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La riunione Bce di giovedì 6 giugno è tra le più attese degli ultimi mesi.

Il primo taglio dei tassi di interesse è dato per certo. Se confermato, si tratterebbe di una svolta dopo l’impennata del costo del denaro dall’estate del 2022 in poi. La Banca centrale europea sembra quindi destinata a diminuire i tassi ora al 4,50% come non accadeva dal 2019 e prima di altre grandi banche come BoE e Fed. Tuttavia, ciò che accadrà dopo rappresenta l’enigma maggiore per gli investitori.

Pur avendo esternato fiducia nei confronti dei prezzi al consumo in calo in Eurozona, infatti, diversi funzionari dell’Eurotower hanno frenato l’euforia dei mercati sui tagli. Il sentiment rimane prudente e qualche membro del Consiglio direttivo ha già annunciato che la diminuzione del costo del denaro non si ripeterà a luglio.

L’inflazione si è avvicinata all’obiettivo del 2% della banca, ma è aumentata più del previsto a maggio e rimane vischiosa nel settore dei servizi. L’economia dell’Eurozona intanto si sta riprendendo più velocemente del previsto e il mercato del lavoro rimane teso, gettando incertezza su quante volte la banca centrale taglierà i tassi quest’anno.

In questo contesto di cauto ottimismo, la riunione Bce di giovedì 6 giugno si preannuncia cruciale, con diverse previsioni su cosa annuncerà Lagarde in conferenza stampa. La probabile decisione di un taglio dei tassi sarà inoltre accompagnata anche dall’aggiornamento delle proiezioni economiche, aumentando le aspettative sull’incontro.

Riunione Bce 6 giugno: verso il primo taglio dei tassi. Cosa aspettarsi?

Molti funzionari della Bce hanno quasi promesso un taglio dei tassi a giugno e molto probabilmente non smentiranno l’ipotesi di un primo allentamento della politica monetaria.

L’aspettativa è un taglio di 25 punti base che porterà il tasso sui depositi della Bce al 3,75% dal record del 4% raggiunto lo scorso settembre.

La certezza sulla diminuzione del costo del denaro ha iniziato a vacillare dopo gli ultimi dati sulla ripresa dell’inflazione dell’Eurozona, pubblicati venerdì scorso. In realtà, sebbene questa indicazione non sia positiva e arrivi proprio a ridosso dell’incontro, gli analisti non prevedono sorprese.

In sintesi, per la maggioranza degli esperti sarà difficile per i politici della Bce non tagliare, dopo che molti di loro hanno segnalato chiaramente di essere sulla buona strada per diventare la prima grande banca centrale a iniziare a ridurre i costi di finanziamento.

“Il taglio in sé non sarà una grande novità. La domanda vera sarà: qual è il messaggio su ciò che verrà dopo?” ha affermato Jens Eisenschmidt, capo economista europeo presso Morgan Stanley.

Il rischio reale è che la mossa di questa settimana possa sembrare un errore se l’inflazione dell’Eurozona continua ad allontanarsi dal suo obiettivo del 2% e la Federal Reserve e la Banca d’Inghilterra aspettano molto più a lungo prima di iniziare a tagliare.

Andrzej Szczepaniak, economista di Nomura, si aspetta che la Bce minimizzi l’inversione dell’inflazione di maggio sottolineando che è stata determinata da diversi fattori una tantum. Ma ha anche previsto che verrà adottato un “approccio cauto e graduale” su ulteriori tagli.

Cosa farà la Bce dopo giugno?

Stessa convinzione dal team economico di UBS: “il taglio di 25 punti base del 6 giugno sembra cosa fatta”, si legge in una nota del 28 maggio. I segnali provenienti dalla riunione dell’11 aprile e le successive dichiarazioni pubbliche dei funzionari sono state chiare: la Bce è sulla buona strada per tagliare i tassi di 25 punti base al 3,75% nella riunione del 6 giugno.

Gli economisti di UBS ritengono che nemmeno i deludenti dati sull’inflazione di maggio faranno cambiare idea. Sono però convinti che i trader ascolteranno con attenzione la conferenza stampa di Lagarde e le nuove previsioni macroeconomiche dello staff della Bce, cercando segnali sul ritmo dei tagli dei tassi dopo giugno e, in particolare, un possibile secondo taglio nella riunione del 18 luglio. Su quest’ultimo punto UBS è scettica.

Greg Fuzesi, economista di JPMorgan, ha definito il probabile taglio di 0,25 punti percentuali del tasso di deposito del 4% della BCE “un po’ affrettato e strano”, aggiungendo che “il costo di aspettare fino a settembre appare basso mentre il beneficio di ottenere maggiore chiarezza sulle le prospettive di inflazione appaiono elevate”.

