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Non solo strade, alta velocità, chip e intelligenza artificiale: all’Unione europea occorre subito una forte filiera fotovoltaica per arginare il predominio cinese su una tecnologia centrale nella transizione energetica. Il Dragone ha sostenuto e sostiene il settore con generosi sussidi pubblici e questo espone il Vecchio continente a fenomeni che confinano con il dumping, perché i big asiatici si possono permettere di arrivare a dimezzare i prezzi di vendita, a volte anche di scendere sotto i costi di produzione pur di invadere il mercato Ue. Tanto che il valore in Borsa delle stesse aziende cinesi ha subito una forte flessione, segnale che gli stessi azionisti hanno riconosciuto che a lungo termine si tratta di un modello non più sostenibile.

Il monopolio Cina e i dazi Usa

Si stima che l’industria fotovoltaica cinese abbia ricevuto oltre 170 miliardi di euro in sovvenzioni tra il 2007-2020, senza contare standard ambientali, energetici e lavorativi sensibilmente diversi rispetto a quelli in vigore nel vecchio continente, agevolazioni fiscali di ogni tipo e la certezza di poter contare su un approvvigionamento di materie prime a buon mercato. Un vantaggio commerciale evidente quello delle imprese dentro la Grande Muraglia, a cui gli Stati Uniti hanno risposto con i dazi e avviando una politica di sostegno alla propria industria fotovoltaica già superiore ai 30 miliardi di dollari con l’Inflation Reduction Act (IRA). Senza contare che anche l’India sta reagendo.

Lo svantaggio Ue

Le imprese Ue non possono contare su nulla di tutto questo per rispondere ad armi pari ai concorrenti asiatici e statunitensi. Si stima che un’azienda italiana potrebbe ricevere negli Stati Uniti 9 volte più supporto che in Europa per lo stesso progetto. Pertanto, per il reshoring di 30 GW di fotovoltaico, l’Europa avrebbe bisogno di circa 5 miliardi di euro all’anno per eguagliare la manovra di sovvenzioni USA. Non solo, secondo un’analisi dell’European Solar Pv Industry Alliance sono necessari 4,7-6,4 miliardi all’anno e mantenere le misure per almeno 8-10 anni per colmare il divario. Questi investimenti ricoprono un’importanza cruciale non solo per competere, ma anche per evitare che l’Europa diventi un mero consumatore di tecnologie importate.

Subito un Fondo Ue per le tecnologie green

A Bruxelles hanno compreso che non c’è più tempo da perdere, pena la moria delle aziende del settore. Occorre un “piano Marshall” per il fotovoltaico, dare vita a un Fondo di Sovranità per le Tecnologie green che metta al sicuro la nostra resilienza e indipendenza energetica, garantendo la competitività del settore. Una prima proposta in questa direzione è il Strategic Technologies for Europe Platform (STEP) pensato da Bruxelles per mobilitare investimenti nei settori digitali, deep tech, cleantech e biotech. Tuttavia, l’allocazione iniziale pianificata di 10 miliardi è stata poi ridotta a soli 1,5 miliardi, davvero insufficienti per supportare l’intera catena del valore, dalle materie prime fino ai prodotti finiti. Piuttosto,gli aiuti andrebbero calibrati su parametri quali innovazione, conformità agli standard ESG o presenza in più di un paese dell’Unione. E premiare i progetti con i più alti standard con dei “bonus”.

Cosa sta facendo il governo italiano

A sostegno della filiera interna di produzione di pannelli fotovoltaici, il governo Meloni ha varato due misure collegate, finalizzate a supportare lacquisto di prodotti altamente performanti per la transizione: il “Registro delle Tecnologie per il Fotovoltaico” e il “Piano Transizione 5.0”. Il primo prevede che ENEA crei un registro delle diverse tecnologie di moduli fotovoltaici, con lo scopo di mappare i prodotti disponibili sul mercato e che rispondono ai determinati requisiti di carattere territoriale e qualitativo. Il secondo, per cui il nuovo capitolo RepowerEu del Pnrr stanzia 6,3 miliardi, sostiene attraverso il credito dimposta le imprese residenti in Italia che quest’anno e il prossimo investiranno per ridurre i consumi energetici e per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili utilizzando i moduli fotovoltaici di cui al registro Enea.

L’esempio 3 Sun di Enel a Catania

Esempio di eccellenza sul suolo nazionale è la Fabbrica 3Sun di Enel Green Power realizzata a Catania, con l’obiettivo ambizioso di produrre ogni anno 5 milioni di pannelli solari ad alta tecnologia (tecnicamente detta HJT). L’impianto è destinato a diventare il principale polo europeo per la produzione di celle e moduli fotovoltaici bifacciali ad alte prestazioni. Una tecnologia di ultimissima generazione e molto competitiva che promette di contribuire significativamente al percorso di indipendenza e sicurezza energetica dell’Italia e a un futuro più sostenibile.

 

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