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La Camera, con il voto di fiducia, ha approvato definitivamente il decreto Giorgetti che blocca il 110% e introduce i controlli preventivi sulla spesa. Il “caso” del Sismabonus: nessuno sa dove sono finiti quaranta miliardi

Nonostante il buco nei conti pubblici, le polemiche sulle responsabilità, sui mancati controlli, le ripetute strette del governo, la spesa per le ristrutturazioni edilizie agevolata fino al 2023 al 110% (e ora al 70%) continua a viaggiare senza controlli. Il monitoraggio effettivo e preventivo sulle detrazioni, previsto dal decreto 39 approvato definitivamente oggi dalla Camera con un voto di fiducia (i sì sono stati 178, i no 102, gli astenuti 4) scatterà solo tra qualche settimana. Quando la corsa al Superbonus, proprio con quest’ultimo decreto dell’esecutivo, che ha eliminato lo sconto in fattura e la cessione del credito, tagliato fuori i lavori non ancora iniziati e spalmato le nuove detrazioni su dieci anni, sembra essersi completamente fermata.

Comunicazioni obbligatorie

I progettisti, ancora prima di cominciare i lavori e ad ogni stato di avanzamento degli stessi, dovranno dichiarare l’importo degli interventi fatti nel 2024 fino all’entrata in vigore del decreto legge, e la spesa che prevedono di fare nel resto di quest’anno e nel prossimo, con la percentuale delle detrazioni fiscali applicabili. La sanzione per chi non ottempera è molto pesante, 10 mila euro, e se la mancata comunicazione riguarda i nuovi lavori è prevista la decadenza delle agevolazioni. 
La notifica dovrà essere inviata all’Enea per gli interventi Ecobonus, e sarà integrativa delle informazioni che già vengono comunicate, e al Dipartimento Casa Italia per il Sismabonus, l’agevolazione per i lavori di consolidamento statico assorbita dal Superbonus, che invece, non è mai stata monitorata. Anche se dal 2020 a oggi sono stati spesi una quarantina di miliardi di euro, soldi dei quali non si sa praticamente nulla.

Sismabonus mai monitorato

A differenza degli interventi agevolati per l’efficienza energetica, trainanti e trainati, che da sempre vengono dettagliatamente segnalati all’Enea (anche perché ciascuno di essi ha un massimale), quelli per la sicurezza sismica degli edifici, con un tetto di spesa di 96 mila euro per unità immobiliare, cumulabili con quella per pompe di calore, pannelli e doppi vetri, non sono mai stati comunicati allo Stato, se non al momento di incassare la detrazione. L’altra grande differenza è che per ottenere la detrazione al 110% sugli interventi Eco bisognava migliorare di due classi energetiche l’edificio, mentre per avere il 110% per i lavori strutturali non è richiesto alcun miglioramento sismico (a differenza del Sismabonus ordinario).

Un portale atteso da due anni  

Il decreto legge di maggio 2022 del governo Draghi aveva imposto la rendicontazione a fine lavori, se non altro perché parte degli interventi Eco e Sismabonus del 110% erano finanziati dai fondi Pnrr, che bisognava monitorare. L’Enea, però, dopo due anni sta ancora aspettando dal Ministero dell’Ambiente di sapere quali dati deve chiedere. Il portale Enea non c’è (e probabilmente non si farà più), e non c’è dunque neanche un obbligo di rendicontazione. Nel frattempo, le detrazioni Super Sismabonus sono volate, trascinate da quelle per l’efficienza energetica.

Spesa incognita

Un dato ufficiale di quanto siano costati gli interventi finanziati dallo Stato per rafforzare le abitazioni ed affrontare meglio terremoti e dissesti, in un Paese esposto a questi due rischi come pochi altri, non esiste. Si può calcolare solo per approssimazione, e per differenza. Al 4 aprile scorso, quando si sono chiuse le comunicazioni sui lavori 2023, secondo i dati resi noti dal Governo, l’Agenzia delle Entrate contava 160 miliardi di detrazioni per i lavori 110%. Se quelli Eco registrati dall’Enea erano pari a 122 miliardi, quelli agevolati del Super Sismabonus ammonterebbero, dunque, a circa 40 miliardi di euro (una parte di questi, però, ha finanziato gli ascensori previsti dal Bonus barriere, che pescava nello stesso plafond del Sismabonus). 

Della spesa per l’efficienza energetica si sa tutto: 122 miliardi per 495 mila interventi (133 mila condomini, 244 mila edifici unifamiliari, 117 mila unità indipendenti e 8 castelli), dove e come sono stati fatti, quanti km quadrati di pannelli solari, cappotti termici e doppi vetri, quante colonnine di ricarica, pompe di calore e caldaie sono state installate, ma anche quanti consumi energetici si sono risparmiati (finora quasi 10 miliardi di euro). Sugli interventi sisma, invece, l’unico contatore è stato il timbro dell’Agenzia delle Entrate alla registrazione del credito.




















































Il nuovo portale di Casa Italia

L’obbligo di comunicazione degli interventi agevolati per la sicurezza sismica, previsto dal decreto approvato oggi, scatterà solo tra qualche settimana, quando sarà a regime il nuovo Portale Nazionale delle classificazioni sismiche del Dipartimento Casa Italia.  Il Portale è attivo già dal 2019 a titolo sperimentale, e ad oggi contiene 4.400 pratiche relative ad interventi antisismici (quelle Ecobonus registrate dall’Enea sono cento volte di più). Anche in questo caso, per attivare il Portale, facendo scattare l’obbligo di comunicazione, si attendono le istruzioni operative che arriveranno con un Dpcm in preparazione. Fino ad ora lo Stato ha investito decine di miliardi, senza sapere come. Le asseverazioni degli interventi per la riduzione del rischio sismico sugli edifici, da sempre, vengono depositate dai tecnici solo agli uffici tecnici dei Comuni e al Genio Civile, strutture regionali che non si parlano tra loro, e che autorizzano solo gli interventi più importanti.

Un mistero da 40 miliardi

Quello imposto da Giorgetti sarà, comunque, un monitoraggio finalizzato esclusivamente al controllo della spesa pubblica legata ai bonus. Che scatterà, per giunta, quando ormai i buoi sono scappati. Ad aprile i nuovi interventi censiti dall’Enea (sempre e solo gli Eco) sono stati appena mille, e la spesa è cresciuta di “soli” 400 milioni, dopo un boom di 45 miliardi nei sei mesi precedenti. Il governo italiano, che solo negli ultimi 50 anni quasi 200 miliardi per riparare i danni dei terremoti, ha creato un ministero apposito, affidato a Nello Musumeci, per affrontare le emergenze e sta lavorando da mesi a un Codice unico nazionale per tutte le ricostruzioni post calamità. Ha rafforzato una struttura, Casa Italia, che per la prima volta si sta occupando attivamente del coordinamento di tutte le attività, dalla prevenzione, alle ricostruzioni. Ma una banca dati nazionale dei lavori fatti per la sicurezza sismica, neanche di quelli finanziati integralmente dallo Stato, non ci sarà mai. E sui 40 miliardi spesi per il Sismabonus resterà il mistero.  

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