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In Tunisia un hub sull’Intelligenza Artificiale per lo Sviluppo Sostenibile che fungerà da catalizzatore degli ecosistemi di Intelligenza Artificiale nel continente africano. In Kenya lo sviluppo della filiera dei biocarburanti, sulla scia del progetto avviato dall’Eni in quel Paese per la produzione di olio vegetale nella contea di Makueni. E in Egitto, sempre la società del cane a sei zampe ha annunciato investimenti per 7,7 miliardi di dollari in quattro anni per rafforzare i progetti energetici locali. Sottovalutato o forse temuto dai partner europei, il Piano Mattei per l’Africa lanciato dal governo Meloni raccoglie invece consensi, sostegni finanziari e contratti. Aumentano i progetti in campo e i nove Paesi pilota coinvolti da Palazzo Chigi potrebbero crescere di numero già nei prossimi mesi. Piace il modello alla pari promosso e ribadito in ogni circostanza dalla premier a proposito dell’impostazione di fondo del Piano, la spinta agli investimenti e agli accordi nel continente più giovane del mondo strettamente connessa all’esigenza di tutelare e rispettare le identità locali. Il resto lo fa l’affidabilità delle imprese italiane nel mondo, una garanzia di qualità, tecnologia e innovazione che all’estero viene puntualmente riconosciuta e apprezzata, di sicuro molto più che in Italia. C’è solo l’imbarazzo della scelta per documentarlo: in Brasile dove l’energia è già proveniente all’80% da fonti rinnovabili l’Enel è diventato il primo distributore di energia e il primo operatore di eolico e fotovoltaico. In Qatar ci sarà anche Eni nel più grande progetto al mondo di gas naturale liquefatto. E sono almeno 110 i Paesi in cui Webuild, colosso delle infrastrutture della mobilità ha realizzato almeno un progetto tra dighe e centrali idroelettriche, strade e autostrade, ponti, ferrovie, metropolitane.

I manager 

L’Italia competitiva è questo e molto altro: non a caso al G7 pugliese su invito della premier c’erano anche Flavo Cattaneo, Ad di Enel, Fulvio De Scalzi, Ad di Eni, e Dario Scannapieco, Ad di Cassa Depositi e Prestiti a discutere di infrastrutture e di energia con i grandi del mondo, interlocutori strategici per progetti che rafforzano il senso del cambio di paradigma dell’Italia nel mondo. Del resto, Sace, che sostiene gli investimenti italiani all’estero, solo in Africa ha supportato progetti in infrastrutture, tecnologie ed energia per 5 miliardi di euro, come sottolinea l’Ad Alessandra Ricci sempre al G7.

Da qui, dagli incontri organizzati a margine del vertice dei 7 Grandi arrivano, puntuali, nuove conferme della credibilità italiana. Il Piano Mattei incassa, ad esempio, l’appoggio della Banca mondiale: dal faccia a faccia tra Giorgia Meloni e il presidente Ajay Banga scaturisce una dichiarazione d’intenti che fornisce un quadro per iniziative di co-progettazione e co-finanziamento nei settori prioritari di intervento del Piano Mattei e dell’attività della Banca Mondiale. Ancora più concreta è l’intesa con la Banca africana di sviluppo (AfDB), «principale partner finanziario strategico del Piano Mattei», conferma Palazzo Chigi. Una collaborazione, spiega la premier italiana, che «assicurerà il sostegno allo sviluppo di iniziative che coinvolgeranno il settore pubblico e privato africano, stimolando ulteriori opportunità per le imprese italiane». E il presidente della Banca, Adesina, conferma: «Il nostro partenariato genererà impatti significativi in termini di sviluppo in tutti i Paesi africani, amplierà l’accesso all’energia, affronterà il cambiamento climatico, sosterrà la sicurezza alimentare, potenzierà i servizi sanitari, e migliorerà le competenze e i posti di lavoro per i giovani. Tutto ciò contribuirà a creare maggiori opportunità economiche in Africa e ad arginare le spinte migratorie». Dalle parole ai fatti: l’accordo prevede l’istituzione di un Fondo speciale multidonatori al servizio del Piano Mattei per l’Africa e del Processo di Roma su migrazione e sviluppo. «Il Fondo – spiega Palazzo Chigi – mira a investimenti ad alto impatto allineati alle problematiche climatiche in settori strategici chiave a sostegno di entità sovrane in Africa. Grazie alla sua natura multidonatori, il Fondo sarà in grado di attrarre altri partner internazionali così da unire le forze e fare leva sui finanziamenti». L’Italia ha annunciato un impegno iniziale di 130 milioni di dollari in sovvenzioni e prestiti altamente agevolati, unitamente a un ulteriore impegno da parte degli Emirati Arabi Uniti. Il Gruppo della Banca africana di sviluppo si è impegnato a corrispondere risorse proprie pari almeno ai contributi erogati dal Fondo per ciascun progetto. I settori prioritari sono l’energia, l’acqua, l’agricoltura, la sanità, l’istruzione e la formazione, e le infrastrutture fisiche e digitali. È stata altresì decisa una piattaforma comune per promuovere gli investimenti del settore privato (Piattaforma di crescita e resilienza per l’Africa) per mobilitare capitale netto destinato ai fondi regionali che finanzieranno attività imprenditoriali a sostegno della creazione di posti di lavoro in Africa. Cassa Depositi e Prestiti ha già manifestato l’intenzione di catalizzare fino a 820 milioni di dollari distribuiti su un orizzonte quinquennale insieme ai principali partner africani e internazionali, mentre Cdp e il Gruppo della Banca africana di sviluppo stanno valutando di stanziare fino a 200 milioni di dollari ciascuno nel medesimo periodo. L’Italia, inoltre, si è già impegnata a erogare fino a 45 milioni di dollari all’Alleanza per le infrastrutture verdi in Africa (Agia), un’iniziativa trasformativa promossa dal Gruppo della Banca africana di sviluppo, dall’Unione africana e da Africa-50 e volta a mobilitare 10 miliardi di dollari per sostenere gli investimenti nel settore delle infrastrutture verdi nell’intero Continente africano.

I bilaterali 

L’Italia che traina l’Europa su questa strada emerge in tutta la sua importanza anche dai bilaterali che fanno da corollario all’agenda ufficiale del G7. La solidità dei rapporti commerciali tra Italia e Brasile viene riaffermata, ad esempio, nell’incontro tra Meloni e il presidente Lula, un confronto importante anche per sottolineare il ruolo strategico delle concessioni assegnate ad Enel dal grande Paese sudamericano. Con il presidente dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune, si va più ancora di più nello specifico come a proposito del progetto in via di adozione di agricoltura sostenibile che coinvolgerà il Gruppo agroindustriale italiano controllato da Bonifiche Ferraresi SpA per la concessione strategica di circa 36mila ettari da sviluppare con attività agro-industriali in collaborazione con i partner algerini. Sarà il più grande investimento in agricoltura sostenibile finora dell’Italia nella sponda sud del Mediterraneo. 

Sace ha supportato progetti in infrastrutture, tecnologie ed energia in Africa per 5 miliardi di euro e «questo è il risultato delle grandi potenzialità che abbiamo colto nel continente dall’avvio del Piano Mattei. A conferma del nostro ruolo di catalizzatore di crescita, rafforzeremo la nostra presenza con l’apertura di un nuovo ufficio a Rabat in Marocco», ha detto Ricci. 



 

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