“Le donne descritte non appartengono alla nostra associazione. Vogliamo affermare che nessuna di noi è mai stata all’ospedale Villa Scassi, né in altre strutture sanitarie pubbliche e/o private. Non è nel nostro modo di agire presentarci di nascosto, senza eventuali accordi preventivi e un adeguato progetto”. Così le volontarie del Centro di Aiuto alla Vita di Genova in merito al caso delle due attiviste che avrebbero offerto cento euro a una donna all’ospedale Villa Scassi per convincerla a non abortire.
“La galassia ‘pro vita’ è estremamente variegata, noi rappresentiamo il braccio operativo del ‘Movimento per la Vita’ nato a seguito della legge 194 del 1978. – spiegano le volontarie del Centro di Aiuto alla Vita di Genova – Siamo un’associazione laica e non riceviamo alcun contributo pubblico.
Una legge dello Stato si può criticare; può non trovare tutti d’accordo, ma va sempre da ogni cittadino rispettata e applicata in ogni sua parte. Nell’articolo 2 comma d, la succitata legge prevedeva che ‘i consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita’. Questa parte della legge non è mai stata applicata; solo ultimamente se n’è riscoperta l’esistenza. Noi siamo una quarantina di volontarie, tutte inserite attivamente nell’associazione solo dopo specifici corsi di formazione volti a prepararci ad un ascolto attivo e ad una relazione di aiuto specifica per le donne in stato di gravidanza. Ci è stato insegnato a porci di fronte a chi ci chiede aiuto senza pregiudizi e senza giudizio; mai ci sogneremmo di far sentire in colpa una donna, mai potremmo cercare di convincerla a scelte che non siano sue. Il rispetto della dignità e della libertà di ogni donna è per noi un principio assoluto”.
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