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“Ho cercato di portare il sano pragmatismo piacentino a Roma, una delle sfide che stiamo portando avanti è far capire sempre di più al governo che il nostro è un mondo fondamentale e che le leggi vanno fatte a misura di piccole e medie imprese”. Il presidente nazionale di Confapi Industria, il piacentino Cristian Camisa, ha evidenziato l’impegno profuso negli ultimi anni dall’associazione di categoria e i risultati ottenuti a livello nazionale ed europeo. Lo ha fatto durante l’assemblea di Confapi Industria Piacenza l’11 giugno all’Università Cattolica, prendendo la parola nel corso di una delle due tavole rotonde insieme a Francesca Alicata, capo delle relazioni esterne di Simest, e a Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di strategia e imprenditorialità alla SDA Bocconi School of Management. Prima, un altro confronto tra il vicepresidente di Confapi Industria Piacenza Vincenzo Cerciello e gli assessori allo sviluppo economico di Emilia Romagna, Vincenzo Colla, e Lombardia, Guido Guidesi. L’attenzione di Camisa si è concentrata sulle piccole e medie imprese, parte preponderante delle aziende di Confapi e di quelle regionali: su 400mila imprese totali, come ha ricordato Colla, il 95% sono piccole e medie e hanno non più di quindici dipendenti.

Camisa ha spiegato l’iter che ha portato al decreto per Industria 5.0. “A Palazzo Chigi, nella prima riunione della cabina di regia – ha detto il presidente di Confapi – feci presente al ministro Raffaele Fitto che nei programmi, oltre al Pnrr e a Transizione 5.0, non c’era nulla per la piccola e media industria, ma solo per il pubblico e per la grande e grandissima industria. La nostra proposta fu di mutuare il modello di Industria 4.0, dicemmo al ministro che per noi il modello vincente era il credito d’imposta, semplice, intuitivo, già conosciuto e soprattutto funzionava. Il ministro Fitto è stato molto bravo, è andato in Europa e ha ricontrattato gli interventi: il risultato è stato Repower Eu, con 6,3 miliardi di euro all’anno per due anni. Sappiate che se questi interventi oggi ci sono sicuramente è merito del governo ma soprattutto di Confapi, che è stata l’unica associazione a fare questa proposta concreta”. La difficoltà per le imprese, a Piacenza come in Italia, resta quella del reclutamento. “Viviamo un inverno demografico – ha osservato Camisa – oggi il nostro centro studi ha stimato più di un milione di persone che saremmo disponibili ad assumere ma che non riusciamo a trovare. Nell’ultima indagine congiunturale, oltre il 60% delle nostre imprese non trovano personale: avremmo la possibilità di crescere maggiormente ma non lo possiamo fare”.

IL PIANO MATTEI – Alla sollecitazione del giornalista Michele Rancati, che ha moderato l’incontro, Camisa ha spiegato il progetto avviato da Confapi insieme agli industriali tedeschi per formare nuovi lavoratori nei paesi africani. “All’interno della cabina di regia del Piano Mattei – ha detto Camisa – abbiamo proposto un sistema di immigrazione completamente differente da quello che oggi vediamo, con necessità che partano dalle nostre piccole e medie industrie e che arrivino direttamente in Africa con una sessione di formazione sulle specifiche esigenze delle nostre imprese. Una seconda sessione di formazione è prevista all’interno delle nostre associazioni per mettere a disposizione poi delle nostre industrie. Per dare concretezza a questa idea abbiamo firmato, la scorsa settimana, nell’assemblea nazionale, con la piccola e media industria tedesca un accordo di collaborazione attraverso il quale innanzitutto avremo una collaborazione a 360 gradi per abbattere i confini geografici per uno sviluppo del sistema industriale, ma soprattutto sul tema africano: loro (i tedeschi, ndr) sono già presenti in nove paesi con influenza su venticinque, con quest’accordo già a partire da questo mese anche Confapi Industria potrà cominciare a lavorare su questi paesi, formare il personale e metterlo a disposizione delle nostre aziende. Sicuramente non è la risoluzione del problema ma, come sempre, in maniera pragmatica, cerchiamo di dare una soluzione a una domanda pressante del nostro sistema industriale”. Una strada che Carlo Alberto Carnevale Maffè definisce giusta “perché il capitale umano è la chiave della trasformazione”. “Le Pmi devono essere portate su una piattaforma di produttività che colmi questo ritardo ormai ventennale che abbiamo, bisogna fare formazione permanente”, sostiene il docente, che punta tutto sulla formazione. “Mandate i vostri collaboratori a studiare sempre, per tutta la vita, viste le rivoluzioni tecnologiche che abbiamo, altrimenti il declino produttività è irrecuperabile”.

