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Il 2 giugno di un anno fa l’inizio del dramma. Le fiamme che avvolgono i palazzi, le persone che fuggono. Il bilancio del rogo che ha distrutto la vita di 24 famiglie a Colli Aniene è pesante. Un morto e decine di feriti. A 365 giorni dall’incendio nulla, in pratica, si è mosso. Intanto, fuori dagli stabili, su via D’Onofrio, è comparso uno striscione per ricordare “il rogo dell’indifferenza”.

L’incendio del 2 giugno a Colli Aniene

Le fiamme che hanno avvolto il palazzo sono partite dal basso, da una sorta di magazzino all’aperto utilizzato per accatastare i materiali per i lavori di restyling. In quel periodo, infatti, si stavano svolgendo delle opere di ristrutturazione del Superbonus 110%.

Da quel giorno, 24 famiglie sono rimaste fuori di casa e alcune persone, ancora oggi, portano sul corpo i segni di quella tremenda giornata. Nelle ore successive a quanto accaduto il 2 giugno del 2023 la politica aveva promesso agli inquilini che non sarebbero rimasti soli. Così, invece, non è stato.

Dopo un anno è ancora tutto fermo

Inizialmente ospitati presso delle strutture alberghiere, gli sfollati si sono dovuti poi arrangiare andando a vivere da parenti, amici o cercando un appartamento in affitto. A settembre 2023 una buona notizia, o almeno così sembrava. Al Campidoglio si stava lavorando ad una delibera per concedere agli inquilini un bonus affitto. Peccato che questo documento, nei mesi successivi, fosse sparito dai radar. Neanche le commissioni capitoline riuscivano più a ritrovarlo. Solo di recente si è scoperto cosa fosse successo: il provvedimento aveva sollevato non pochi dubbi tecnici da parte della Ragioneria del Comune e, così, non è mai stato firmato.

Sequestro e processo

Sul caso indaga, tuttora, la procura di Roma. Attualmente sono cinque gli indagati, compresi i titolari delle ditte che lavoravano alla ristrutturazione. Solo di recente, però, è stato affidato l’incarico per l’incidente probatorio per la verifica delle cause dell’incendio. Il 10 giugno inizieranno le operazioni peritali. Il 25 ottobre, invece, è stata fissata la prima udienza. Il problema è che, almeno fino a questa data, gli ambienti interessati dall’incendio rimarranno sotto sequestro.

Ad oggi, sono rientrati negli appartamenti solo quattro condomini ma ci sono ancora diversi problemi. È sotto sequestro, infatti, parte della facciata bruciata dalle fiamme. Il condominio ha avviato, tempo fa, la bonifica degli appartamenti agibili che, ovviamente, necessitano anche di una ristrutturazione. Lavori che, per il momento, non si possono effettuare proprio perché gli infissi sono sotto sequestro.

Il Superbonus 110%

A tutto questo bisogna aggiungere lo spettro del Superbonus 110%. Il Governo, nonostante appelli, mozioni ed emendamenti, non ha voluto concedere una proroga a chi non ha potuto completare i lavori entro il 31 dicembre 2023 per “cause di forza maggiore”. Questo significa che le famiglie sfollate, oltre a non avere più una casa, rischiano di dover pagare, in qualsiasi momento, fino a 50 mila euro a testa. L’azienda che ha fatto i lavori, infatti, ha un credito che non ha azionato ma potrebbe farlo in qualsiasi momento.

Il futuro

Impossibile prevedere cosa accadrà in futuro. Le famiglie vivono nell’incertezza più totale anche alla luce delle tante promesse non mantenute. Anche l’impegno del Governo ad incontrare le famiglie è stato, in un certo disatteso, visto che gli inquilini hanno avuto un semplice colloquio con un dirigente del Mef durante il quale, in sintesi, è stato ribadito come sulla questione del Superbonus 110% ci fosse poco o nulla da fare. L’unica speranza, quindi, è attendere il 25 ottobre quando sarà forse possibile rientrare quanto meno in possesso degli appartamenti sequestrati. Ma il ritorno ad una vita normale appare, a distanza di un anno, più lontano che mai.

 

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