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Avevamo ragione anche questa volta“.

Questo il commento del consigliere dem Stefano Palumbo in merito alla pronunciazione del Giudice di Pace che ha stabilito l’impossibilità della richiesta di restituzione del contributo di autonoma sistemazione percepito indebitamente (a detta del Comune dell’Aquila) da migliaia di cittadini. Uno di questi aveva presentato un ricorso attraverso gli avvocati Caroli e Camerini.

Questo “non è possibile poiché, come la legge prescrive, dopo 10 anni non è possibile attuarne il recupero“, spiega Palumbo che definisce l’accaduto come “l’ennesima pessima figura dell’amministrazione Biondi che in una sola settimana è riuscita a collezionare ben 3 sentenze di condanna, sul CAS, sul comando di polizia municipale e sulla co-progettazione“.

Il Comune dell’Aquila, a quattordici anni dal sisma, aveva intimato a circa quattrocento famiglie la restituzione di un “bonus” ricevuto dopo il sisma del 2009 affinché potessero trovare una sistemazione a causa dell’inagibilità della loro abitazione. Sempre secondo il Comune, la decisione sarebbe motivata dal fatto che si ritiene che alcuni cittadini abbiano proseguito a ricevere quei soldi anche quando non ne avevano più bisogno. A quanto pare, però, la richiesta è risultata ufficialmente illegittima.

Una debacle su tutta la linea di un governo cittadino che pensa di esercitare il potere con arroganza e al di sopra della legge dello Stato – ha proseguito Palumbo -. La sentenza chiarisce, come ampiamente prevedibile, che il diritto del Comune è soggetto al regime ordinario della prescrizione decennale, come previsto dall’art. 2946 c.c“.

“D’altra parte, anche il Consiglio di Stato, con la pronuncia n. 27/2018, ha stabilito che il diritto alla repetitio indebiti da parte della P.A., a norma del richiamato articolo 2946 c.c., è soggetto a prescrizione ordinaria decennale e ha ritenuto che il termine decorra proprio dal giorno in cui le somme sono state materialmente erogate. Altro che prescrizione che scatterebbe dal momento dell’accertamento, come ha tentato di far credere l’amministrazione. Ma come diciamo oramai da tempo, l’arroganza del potere genera mostri”.

E genera danni, – conclude Stefano Palumboper le aquilane e gli aquilani, considerato che la sentenza stabilisce, di fatto, una responsabilità erariale dell’amministrazione che non ha provveduto per tempo al recupero delle risorse e, incalzata dalla Corte dei Conti, ha tentato una ‘sveltina’ provando a scaricare sui cittadini una incapacità amministrativa che, oramai, è conclamata“.

All’indomani dei primi accertamenti recapitati ai cittadini che avevano percepito somme non dovute, ben 14 anni prima, sul contributo di autonoma sistemazione, chiedemmo al presidente Livio Vittorini, che correttamente ce l’accordò, di convocare una seduta di commissione bilancio per discutere la vicenda. Nel corso della seduta fu chiaro che l’idea dell’amministrazione, assolutamente bislacca, era quella di tentare di arginare l’azione della Corte dei Conti – che aveva richiesto notizie sul mancato adempimento dei recuperi – con l’emissione di accertamenti a cascata oltre i tempi dovuti per l’esigibilità. Un’azione tanto assurda quanto disperata, quella dell’amministrazione, che sperava così di far dimenticare che una delle prime decisioni che presero nel 2017, appena insediati, fu proprio quella di smantellare l’Ufficio Cas per il recupero dei crediti“.

È quanto dichiarato sulla vicenda dai consiglieri comunali Paolo Romano ed Alessandro Tomassoni.

In quella seduta di commissione, tra l’altro, strappammo all’assessore al Sociale la promessa di possibilità di una rateizzazione a seconda dell’Isee per le fragilità sociali: naturalmente mai fu effettuata – proseguono -. Noi dicemmo sin da subito che il Comune avrebbe perso qualunque legittimo ricorso: così è stato. Dopo queste prime sentenze sfavorevoli all’amministrazione, non potranno che seguirne certamente altre, nel tempo, anche da parte di altri Organi giudiziari; ci auguriamo che la Corte dei Conti torni a chiedere notizie all’amministrazione, magari anche sull’affidamento alla società Assoservizi, incaricata del recupero crediti, che, come se non bastasse in questa assurda vicenda, è costato altri denari dei contribuenti“.

Le posizioni dell’opposizione sono da sempre frutto dello studio degli atti che avrebbe dovuto fare prima delle scelte sul comandante della polizia Municipale, prima di quelle sulla co-progettazione e non da ultimo di quelle sul recupero del CAS, tutte debacle ampiamente annunciate di questa Giunta“, concludono Romano e Tomassoni.

 

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