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“Favorire innanzitutto un dibattito costruttivo all’interno delle nostre comunità in merito a che cosa possiamo fare per favorire uno sviluppo più sostenibile e un uso più solidale delle risorse ambientali e al tempo stesso nella speranza di poter favorire la nascita di progettualità in questo ambito all’interno della Chiesa”. Questo il primo obiettivo del vademecum Le comunità energetiche rinnovabili: elementi etici, tecnici, economico- giuridici per gli enti religiosi curato dal tavolo tecnico della Conferenza episcopale italiana.

Comunità energetiche rinnovabili, cosa contiene
il vademecum curato dal tavolo tecnico della Cei

Il documento, in una settantina di pagine, dopo aver richiamato i contenuti della Laudato si’, le conclusioni della 49ª Settimana sociale dei cattolici che si è riunita nel 2021 a Taranto e gli obiettivi contenuti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, passa in rassegna i benefici sociali, ambientali ed economici delle Comunità energetiche rinnovabili (Cer) fornendo poi indicazioni normativo-regolatorie, aspetti tecnici e approfondimenti giuridici per costituirle. Il vademecum si conclude con una “road-map” delle diverse fasi, alcune “importanti raccomandazioni” e un glossario per meglio orientarsi tra sigle, ruoli ed enti coinvolti.

Opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale

Dunque, si tratta di uno “strumento di formazione e informazione” concepito per essere un aiuto e un accompagnamento per le Chiese e per gli enti religiosi, come anche per cooperative, associazioni, famiglie e privati cittadini nell’approcciarsi al tema delle Cer. “Tali realtà, ancora agli inizi in Italia, possono rappresentare – si legge nell’introduzione al documento – un’opportunità verso la promozione della transizione energetica in una prospettiva di ecologia integrale, che abbraccia la tutela dell’ambiente, la giustizia nei rapporti economici e sociali, la cura della persona umana e delle comunità in cui essa è inserita”. “La normativa – viene ricordato – include gli enti religiosi tra i soggetti che possono partecipare alle configurazioni di Cer avendo anche poteri di controllo. Gli enti religiosi possono inoltre promuovere la formazione di comunità energetiche in collaborazione con altri soggetti o in autonomia”. Il vademecum, realizzato perché sia “uno strumento operativo concreto che possa essere di supporto alle progettualità sul territorio”, “verrà regolarmente aggiornato – viene assicurato dalla Cei – per recepire in maniera continuativa gli sviluppi a livello normativo, di mercato e pastorale”.

È chiesta “una preventiva e responsabile valutazione sull’opportunità di costituire una Comunità energetica”

Già nell’introduzione viene sottolineato un aspetto decisivo: viene chiesta “una preventiva e responsabile valutazione in merito all’opportunità di costituire una Cer o alla scelta delle soluzioni tecniche, economiche e giuridiche più appropriate, che devono essere definite in relazione al contesto specifico di ogni realtà”; così come è sollecitata “una riflessione sulle opportunità che emergono in termine di assunzione di responsabilità da parte degli enti ecclesiali e civili, di risposta alle fragilità e di animazione dei territori”. L’introduzione si conclude con un ringraziamento al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e al Gestore servizi energetici (Gse) che “hanno incoraggiato e supportato” il lavoro del tavolo tecnico.

Le parole del card. Zuppi, presidente della Cei nell’introduzione al vademecum

“Le Comunità energetiche rinnovabili – scrive il presidente della Cei, card. Zuppi, nella prefazione al vademecum – hanno suscitato particolare interesse a partire dall’enciclica Laudato si’ e dalla Settimana sociale dei cattolici a Taranto”. Ricordando che “a partire dalla fine del 2022, la Segreteria generale della Cei ha costituito un tavolo tecnico che riunisce gli uffici che a vario titolo sono impegnati sul tema al fine di coordinarne gli sforzi e l’attività”, il card. Zuppi sottolinea che “il successo di tali progetti non si esprimerà nel loro numero ma nella loro qualità”. “Tanto più le Comunità energetiche saranno innanzitutto ‘comunità’, raccogliendo le energie migliori all’interno delle nostre Chiese e della società più in generale – osserva il card. Zuppi – tanto più sapranno includere i soggetti più fragili e svantaggiati creando percorsi virtuosi”.

 

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