In Umbria l’affidabilità dei contribuenti con partita Iva è ai livelli del Sud Italia. Emerge dall’analisi del Sole 24 Ore che ha preso in esame gli Isa (indici sintetici di affidabilità fiscale) messi a disposizione dal ministero dell’Economia sull’anno d’imposta 2022, quindi con le dichiarazioni 2023.
In particolare, in provincia di Perugia si registra una quota di contribuenti a rischio pari al 57 per cento delle partite Iva, mentre in provincia di Terni la platea è anche maggiore raggiungendo il 61,5 per cento. Si tratta di titolari di partite Iva che hanno una valutazione Isa inferiore a 8. Il livello di inaffidabili in Umbria è in entrambe le province superiore alla media nazionale che gira al 55,9 per cento e tocca il 58 per cento medio nel Sud Italia. Quella di Terni, infatti, è una delle peggiori performance di rischio evasione del Paese: peggio fa solo Vibo Valentia (62,1), Campobasso (62,3), Nuoro (62,4), Taranto (62,6).
Di conseguenza è molto marcato anche il gap che separa i redditi medi dichiarati dalle partite Iva con una valutazione di affidabilità fiscale superiore a 8 da chi, invece, quel livello non lo raggiunge. In Italia chi ha un voto Isa basso dichiara in media 22.165 euro, cioè il 71,6 per cento in meno di quei contribuenti che invece raggiungono la valutazione di 8 e che dichiarano in media 78.142 euro. Un divario, questo, che si amplia in Umbria. Sì, perché a Perugia il reddito medio di chi viene bocciato dagli indici di affidabilità fiscale è di 18.217 euro, ovvero il 74,3 per cento di meno di chi invece viene promosso e che in media dichiara 70.999. Gap analogo in provincia di Terni, dove le partite Iva che non raggiungono il livello Isa di 8 dichiarano in media 16.737 euro, cioè il 74,2 per cento in meno di chi è considerato fiscalmente affidabile e che in media ha redditi di 64.830 euro.
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