d. DL “Coesione”), in vigore dall’8 maggio e da convertire in legge entro il prossimo 6 luglio, rientra anche quello in favore di donne svantaggiate.
Il beneficio in questione è stato introdotto al fine di favorire le pari opportunità nel mondo del lavoro, ciò anche nell’ambito della Zona economica speciale unica per il Mezzogiorno (c.d. “ZES unica”). A tal proposito si ricorda che la predetta zona è stata istituita dal 1° gennaio di quest’anno dall’art. 9 del DL 124/2023 (c.d. “Decreto Sud”, conv. L. 162/2023, contenente disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia di immigrazione) e ricomprende i territori delle seguenti Regioni del Sud Italia: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

Il DL “Coesione” riconosce, all’art. 23, l’esonero dal versamento del 100% dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, con esclusione dei premi e contributi INAIL, per un periodo massimo di 24 mesi e nel limite massimo di 650 euro su base mensile per ciascuna lavoratrice assunta a tempo indeterminato nel periodo intercorrente dal 1° settembre 2024 al 31 dicembre 2025.

È richiesto che le assunzioni riguardino le lavoratrici rientranti nelle seguenti categorie:
– donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi residenti nelle regioni della ZES unica, ammissibili ai finanziamenti nell’ambito dei fondi strutturali dell’Unione europea;
– donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi occupate in professioni o settori caratterizzati da un elevato tasso di disparità uomo-donna; l’art. 23 comma 2 del DL 60/2024 fa infatti riferimento alle aree di cui all’art. 2 punto 4) lett. f) del regolamento Ue n. 651/2014, annualmente individuate con decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, adottato di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze (per il 2024 il decreto di riferimento è il DM 20 novembre 2023 n. 365; si veda “Definiti per il 2024 settori e professioni con rilevante disparità uomo-donna” del 22 novembre 2023);
– donne di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi, ovunque residenti.

L’esonero non si applica, di conseguenza, né in caso di assunzioni a tempo indeterminato di donne che non rientrino nelle appena indicate categorie, né in caso di assunzioni con contratto di lavoro a tempo determinato. Inoltre, per espressa previsione contenuta al comma 3 dell’art. 23, l’esonero non si applica ai rapporti di lavoro domestico né ai rapporti di apprendistato.

Ai fini della relativa applicabilità, la norma in commento richiede poi che le assunzioni determinino un incremento occupazionale netto calcolato sulla base della differenza tra il numero dei lavoratori occupati rilevato in ciascun mese e il numero dei lavoratori occupati in media nei 12 mesi precedenti (per i lavoratori part time il calcolo è ponderato in base al rapporto tra il numero delle ore pattuite e il numero delle ore che costituiscono l’orario normale di lavoro dei lavoratori full time).

In ogni caso, l’incremento della base occupazionale è considerato al netto delle diminuzioni del numero degli occupati verificatesi in società controllate o collegate ai sensi dell’art. 2359 c.c. o facenti capo, anche per interposta persona, allo stesso soggetto.

L’art. 23 del DL “Coesione” esclude inoltre, al comma 5, la cumulabilità dell’esonero in oggetto con altri esoneri o riduzioni delle aliquote di finanziamento previsti dalla normativa vigente, prevedendo per contro la compatibilità dello stesso senza alcuna riduzione con la maggiorazione del costo ammesso in deduzione in presenza di nuove assunzioni di cui all’art. 4 del DLgs. 216/2023.

Per i datori di lavoro che si avvalgano dell’esonero in argomento, nella determinazione degli acconti dovuti per il periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2027, si assume, quale imposta del periodo precedente, quella che si sarebbe determinata non applicando il beneficio.

 

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