Come noto, dopo un ritardo di un anno e sette mesi, il 23 gennaio 2024 è stato pubblicato il decreto attuativo che regola le modalità di incentivazione per l’energia condivisa destinata alle comunità energetiche e alle configurazioni di autoconsumo collettivo. Successivamente, il 23 febbraio 2024, il MASE ha approvato le regole operative per l’accesso al servizio di autoconsumo diffuso e al contributo PNRR, pubblicate sul sito del GSE.
Siamo partiti, ma in ritardo…
Questo ritardo di 806 giorni rispetto ai 180 previsti inizialmente ci è costato caro. O almeno, sta portando a una serie di ritardi a catena che per la gran parte degli operatori del settore sono considerati inaccettabili, specialmente in un contesto dove la transizione energetica è urgente e dove l’energia condivisa può giocare un ruolo cruciale. Ricordiamoci che le comunità energetiche rinnovabili possono ridurre significativamente i costi energetici e valorizzare quartieri, territori e piccoli comuni, contribuendo a mitigare l’impatto del caro bollette.
Secondo Italia Solare, il decreto permetterà di aggiungere 12 GW di impianti entro il 2030, contribuendo per circa il 15% al raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo del solare fotovoltaico. Ad oggi, secondo i dati del GSE, sono 154 le forme di energia condivisa attive in Italia, tra comunità energetiche rinnovabili e configurazioni di autoconsumo collettivo. Tuttavia, il numero potrebbe essere molto più elevato senza i ritardi burocratici e normativi.
Le analisi condotte da varie organizzazioni, tra cui AESS, Caritas, Become, il programma NextAppenino, AzzeroCO2, ènostra, Legacoop, Enel X, il Comune di Roma, La Sapienza, Regalgrid, Fondazione con il Sud, e Banco dell’Energia, indicano che avremmo potuto avere almeno 400 comunità energetiche rinnovabili in più, coinvolgendo migliaia di famiglie, imprese e altri enti. Tuttavia, molte iniziative sono state bloccate in attesa del decreto incentivi.
Tutti questi dati emergono dall’ultimo report Comunità energetiche rinnovabili in Italia di Legambiente, pubblicato a Marzo 2024.
CER: la fotografia di Legambiente
Secondo le stime fornite dal MASE alla Commissione Europea, le tariffe incentivanti sosterranno circa 210.000 iniziative, coinvolgendo due milioni di aderenti. Il contributo in conto capitale supporterà circa 85.000 progetti di autoconsumo collettivo e comunità energetiche rinnovabili, con un costo annuo di 175 milioni di euro, per un totale di 3,5 miliardi di euro in 20 anni.
Le comunità energetiche che avrebbero potuto svilupparsi in questi anni includono, tra gli altri, 15 progetti della Caritas, 25 della campagna Legambiente, KyotoClub e AzzeroCO2 per i Piccoli Comuni, 55 progetti di ènostra e 105 del programma NextAppennino. Queste iniziative possono ora avanzare grazie al decreto incentivi, realizzando un obiettivo atteso da lungo tempo.
Comunità energetiche: i finanziamenti di PNRR e Regioni
Negli ultimi mesi, nonostante i ritardi, le Regioni hanno svolto un ruolo cruciale nello sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Quasi tutte le Amministrazioni Regionali hanno partecipato attivamente. 15 Regioni hanno emanato Leggi Regionali, di cui tredici hanno stanziato oltre 30 milioni di euro, grazie ai fondi nazionali del PNRR e al bando della Fondazione con il Sud. Inoltre, otto Regioni hanno avviato programmi di finanziamento pubblico, per un totale di più di 34 milioni di euro, con due ulteriori programmi di finanziamento.
I principali destinatari di questi finanziamenti sono gli enti locali, ritenuti i soggetti più adatti a coordinare e mobilitare gli attori locali. Oltre ai finanziamenti pubblici, le Fondazioni bancarie stanno contribuendo significativamente, coprendo i costi di investimento degli enti del terzo settore. Operano sia autonomamente, come la Fondazione con il Sud, sia in collaborazione con le amministrazioni pubbliche.
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