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Alla fine la montagna ha partorito un topolino. L’inchiesta sulla spericolata operazione immobiliare e finanziaria che portò all’acquisto di uno dei due grattacieli costruiti da Luca Parnasi all’Eur-Castellaccio (nella foto) adibito a sede unica dell’ex Provincia di Roma, si è conclusa ieri con il rinvio a giudizio per truffa dell’allora amministratore delegato di Bnp Paribas Reim sgr Ivano Ilardo, dei suoi manager Andrea Rendina e Tommaso Martinoli, nonché dei funzionari bancari Luca Panizzi e Alessandro Conte. La prima udienza del processo è fissata per il prossimo 8 aprile, ma la prescrizione scatterà a luglio del 2026. Prosciolti l’ex funzionario della Provincia Stefano Carta, l’ex capo dell’Avvocatura della Città metropolitana Massimiliano Sieni e la funzionaria di banca Serena La Torre.

LA VICENDA

L’idea iniziale di Palazzo Valentini era quella di accorpare tutti gli uffici provinciali in un unico edificio. Scartata la possibilità di utilizzare uno spazio pubblico disponibile nel quartiere di Pietralata, nel 2007 arriva la decisione di prendere in locazione un immobile in località Castellaccio, ancora in costruzione. Ma è sotto la nuova giunta della Provincia che il Consiglio approva la delibera n.37 del 30 luglio 2009, con cui esercita il diritto di opzione di acquisto sul grattacielo da 31 piani, a un prezzo di 219 milioni di euro (oltre Iva). Per finanziare questa operazione, l’amministrazione decide di costituire il fondo Upside, di cui è unica quotista, «con un rischio di mercato del tutto incoerente con la sua natura», si legge nell’esposto che era stato inviato a giugno del 2018 alla Corte dei conti dalla Ragioneria generale della Città metropolitana di Roma Capitale. In questo fondo vengono fatti confluire tutti gli immobili di proprietà della Provincia, da alienare in soli due anni, «in base a una strategia di vendita estremamente ottimistica». Per pagare il costo della torre si decide di utilizzare il denaro ricavato dalla vendita del patrimonio immobiliare dell’ente, costituito da 20 cespiti, all’epoca stimati complessivamente 254 milioni 958 mila euro. Peccato che, da quanto emerso nelle indagini dei magistrati contabili, «l’iniziale quantificazione fosse stata artatamente creata al fine di dimostrare l’esistenza di un portafoglio valido a procedere all’acquisto».

La gestione del fondo Upside viene affidata a Bnp Paribas Reim sgr. La stessa a cui Parsitalia, società costruttrice, delega la vendita del grattacielo. La sgr di Bnp si trova quindi nella duplice veste di parte acquirente e parte venditrice nel contratto di compravendita del grattacielo. L’accusa della Procura di Roma è che il contratto di finanziamento stipulato alla fine del 2012 contenesse clausole svantaggiose per il fondo e vantaggiose per le banche. Nell’informativa del 2017 la Finanza ipotizzava che, in realtà, la torre dell’Eur fosse stata acquistata in anticipo «viste le impellenti esigenze finanziare delle società del Gruppo Parnasi». E ancora: «Le molteplici proroghe di termine lavori per l’acquisto anticipato del palazzo della Provincia sono state fatte per agevolare il costruttore».

LA DIFESA

«Abbiamo appreso con estremo sgomento la decisione assunta dal gup che ha rinviato a giudizio i soli procuratori speciali della Bnp Paribas Reim per l’acquisto del Palazzo della Provincia – ha commentato l’avvocato Elisabetta Cucciniello, che insieme al professore Alessandro Diddi difende Andrea Rendina – È fatto noto che la scelta dell’acquisto di una delle due torri di Parnasi all’Eur fu una decisione politica, deliberata dalla Giunta provinciale. Ma a pagare, come al solito, sono sempre gli (onesti) lavoratori che non possiedono alcun potere decisorio né tanto meno godono di autonomia gestionale rispetto ad attività così rilevanti. Questo processo rivelerà chi sono i reali responsabili della truffa contestata, semmai tale reato si sia configurato, e a quel punto ci aspettiamo che un giudice terzo e imparziale abbia il coraggio di assumere le giuste determinazioni».

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