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Cala il sipario, con il via libera dell’Aula del Senato (che ha detto ieri «sì» con 101 sì, 64 no e nessun astenuto), sul nuovo «restyling» del Superbonus per le ristrutturazioni in edilizia all’insegna dell’efficientamento energetico degli edifici, che ha, tra l’altro, fatto vivere una lunga stagione di fermento lavorativo per i professionisti del nostro Paese, soprattutto per quelli dell’area tecnica, fra cui i periti industriali.

E, sebbene sarà necessario un ultimo passaggio parlamentare per il varo conclusivo, si tratterà di una «staffetta» blindata per il decreto che tanto ha agitato gli animi nella maggioranza di governo e fra maggioranza e opposizione: il testo, infatti, arriva alla Camera con un iter serrato, giacché entro il 28 dovrà avere il via libera definitivo.

La novità principale del provvedimento con cui l’Esecutivo punta a mitigare il più possibile il «peso» per le casse statali dell’incentivo fiscale al 110% voluto nel 2020 dal M5s, quando presidente del Consiglio era Giuseppe Conte, è che le spese sostenute dal 1° gennaio 2024 per il Superbonus (calato al 70%, ma nel 2025 scenderà al 65%) potranno essere portate in detrazione (con la dichiarazione dei redditi da presentare nel 2025) in 10 anni, anziché in 4.

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E, stando ai contenuti del decreto, viene pure allungata a 10 anni (dagli attuali 5) anche la detraibilità per altre opportunità agevolative nel comparto delle costruzioni, ossia il sismabonus e il bonus barriere.

Gli esperti riferiscono che questa impostazione dà vantaggi ai contribuenti con una capienza fiscale minore, che in 4 anni avrebbero rischiato di perdere parte della spesa in eccesso, tuttavia penalizza chi ha più capienza fiscale, che dovrà aspettare più tempo per essere rimborsato integralmente, rispetto a quanto investito. Nel complesso, stando ai calcoli governativi, l’ammontare di detrazioni fruibili dovrebbe essere di quasi 12 miliardi tra il 2024 e il 2025.

Ad erodersi, poi, pure l’agevolazione per i lavori di ristrutturazione di casa, visto che dal 2028 al 2033 l’aliquota della detrazione per interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica scenderà al 30%; il decreto varato a Palazzo Madama conferma il bonus nel 2024 al 50%, con un tetto di spesa detraibile di 96.000 euro, ma dal 2025, salvo proroghe, l’aliquota è destinata a calare fino al 36%, così come la soglia di spesa (a 48.000 euro).

C’è, inoltre, nel decreto, il «giro di vite» concernente il mondo del credito, poiché si prevede che tutti gli istituti finanziari non potranno più compensare i crediti del Superbonus con debiti previdenziali, assistenziali e i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, pena il recupero del credito con interessi e una sanzione. Inoltre, banche, assicurazioni e intermediari che hanno acquistato crediti pagandoli meno del 75% del loro valore originario, dovranno ripartire le rate in 6 quote annuali, che non potranno essere cedute, o ulteriormente ripartite.

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