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L’AQUILA . Il tracollo del Superbonus. A maggio scorso, in Abruzzo, sono stati aperti appena 13 cantieri per un totale di circa 5 milioni di nuovi investimenti in ristrutturazioni. Dai 14.736 del mese precedente si è passati a 14.749. Di questi, 11 sono condomini, che portano il totale dei palazzi ristrutturati con il 110% da 5.396 a 5.407. Appena due le villette, da 7.072 a 7.074, mentre le unità indipendenti sono rimaste ferme a 2.268, con nessun nuovo intervento avviato. Le detrazioni maturate per i lavori conclusi ammontano complessivamente a circa 4 miliardi 215 milioni 439mila. Ad aprile scorso erano 4 miliardi 210 milioni 601mila euro. Un trend che ricalca esattamente quello nazionale dove, secondo i dati pubblicati mensilmente dall’Enea, sono meno di 100 milioni le detrazioni maturate nell’ultimo mese, appena 248 i nuovi cantieri aperti e 121 milioni i nuovi investimenti in ristrutturazioni. Già ad aprile i dati sull’andamento del Superbonus, avevano subìto un tracollo. I numeri di maggio confermano la parabola in discesa: non c’è stata ripresa, anzi.
Il vecchio 110% è ormai alle battute finali. A dare la mazzata finale è stato il decreto Superbonus di fine marzo, insieme alla scelta di dare alla misura agevolativa connotati decisamente più ordinari, presa con l’ultima legge di Bilancio.
Il decreto Superbonus, infatti, ha introdotto diverse novità in materia di ristrutturazioni facendo “cambiare pelle” al Superbonus ritenuto, dal governo, troppo oneroso per le casse pubbliche.
COSA è CAMBIATO.
La principale novità riguarda le spese sostenute dal 1° gennaio 2024 che potranno essere portate in detrazione in 10 anni invece di 4. Tra le altre misure adottate spicca anche la stretta sui crediti dei bonus edilizi. Cinghia tirata anche sui lavori di ristrutturazione con il Bonus casa che, dal 2028, scenderà al 30%, seppure con deroghe per le aree terremotate e le onlus. E pPer le banche arriva il divieto di compensare i crediti con i debiti previdenziali. Ma vediamo, in dettaglio, cosa cambia.
Le modifiche apportate del Governo obbligano alla detrazione in dieci anni per i crediti ottenuti dal 1° gennaio scorso e limitano l’operatività delle banche per i crediti che hanno in bilancio. Tali nuove norme, però, comportano diversi problemi in quanto l’ordinamento ha effetto retroattivo.
Un cambio di rotta che appesantisce molto i conti delle imprese e dei contribuenti che al primo gennaio scorso avevano ancora in corso i lavori. Per i cittadini si dilatano, quindi, i tempi per avere il rimborso completo di ciò che spetta (che resta spalmato in 4 anni solo per le spese avvenute entro il 31 dicembre 2023). La ripartizione in 10 anni non interessa i crediti di imposta derivanti da sconto in fattura o cessione, che potranno essere utilizzati dalle imprese in quattro rate se inerenti al Superbonus, in 5 rate se derivanti da Sismabonus e Bonus Barriere Architettoniche. È, invece obbligatoria se si decide di optare per l’uso diretto dei bonus in dichiarazione. L’altra novità è il carattere retroattivo, in quanto si potranno detrarre anche le spese sostenute prima dell’entrata in vigore della legge, e precisamente quelle a partire da gennaio 2024.
Dal 2028 e per i successivi 5 anni, tuttavia, scenderà dal 36% al 30% l’agevolazione concessa per la ristrutturazione delle abitazioni. Per il 2024 il massimo di spesa detraibile è stato fissato a 96.000 euro con un’aliquota del 50%, per poi passare al 36% nel 2025 con dimezzamento della spesa detraibile che non può superare i 48.000 euro. Dal 2028 al 2033, infine, sarà ridotto al 30%.
ZONE TERREMOTATE.
Un’altra novità del decreto riguarda lo stanziamento di 400 milioni di euro per continuare ad usufruire della cessione dei crediti e dello sconto in fattura con Ecobonus e Sismabonus nelle zone colpite dai terremoti del 2009 e del 2016.
Per il 2025 verranno stanziati 35 milioni di euro a favore di chi effettuerà interventi di riqualificazione energetica e antisismici, su immobili che abbiano subito danni o lesioni a causa di terremoti avvenuti dal 2009 in poi. Nelle aree colpite dal sisma viene abolito il superbonus rafforzato che, previa rinuncia al contributo destinato alla ricostruzione consente di avere un’agevolazione del 150%, e viene specificato che i 400 milioni di euro sono destinati a nuove pratiche presentate tra aprile e dicembre 2024. La legge affronta anche il tema delle Cilas dormienti, con cui si indicano gli interventi per lavori già svolti alla data del 30 marzo 2024 senza il sostenimento di alcuna spesa documenta da idonea fattura: non sarà più possibile godere dei benefici del Superbonus (sconto in fattura o cessione del credito) per lavori la cui data di comunicazione di inizio attività sia avvenuta entro il 16 febbraio 2023.
COMPENSAZIONE DEI CREDITI.
A partire dal 2025 le banche e gli altri istituti di credito non potranno ricorrere ai debiti previdenziali per compensare i crediti derivanti dal Superbonus. In caso di violazione, sono previste sanzioni e il recupero delle somme compensate gravato dai relativi interessi. Per intervenire contro chi ha lucrato sul Superbonus è stata definita una norma antiusura secondo la quale la rateizzazione dei crediti passa a sei anni, se i crediti in fase di acquisto sono stati scontati di una percentuale superiore al 75% (resta di 4 anni per percentuali di sconto inferiori).
Per garantire trasparenza e controllo sulle agevolazioni, il decreto-legge introduce l’obbligo di comunicazione preventiva di informazioni aggiuntive, per garantire un monitoraggio anticipato degli interventi e delle spese, non solo nel momento in cui le fatture vengono caricate. L’omessa trasmissione per lavori già avviati determina l’applicazione di una sanzione di 10mila euro, per i nuovi interventi la decadenza dall’agevolazione fiscale. Infine, coloro che hanno debiti superiori a 10mila euro con l’erario, non potranno più beneficiare dei crediti di imposta legati ai bonus edilizi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA



 

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