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«Per anni ci siamo detti che grazie al segreto bancario la politica è qualcosa che non ci riguardava. Cosa faceva lo Stato non ci interessava più di quel tanto. Ora però le cose sono cambiate. È diventato fondamentale per noi interessarci a come evolve il sistema paese e dare il nostro contributo perché la Svizzera resti la nazione per eccellenza dove esercitare il private banking». Per Alberto Petruzzella, presidente dell’Associazione bancaria ticinese, il quadro generale si può riassumere con il detto latino «mala tempora currunt». Corrono tempi cattivi. Un esempio? «Il sì del popolo alla 13a Avs è stato a mio avviso un campanello d’allarme importante. Non tanto per la decisione in sé, aumentare le pensioni non è sbagliato anche se le modalità scelte non erano le migliori. Quello che mi preoccupa da svizzero – afferma il presidente dell’Abt in occasione dell’assemblea generale dell’Associazione – è stata la decisione di spendere diversi miliardi supplementari senza sapere dove saremmo andati a prendere i soldi. Questa votazione rischia di essere una diga che si rompe, portando la Svizzera verso politiche a noi estranee».

A confortare Petruzzella ci ha però pensato l’esito delle votazioni del 9 giugno. In particolare il no alle iniziative nazionali sui costi della salute, «che non avrebbe risolto il cuore del problema», e il sì alla «mini» riforma fiscale sul piano cantonale. «Dobbiamo tenere occhi e orecchie aperte e metterci nell’ordine delle idee che ora serve partecipare attivamente al dibattito pubblico. La campagna sulla votazione della riforma fiscale ci ha insegnato che bisogna attivarsi per tempo, impegnarsi a fondo e investire anche del denaro per spiegare alla gente che cosa c’è in gioco». Ovvero: «Tenere qui i buoni contribuenti e farne arrivare di nuovi».

La frecciatina a Foletti e Borradori

Petruzzella però avverte l’Assemblea, «abbiamo vinto solo una battaglia, la guerra è tutta da combattere. I giovani socialisti ci porteranno a votare per introdurre una tassa del 50% sul trapasso di patrimoni superiori ai 50 milioni di franchi. È una proposta insidiosa: 50 milioni è una cifra enorme per il cittadino comune e la campagna avrà toni qualunquisti mai visti». Tornando al ‘mala tempora currunt’, Petruzzella non ha fatto mancare una frecciatina alla politica ticinese. «Partecipo a eventi pubblici da anni dove i sindaci di Lugano, quello attuale ma anche il suo predecessore, si lamentano del fatto che la piazza finanziaria luganese una volta pagava 50 milioni di tasse ogni anno mentre ora ne garantisce solo 15. Quello che ci si dimentica di dire – sottolinea il presidente dell’Abt – è che la piazza finanziaria ha assicurato mezzo miliardo in dieci anni. Soldi che sono stati spesi, quando magari si potevano anche investire». Guardando al futuro, «le conoscenze e i servizi del settore bancario elvetico restano di altissimo livello. Ma è indubbio che le altre piazze finanziarie stanno chiudendo il gap. Queste piazze crescono e lo fanno a un ritmo maggiore del nostro. La competizione resterà feroce e non possiamo dormire sugli allori. Ci aspettano sfide importanti, come quella del digitale, e dobbiamo farci trovare pronti».

Tra i temi che attendono il mondo bancario ticinese c’è quello del ricambio generazionale. «Stiamo attraversando una fase delicata – segnala Franco Citterio, direttore dell’Abt –. Il 42 per cento degli impiegati bancari in Ticino ha più di 50 anni. Ciò vuol dire che nei prossimi anni ci saranno cambiamenti importanti. Sfide da affrontare ma anche possibilità da cogliere». In ogni caso, aggiunge Citterio, «il mondo bancario gode ancora di una buona immagine e reputazione tra i giovani lavoratori».

 

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