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Il DL 124/2023 (c.d. Decreto Sud), recante disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonché in materia d’immigrazione, approvato lo scorso 7 settembre dal Consiglio dei Ministri, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 219 del 19 settembre ed è in vigore dal 20 settembre 2023.

“ZES unica” dal 2024

In ottica di un rilancio dell’economia delle regioni del Sud Italia, al Capo III del suddetto decreto-legge, sono introdotte disposizioni che istituiscono, a decorrere dal 1° gennaio 2024, la nuova Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno, denominata “ZES unica”, comprendente i territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna, la quale sostituirà le attuali otto Zone economiche speciali istituite nei territori del Mezzogiorno.

Per completezza, occorre precisare che, per Zona economica speciale (ZES) s’intende una zona delimitata del territorio dello Stato nella quale l’esercizio d’attività economiche ed imprenditoriali da parte delle aziende già operative e di quelle che s’insedieranno, può beneficiare di speciali condizioni in relazione agli investimenti ed alle attività di sviluppo d’impresa.

In sostanza, con il nuovo decreto-legge s’introduce un nuovo sistema di governance della “ZES unica” e, a tal proposito, l’art. 10 ne disciplina l’organizzazione, prevedendo che, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, venga istituita la Cabina di regia ZES, con compiti d’indirizzo, coordinamento, vigilanza e monitoraggio, presieduta dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione ed il PNRR.

Sempre presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, è prevista l’istituzione, alle dirette dipendenze del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione ed il PNRR, della «Struttura di missione ZES» che è rinnovabile fino al 31 dicembre 2034. Il Piano strategico della “ZES unica” avrà durata triennale e definisce, anche in coerenza con il PNRR, la politica di sviluppo della stessa.

Credito d’imposta “ZES unica”

All’interno dell’area ZES, le aziende già operative e quelle che s’insedieranno, potranno beneficiare di diverse tipologie di vantaggi (speciali condizioni), tra i quali un credito d’imposta per l’acquisizione dei beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive.

A tal proposito, l’art. 16 del DL in esame, prevede che, per l’anno 2024, alle imprese che effettuano l’acquisizione dei beni strumentali (nuovi macchinari, impianti ed attrezzature varie destinati a strutture produttive già esistenti o che vengono impiantate nel territorio), nonché all’acquisto di terreni ed all’acquisizione, alla realizzazione, ovvero all’ampliamento d’immobili strumentali agli investimenti, destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni del Mezzogiorno elencate in precedenza, sia concesso un contributo, sotto forma di credito d’imposta.

È, altresì, previsto che, alle imprese attive nel settore della produzione primaria, della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli, nonché nel settore della pesca e dell’acquacoltura, le quali effettuano l’acquisizione di beni strumentali, gli aiuti siano concessi nei limiti ed alle condizioni previsti dalla normativa europea in materia di aiuti di Stato nei settori agricolo, forestale e delle zone rurali ed ittico.

Per le suddette finalità, quindi, sono agevolabili gli investimenti, facenti parte di un progetto d’investimento iniziale, relativi all’acquisto, anche mediante contratti di locazione finanziaria, dei beni sopra descritti. Il valore dei terreni e degli immobili non può superare il 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato.

Il credito in questione, invece, non si applicherà ai soggetti che operano nei settori dell’industria siderurgica, carbonifera e della lignite, dei trasporti e delle relative infrastrutture, della produzione, dello stoccaggio, della trasmissione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, della banda larga, nonché ai settori creditizio, finanziario e assicurativo.

L’agevolazione non si applicherà, inoltre, alle imprese che si trovano in stato di liquidazione o di scioglimento ed alle imprese in difficoltà, come definite dall’art. 2, punto 18 del Reg. (UE) 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014.

Fermo restando il limite complessivo di spesa definito, per l’anno 2024, con decreto del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR (da adottarsi entro il 30 dicembre 2023), il credito d’imposta in commento è commisurato alla quota del costo complessivo dei beni acquistati o, in caso d’investimenti immobiliari, realizzati dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024, nel limite massimo, per ciascun progetto d’investimento, di 100 milioni di euro.

Per gli investimenti effettuati mediante contratti di locazione finanziaria, si assume il costo sostenuto dal locatore per l’acquisto dei beni; tale costo non comprende le spese di manutenzione.

Non sono agevolabili i progetti d’investimento d’importo inferiore a 200.000 euro.

Le disposizioni del decreto-legge specificano, altresì, che se i beni oggetto dell’agevolazione non entrano in funzione entro il secondo periodo d’imposta successivo a quello della loro acquisizione o ultimazione, il credito d’imposta è rideterminato escludendo dagli investimenti agevolati il costo dei beni non entrati in funzione.

Se, entro il quinto periodo d’imposta successivo a quello nel quale sono entrati in funzione, i beni sono dismessi, ceduti a terzi, destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa, ovvero destinati a strutture produttive diverse da quelle che hanno dato diritto all’agevolazione, il credito d’imposta è rideterminato escludendo dagli investimenti agevolati il costo dei beni anzidetti.

Per i beni acquisiti in locazione finanziaria, le disposizioni in commento si applicano anche se non viene esercitato il riscatto.

Riguardo all’utilizzo del credito d’imposta, le disposizioni contenute nel citato art. 16 specificano che esso è cumulabile con aiuti de minimis e con altri aiuti di Stato che abbiano ad oggetto i medesimi costi ammessi al beneficio, a condizione che, tale cumulo, non porti al superamento dell’intensità o dell’importo d’aiuto più elevati, consentiti dalle pertinenti discipline europee di riferimento.

Ai fini del riconoscimento dell’agevolazione, le imprese beneficiarie dovranno mantenere la loro attività nelle aree d’impianto, ubicate nelle zone assistite nelle quali è stato realizzato l’investimento oggetto di agevolazione, per almeno cinque anni dopo il completamento dell’investimento medesimo.

Il bonus potrà essere utilizzato esclusivamente in compensazione e dovrà essere indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di riconoscimento del credito e nelle dichiarazioni dei redditi relative ai periodi d’imposta successivi fino a quello nel quale se ne conclude l’utilizzo.

Fonte: DL 124/2023 (GU 19 settembre 2023 n. 219)

 

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