NON C’È MANIFATTURA SENZA SERVIZI “I SALARI VANNO AUMENTATI” – “Il mondo sta uscendo dalla crisi – ha osservato Carnevale Maffè – anche il Pil dell’Europa, che fa fatica, è leggermente al rialzo quest’anno con una produttività e un’occupazione in crescita. E questo è paradossalmente un problema, abbiamo l’occupazione in crescita ma il capitale umano insufficiente. Torno all’idea di integrazione come patto fondamentale di cittadinanza: l’Europa è tornata nel 2024 per la prima volta dopo il buco del 2021-23 ad essere esportatore netto. La nostra esportazione non va male, rispetto alla crescita che ha fatto la Cina e a quella sistematica di Europa e Stati Uniti, noi siamo messi in ripresa con l’Italia che ha fatto meglio degli altri paesi d’Europa in questi quattro anni dopo il Covid, anche per gli investimenti, grazie a Industria 4.0 che ha sicuramente aiutato. Ho ricevuto pochi minuti fa la bozza di Industria 5.0: questa quota di investimenti ha aumentato la produttività del sistema paese e delle Pmi come nessun’altra cosa in vent’anni. L’appello che faccio è molto chiaro: sfruttate il decreto Industria 5.0 perché è sicuramente un indirizzo di fondamentale importanza. Nel 2023 l’Italia non è andata benissimo, siamo leggermente cresciuti ma abbiamo fatto peggio di Francia e Spagna, meglio della Germania che ha più problemi di noi. L’export italiano, secondo i dati Istat di stamattina, non sta andando benissimo nel primo trimestre di quest’anno e paradossalmente al Sud sta andando meglio del Centro-Nord. Questo mi fa riflettere: in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, motore dell’esportazione italiana, nel primo trimestre 2024, si registra un -3, -4 e -5%. Non è una buona notizia, ma in questo quadro la provincia di Piacenza è record italiano. Complimenti a voi che tenete alto l’onore dell’export italiano. C’è un tema fondamentale che riguarda il personale: l’industria in questi trent’anni ha perso mezzo milione di addetti, pur avendo aumentato la produttività più dei servizi, che hanno preso tre milioni e mezzo di addetti ma sono ancora inchiodati al palo: significa che non c’è abbastanza tecnologia, informatica e supporto della burocrazia. Il gap di produttività dal 1992 al 2022: l’Italia ha perso produttività rispetto ai grandi competitor mondiali e lo ha fatto soprattutto nei servizi; quindi, per quanto la cultura manifatturiera sia importante, ricordiamoci che non c’è manifattura senza i servizi, tra cui la pubblica amministrazione. E questa scarsa produttività si riflette in scarsi salari: possiamo fare tutti i decreti del mondo, ma i miei studenti se devono guadagnare 1200 euro al mese non vengono a lavorare. E per aumentare i salari non servono i decreti della politica, serve la capacità delle imprese di aumentare produttività e funzionalità”. Piacenza, secondo Carnevale Maffè, ha ottime potenzialità per l’internazionalizzazione. “Piacenza è il porto di Palos da cui partire – ha detto l’economista facendo un paragone con l’avventura di Cristoforo Colombo verso le Americhe – serve chiedere qualche fondo a Isabella d’Aragona e poi partire alla scoperta di nuovi mercati”.

VERSO NUOVI ORIZZONTI – Per l’apertura delle imprese verso nuovi orizzonti, un supporto importante è quello dato da Simest, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti che da più di trent’anni supporta l’internazionalizzazione delle imprese italiane con un focus particolare sulle Pmi. “Seguiamo tutto il ciclo di internazionalizzazione di un’azienda italiana – ha spiegato Francesca Alicata – gestendo fondi pubblici per conto del Ministero per gli Affari Esteri. Nell’ultimo piano strategico 2023-25 abbiamo inserito elementi importanti come quello della transizione ecologica e digitale, che abbiamo calato all’interno dei nostri strumenti, e quello dell’apertura verso le filiere produttive, cioè aziende che non hanno un export diretto. I nostri strumenti sono alla portata anche di chi non ha l’export nel proprio bilancio. Recentemente abbiamo aperto alcune sedi all’estero, qualche mese fa a Belgrado in Serbia per supportare le aziende che hanno interesse nei Balcani occidentali, e poi in Egitto, al Cairo. Seguirà un’apertura in Vietnam, poi in Brasile e negli Stati Uniti. Abbiamo poi messo a disposizione per le aziende innovative un fondo che gestiamo in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti. I finanziamenti agevolati, ossia lo strumento che in questo momento supporta maggiormente le Pmi, sono finanziamenti di scopo con una durata dai quattro ai sei anni e un tasso d’interesse dello 0,5% per tutta la durata. Un vantaggio importante. Inoltre, premiamo le aziende più virtuose, che hanno certificazioni di sostenibilità, dando una piccola parte a fondo perduto. Le aziende possono richiedere i finanziamenti anche tramite il nostro sito web”. (fp)



 

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