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IL MONDO DEL LAVORO cambierà ulteriormente, sotto la spinta della rivoluzione già in atto data dall’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa nei principali ambiti umani e professionali. Il Centro Studi di Conflavoro, confederazione nazionale delle piccole e medie imprese, che associa oltre 81mila realtà imprenditoriali, stima che l’intelligenza artificiale, se applicata correttamente, possa raddoppiare gli utili per le aziende nel giro di un triennio. Tra gli ambiti di applicazione dell’intelligenza artificiale alle piccole e medie imprese italiane ci sono sicuramente il marketing, il commerciale, oltre che all’area produttiva. Lo studio di Conflavoro analizza poi l’ambito del fisco. Ciò che ne è emerge è interessante, perché, se l’intelligenza artificiale venisse applicata in questa area, si snellirebbe e di molto la burocrazia, con vantaggi per cittadini e imprese. La burocrazia fiscale, i rapporti tra pubblica amministrazione e imprese, possono e devono essere semplificati, anche con l’introduzione dell’intelligenza artificiale, valorizzando e velocizzando il lavoro dei professionisti. Si potrebbe ad esempio ipotizzare una piattaforma gestionale dei rapporti col fisco, basata sulla nuova tecnologia generativa, in grado di rispondere alle dinamiche sempre più tech del prossimo futuro. Per Roberto Capobianco (nella foto sopra), presidente Conflavoro, “L’impatto dell’intelligenza artificiale va sicuramente considerato nei futuri processi di sviluppo del lavoro. Non è vero che si perderanno posti di lavoro, anzi, si creeranno nuove opportunità per i giovani”.

Anche sul fronte della formazione l’introduzione di algoritmi generativi possono dare un forte contributo allo svecchiamento delle imprese e allo snellimento delle procedure. “Non possiamo lasciare ad altri paesi più veloci del nostro il primato sulla tecnologia, dobbiamo esserci”. Ne è particolare convinto Roberto Capobianco, tanto che nelle sue imprese, nell’ambito del marketing, della comunicazione e dell’IT ha già investito nella direzione di implementare l’intelligenza artificiale generativa nei processi quotidiani di lavoro. Il gruppo da lui guidato, che fa capo a Isfor, si occupa di software House, marketing e comunicazione, IT, call center, consulenza e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro e conta 50 fra dipendenti e collaboratori, con sedi a Lucca, Roma, Firenze e Matera. “Non solo ci credo come imprenditore, ma ci credo come presidente alla guida di una associazione di categoria, forte di oltre 81mila associati. Ci sono criticità, come i costi, per questo chiediamo al governo di prevedere un piano simile all’industria 4.0, con incentivi per aiutare tutti, anche le micro e le piccole imprese, ad investire sul loro futuro”, spiega Capobianco. Ed è evidente a tutti che il futuro delle imprese è fortemente legato all’innovazione tecnologica, che già oggi e sempre più domani non può prescindere dall’intelligenza artificiale generativa.

Tornando ai dati dello studio di Conflavoro, si evince infatti, che l’Italia è più lenta rispetto al resto del mondo. se negli Usa e in Canada due imprese su tre hanno già investito sull’intelligenza artificiale, in Italia solo sei aziende su cento l’hanno fatto. A restare indietro sono soprattutto le micro e piccole imprese, quelle contano da 2 a 10 dipendenti. Sono più attive e orientate all’innovazione le grandi imprese. Ma nel panorama economico italiano su 4,3 milioni di piccole e medie imprese il 95% sono micro e piccole imprese. “Quello che dobbiamo fare è convincere tutti, non solo con un cambiamento culturale, ma anche con azioni concrete e denaro, che l’innovazione derivante dall’applicazione dell’intelligenza artificiale è economicamente vantaggiosa”, aggiunge Roberto Capobianco. Conflavoro stima che il mondo del lavoro e della formazione saranno scosse da questa rivoluzione e che l’impiego dell’intelligenza artificiale possa valere per le proprie imprese 1000 miliardi di euro. Sono tanti? Sono pochi? La realtà dei fatti è che la giostra della tecnologia è già partita e l’Italia rischia di restare indietro. “Alcuni imprenditori hanno paura, ma erano gli stessi che temevano prima il computer e poi internet. Di fronte ad ogni nuova tecnologia ci sono sempre detrattori e persone che temono il futuro. Noi crediamo invece che sul fronte del lavoro e della formazione sposare l’innovazione generativa porterà grandi vantaggi, operativi, di abbattimento di costi e tempi e anche di fatturato”, conclude Capobianco. Nello studio Conflavoro mette in luce alcuni vantaggi per le piccole e medio imprese, come “il miglioramento dell’efficienza. I processi ripetitivi e complessi possono essere automatizzati, permettendo all’azienda di utilizzare il tempo delle proprie risorse in modo ancora più funzionale ed efficace”. A questo si lega un aumento della produttività e un miglioramento d alcuni settori, come quello del marketing e del customer care, ma anche dei guadagni.

“Con la pandemia, i clienti hanno iniziato a interagire sempre di più con i brand tramite piattaforme social – si legge nello studio – Il servizio clienti, quindi, ha assunto un’importanza ancora maggiore. L’intelligenza artificiale applicata al servizio clienti permette di creare chatbot che rispondono alle domande più comuni degli utenti, ma anche di analizzare in tempo veloce una casistica di richieste. Fra i vantaggi ci sarebbe sicuramente anche un abbattimento della burocrazia e quindi un accorciamento dei tempi di risposta della pubblica amministrazione”. Certo, ci sono anche dei pericoli, come il tema delle regole. Ma su questo l’Europa è intervenuta con una norma – l’IA Act chiara e stringente allo stesso tempo. con regole chiare, è quindi possibile, pensare di usare l’innovazione tecnologica per migliorare sia il lavoro – sicurezza compresa – che la formazione.

 

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