Da evidenziare, infine, che sulla mossa della Bce di giugno pesa anche il tema di una possibile divergenza dalla Federal Reserve. Negli Stati Uniti, il previsto taglio dei tassi sembra in fase di attenuazione e i mercati scontano una diminuzione del costo del denaro tra settembre e novembre.

Negli ultimi mesi la Bce ha più volte affermato di essere indipendente dalla banca centrale americana, ma gli economisti stanno discutendo fino a che punto le politiche monetarie possano davvero divergere.

Proiezioni economiche: quali aggiornamenti nella riunione Bce?

Si prevede che la banca riveda leggermente al rialzo le sue proiezioni di crescita e inflazione, ma ciò non dovrebbe far deragliare le sue aspettative secondo cui l’inflazione tornerà al livello target alla fine del 2025.

“Il quadro generale dovrebbe rimanere lo stesso di marzo”, ha affermato il gestore di portafoglio di PIMCO Konstantin Veit.

Nella riunione del 7 marzo, la Bce aveva previsto un’inflazione in media al 2,3% nel 2024, al 2,0% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. La proiezione di crescita per il 2024 era stata aggiornata al ribasso allo 0,6%, con l’aspettativa di un’attività economica debole nel breve periodo. La crescita sarebbe ripartita dell’1,5% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026.

L’attenzione degli investitori sarà concentrata soprattutto su eventuali cambiamenti nell’andamento dei prezzi al consumo, specialmente per l’anno in corso. Secondo un’analisi di ING, l’inflazione core sembra destinata a rallentare nuovamente, ma la domanda è: a quale ritmo?

“Per il momento l’inflazione dei servizi resta elevata, ma gli indicatori previsionali si muovono gradualmente nella giusta direzione. Tuttavia, prevediamo che l’inflazione dei servizi tenderà intorno al 3,5% verso la fine dell’anno, ben al di sopra del target”, si legge in una nota.

Se la domanda di beni dovesse riprendere sulla scia di una maggiore crescita dei salari reali, l’inflazione dei beni potrebbe accelerare nuovamente leggermente verso la fine dell’anno poiché i problemi della catena di approvvigionamento frenano ancora l’offerta.

Calendario riunioni Bce 2024: tutte le date

Cosa dirà Lagarde in conferenza? Le previsioni sulle prossime mosse

Come sarà l’andamento dei tassi dopo giugno? La domanda cruciale dell’incontro Bce del 6 giugno è proprio questa e gli analisti si aspettano una risposta da Lagarde in conferenza stampa.

I mercati ora scontano meno di 60 punti base di tagli quest’anno, il che significa due mosse e meno del 50% di possibilità che ne venga fatta una terza, con aspettative in calo rispetto ad aprile.

Alcuni osservatori prevedono ancora tre tagli a giugno, settembre e dicembre. I falchi stanno cercando di eliminare dal tavolo la mossa di luglio. Altri, come il governatore della banca centrale francese Francois Villeroy de Galhau, non hanno escluso del tutto la possibilità.

Gli analisti ritengono che Lagarde ripeterà il “mantra” della banca secondo cui ogni decisione è dipendente dai dati. “Penso che saranno molto meno prescrittivi su ciò che verrà dopo rispetto alla riunione di giugno”, ha affermato Paul Hollingsworth, capo economista europeo di BNP Paribas.

Secondo ING, “sebbene molti indicatori lungimiranti rimangano positivi, un mercato del lavoro caldo, continui ostacoli nella catena di approvvigionamento e un recupero del potere d’acquisto costituiranno un interessante dibattito in seno al consiglio direttivo della Bce mentre deciderà il percorso della politica monetaria da qui in poi”.

Come più volte ripetuto da Lagarde, i salari sono sotto osservazione e molto dipenderà dalla loro crescita per decidere cosa fare con i tassi da luglio in poi. La governatrice sarà di certo interrogata su questo tema dai giornalisti. L’economista Bert Colijn di ING ha evidenziato: “Per la Bce, le prospettive per i salari sono abbastanza incoraggianti da spingere a tagliare i tassi per la prima volta dal 2019 a giugno. La domanda rimane: quanti tagli potranno seguire, e l’inflazione di maggio funge da avvertimento che la prossima settimana potrebbe non segnare l’inizio di un tradizionale ciclo di tagli”.

I dati sui salari “danno più ragioni per essere graduali nel ciclo di taglio dei tassi, semplicemente perché bisogna aspettare prima di avere maggiori conferme che si arriverà davvero al 2% (inflazione) in tempo”, ha detto Eisenschmidt di Morgan Stanley.

In un simile contesto ricco di insidie per l’economia dell’Eurozona, la riunione Bce e le parole di Lagarde giovedì 6 giugno sono ricche di aspettative.

 

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