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Il settore edile rischia il default a causa del decreto 39/2024 del Governo, che ha deciso di rivedere le detrazioni previste per i bonus casa, tra cui il Superbonus. 

Lo afferma Confartigianato Piemonte che sottolinea che, secondo i dati forniti dalla CGIA di Mestre, entro il 30 aprile scorso, gli interventi di ristrutturazione ed efficientamento edilizio realizzati grazie al Superbonus sono stati poco meno di 500.000 (precisamente 495.469), interessando il 4,1% degli edifici residenziali in Italia.

A livello regionale, il Veneto ha registrato il ricorso più numeroso al 110%, con 59.588 asseverazioni depositate, pari al 5,6% degli edifici residenziali. In Piemonte, invece, sono state 35.986 le asseverazioni depositate sui 944.690 edifici residenziali, pari al 3,8%.

A livello nazionale, l’onere medio a carico dello Stato per edificio residenziale interessato dal Superbonus è stato di 247.531 euro, con un picco massimo in Valle d’Aosta di 401.671 euro. In Piemonte, il costo medio a carico dello Stato è stato di 252.079 euro.

“L’obiettivo del Governo è quello di riportare i bonus casa all’interno della dichiarazione dei redditi, limitando il meccanismo della cessione del credito e dello sconto in fattura. Tutto questo sta penalizzando le imprese edili italiane e piemontesi, generando incertezza e crisi di liquidità,” commenta Enzo Tanino, presidente di Confartigianato imprese edilizia Piemonte.

Tanino sottolinea che la rimodulazione della detraibilità in 10 anni delle spese sostenute per alcuni interventi edilizi a partire dal 2024 e il divieto per le banche di compensare i crediti d’imposta derivanti da cessione del credito con contributi e premi assicurativi, colpisce imprese e famiglie, bloccando interventi già avviati.

Inoltre, la riduzione dell’aliquota agevolata per gli interventi di recupero edilizio e riqualificazione energetica rappresenta un’ulteriore batosta per il comparto: dal 1° gennaio 2025, la detrazione passerà dal 50 al 36%, e dal 1/1/2028 al 30%.

“Il nuovo decreto penalizzerà le imprese edili da cui le banche acquistano i crediti. Più la compensazione si fa complicata, meno spazio fiscale hanno gli istituti per accogliere i crediti in entrata. La catena della cessione si arresterà, e le aziende si troveranno impossibilitate a vendere i loro crediti, dovendo fare i conti con la mancanza di liquidità che avevano messo in conto di incassare,” afferma Tanino.

Dall’introduzione del Superbonus, il quadro normativo è stato oggetto di 32 modifiche, generando una valanga di interpelli all’Agenzia delle Entrate e creando incertezza e complessità burocratica che allontana sempre di più i giovani dall’aspirazione a diventare imprenditori nel settore edile.



 

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