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In Lombardia “mancano 1.435 medici di famiglia”, secondo quanto emerge dalla ricognizione fatta dalla Regione tra le Asst del territorio, a cui dall’1 gennaio 2024 è passata al competenza per la gestione prima in carico alle Ats.

Emergenza che cresce

Il dato è “in aumento rispetto al 2023” quando, dal monitoraggio fatto presso tutte le Ats, mancavano 1.326 tra medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. E’ uno dei numeri sotto i riflettori in occasione del Congresso regionale della Società italiana dei medici di medicina generale e delle cure primarie (Simg), che si aprirà il 25 maggio ad Assago. Un momento di riflessione e un’occasione per fare il punto sui problemi della sanità territoriale. Problemi non solo di numeri, puntualizzano dalla Simg, tanto più che dal 2030 questo aspetto delle carenze si dovrebbe alleviare, prospettano gli esperti.

A tracciare lo scenario in maniera più dettagliata è Massimiliano Franco, presidente del Congresso e medico di medicina generale a Pavia. “In questa fase – spiega – in Lombardia come nel resto d’Italia, c’è un problema numerico: sia nella medicina generale che in molte specialità non ci sono medici sufficienti per coprire le posizioni scoperte – sottolinea – Nella provincia di Pavia, per esempio, quest’anno, su 25 posti disponibili per iniziare il corso triennale di formazione in medicina generale ne sono stati occupati solo 8. A inizio maggio, sempre a Pavia, su 74 posizione aperte nei cosiddetti ambiti carenti di assistenza primaria, ne sono state occupate solo 6: oltre il 90% è rimasto vacante”. 

Questo problema, continua l’analisi di Franco, “avrà un’inversione di tendenza nel 2030, quando, secondo le proiezioni, si avrà un numero maggiore di medici come conseguenza dell’aumento delle persone ammesse a Medicina. Tuttavia, rischiano di persistere altri problemi: oltre alla necessità di formare queste nuove generazioni, la medicina del territorio dovrà essere resa più attrattiva, più ancora che meglio remunerata, con regole precise e un personale infermieristico e amministrativo di supporto che permetta ai medici di svolgere esclusivamente l’attività clinica”.

Le strade

Il Congresso lombardo, evidenziano dalla Simg, è un’occasione significativa, in quanto la realtà lombarda rappresenta uno spaccato dell’Italia, con grandi aree metropolitane, città di media dimensione, zone oro-geograficamente difficili da raggiungere con piccoli nuclei abitati sparsi e difficilmente correlabili. All’avanzata qualità dei servizi offerti, si affiancano problemi di carattere nazionale come lunghe liste d’attesa o difficoltà ad accedere ad alcune prestazioni, “su cui la Simg si impegna a collaborare con le istituzioni per dare risposte ai cittadini”.

Una delle strade proposte e avviate dalla medicina generale è quella dell’associazione tra diversi medici di famiglia, per ottimizzare spazi e risorse a disposizione. “L’associazionismo è il futuro della medicina generale – evidenzia Massimiliano Franco – Le forme associative avanzate sono già una realtà, con accorpamenti che vanno da un minimo di tre medici a un massimo di 15. Spesso vi sono degli ostacoli, come la reperibilità di spazi adeguati nei grandi centri e la scarsità di clinici nelle aree meno densamente popolate. L’aggregazione necessita quindi di un contributo organizzativo dalle Asst, che dovrebbero incoraggiare questo approccio e fornire personale di studio e infermieristico, al fine di rendere più efficace il lavoro sul territorio con ogni figura professionale preposta allo svolgimento dei propri compiti”. 

Il Congresso di sabato avrà oltre 200 partecipanti e tutti i delegati provinciali della Società, tra cui figurano diversi giovani e tante donne recentemente subentrate. Questo appuntamento manca in regione dal 2019 e torna seguendo il modello nazionale: da una parte sessioni scientifiche in cui si affronteranno i temi che rientrano nell’azione del medico di medicina generale, come la prevenzione, i disturbi non differibili, le cronicità, la fragilità; dall’altra i laboratori di simulazione dell’attività medica per una rapida e concreta acquisizione di competenze pratiche.

La Simg nelle ultime settimane ha offerto il suo contributo nell’approvazione delle Linee guida per la gestione sul territorio del paziente fragile e proprio in Regione Lombardia si è avuta da qualche settimana la pubblicazione del Piano diagnostico-terapeutico (Pdta) per le demenze. Questo percorso “si potrà tuttavia coronare con un successo solo se vi sarà una ridefinizione del modello professionale della medicina del territorio in collaborazione con le decisioni di politica sanitaria”, conclude la società scientifica.



 

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