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di Mauro Agostini

Non si può che salutare con favore l’apertura di un dibattitto pubblico sulle condizioni e sul futuro del centro storico di Perugia. Sottolineando non solo l’alta qualità di impostazione data da Fabio Ciuffini ma anche quella degli interventi successivi. Vorrei provare a proporre alcune considerazioni.

La città è un organismo che vive nella sua unitarietà e nelle contraddizioni moderne che la attraversano. È un unicum, a cui non si possono più applicare le antiche suddivisioni in centro e periferie. Soprattutto da un punto di vista sociale Perugia vive nel suo complesso una stratificazione e una radicalizzazione sconosciute in passato. Al tempo stesso il centro storico è il fulcro di questo organismo unitario e ne rappresenta il suo fondamentale attrattore turistico e culturale. In questa ottica c’è bisogno di una “nuova unificazione” della città attraverso l’individuazione di dieci piazze che costituiscano la nuova intelaiatura (la cosiddetta città a 15 minuti) del tessuto urbano sia nella logica della fornitura di servizi fisici e digitali (anche sanitari di prossimità), sia per la socializzazione e la partecipazione.

Il centro storico, per uscire dalla logica del “palcoscenico”, deve tornare a essere luogo di residenza. Quella vera. Questa sfida dovrà non solo prevedere tutta una serie di sostegni e agevolazioni ma dovrà misurarsi anche con un quadro nuovo. L’affermarsi del fenomeno degli “affitti brevi” struttura interessi forti che sono di per sé alternativi alla residenzialità abituale. A questo si aggiunga la abitabilità concessa nel corso degli anni a piani terra con ingresso che ne rappresenta anche l’unica fonte di luce naturale. Occorre in primo luogo regolamentare queste dinamiche. Adeguate residenze per studenti diventano un’esigenza assolutamente imprescindibile. 

L’assenza di un moderno sistema di mobilità ha reso il centro il far west del parcheggio. Qui la svolta deve essere radicale. Fabio Ciuffini propone un complesso di soluzioni di grande validità. La fruibilità del centro necessita di una adeguata ztl in progressivo ampliamento. La mobilità può essere solo elettrica, con piccole navette a elevata frequenza. L’integrazione con le scale mobili e gli ascensori riconnette pienamente i vari punti del centro storico, ma non risolve il problema dell’accesso dall’esterno. Torna la centralità della stazione di Sant’Anna come punto focale per la provenienza da Nord, Sud ed Est. Problema mai risolto e non certo dal Minimetro che serve tutt’altra direttrice d’ingresso. La stazione di Sant’Anna può essere anche il luogo di smistamento delle merci da trasferire su piccoli veicoli elettrici come previsto da un vecchio e mai realizzato progetto. Lo spettacolo mattutino di Corso Vannucci violentato da mezzi commerciali di notevole stazza non è degno di una città avanzata. A questo fine la realizzazione di un parcheggio di scambio a Ponte San Giovanni rappresenterebbe un presidio importante per filtrare gli accessi.

Un grande progetto di ripavimentazione del centro storico e di totale revisione dell’arredo urbano. Due soli esempi. L’Oratorio di San Bernardino e San Francesco al Prato non credo meritino la colata di bitume nero che gli è stata rovesciata davanti. Ancora, nell’epoca delle maps che ci conducono nei luoghi più sperduti è ancora necessario tollerare insegne e segnalazioni infisse a ogni angolo a tormento di palazzi di rilevante valore storico e architettonico? Per non dire della pletora di segnali stradali, che nessuno rispetta tra l’altro, che dovrebbero regolare il traffico proprio là dove il traffico non dovrebbe esserci. La cura dei dettagli arricchisce la nobiltà dei luoghi.

Ha ragione Giuseppe Capaccioni a ricordare la grande tradizione riformistica della cultura urbana di Perugia che ha saputo nel corso della sua storia adottare soluzioni innovative e radicali. E, ancora, a sottolineare come “di soli grandi eventi, alla lunga, il centro può anche morire”. Non si tratta di mettere in contrapposizione gli eventi con la città della residenzialità e del passo lento. C’è la possibilità di contemperare aspetti diversi, realizzando al tempo stesso un’offerta turistica complessa e moderna di forte attrattività, salvaguardando le esigenze di rispetto dell’equilibrio ambientale (acustico, di consumo fisico dei luoghi, di igiene pubblica) che la residenza richiede. È questo il compito della buona amministrazione.

Ultimo, ma non ultimo. La città è anche produttrice di risorse economiche e accumulatore di sapere. Nelle moderne teorie dello sviluppo locale il ruolo delle “città per lo sviluppo” assume un ruolo centrale. Che non può essere visto solo nell’ottica del turismo e del commercio, ma proprio invece nelle opportunità che la compresenza di conoscenza, sapere, attitudine all’innovazione possono generare. In altri termini si tratta di ricreare nella contemporaneità quella felice convivenza tra residenzialità e attività produttive artigianali che hanno caratterizzato per secoli il tessuto urbano di Perugia. Attività che non sono più naturalmente quelle del passato. Perugia ha tutti i requisiti per dare frutti in questo senso. Due Università, un’Accademia delle Belle Arti, un Conservatorio, una Galleria Nazionale, (un tempo) il Policlinico, e altre importanti istituzioni anche private rappresentano a mio giudizio un patrimonio largamente sottoutilizzato. Questo accumulo di professionalità innovative va in qualche modo messo a sistema attraverso moderne forme di partenariato pubblico-privato. Con un ruolo della mano pubblica che dovrebbe fornire luoghi adatti per la loro localizzazione. Il contenitore dell’ex carcere di Piazza Partigiani andrebbe riconsiderato anche in questa luce.

Un’infrastruttura come il living lab (in realtà previsto, avviato e rapidamente cancellato) può rappresentare il laboratorio, appunto, per stimolare la domanda sociale e l’offerta che può corrispondere. Arte, turismo, artigianato artistico, design in una proficua interazione con terziario di avanguardia e una forte “terza missione” dell’Università possono contribuire alla fecondazione dell’ambiente economico del capoluogo e della stessa regione. Gli interventi che stanno dando alimento a questo dibattito segnalano all’unisono una questione: Perugia è di fronte a un passaggio importante, al bivio tra un declino lento e per alcuni versi anche di comodo assopimento oppure a uno scatto di cultura civica come nei suoi momenti migliori. 

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