diG. B.
Federico Calabrese: «Oggi i ragazzi non hanno realmente necessità di lavorare perché sono sostenuti dai genitori oppure usufruiscono di bonus»
«Non è vero che al Sud il lavoro non c’è, forse non ci sono persone che hanno voglia di lavorare». Parla non per sentito dire, sulla scorta di vieti luoghi comuni e solite banalità, ma per esperienza diretta Federico Calabrese, 32 anni, titolare di una paninoteca, Saltimbocca, che raddoppia la sua presenza a Salerno aprendo proprio oggi la seconda sede nei locali storici del bar Vittoria in pieno centro cittadino. «Quando con mio padre ho deciso di ristrutturare questo negozio – dice – il primo problema che abbiamo dovuto affrontare è stato quello del personale. Ci servivano subito dieci persone e così ci siamo rivolti al centro per l’impiego». Al giovane esercente è stata fornita una lista di una trentina di nominativi, equamente suddivisi tra uomini e donne. «Ho cominciato allora a telefonare per fissare un appuntamento per un colloquio ma, a parte diffidenza e perplessità, non ho trovato nessuno disposto a presentarsi». Nessuno? «Sì, nessuno. Dicevo: ci vediamo sabato e dall’altra parte mi rispondevano: no, non è possibile, non ci sono. Richiamo io in settimana. E poi invece non richiamavano. Allora riprovavo ma niente da fare: sono ancora impegnato...»
Insomma, una débâcle totale. «A questo punto il centro per l’impiego ci ha forniti un’altra quindicina di nominativi che non sono però serviti, nel frattempo i dipendenti ce li siamo cercati da soli tramite amici, conoscenti, insomma con il passaparola». Qual è la morale di questa storia? Che forse bisogna pagare meglio gli addetti al food? «Guardi che noi applichiamo il contratto – è la reazione piccata di Calabrese – paghiamo 1200 euro al mese, sei ore al giorno per sei giorni a settimana, con busta paga e tutto. È una carenza diffusa, l’offerta supera la domanda e non solo in questo settore. So di molti negozi di abbigliamento in grande difficoltà». Ma lei come se lo spiega? «La mia idea è che oggi i ragazzi non hanno realmente necessità di lavorare o perché continuano ad essere sostenuti dai genitori o perché usufruiscono di bonus statali».
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