Non solo l’intelligenza artificiale. Da tempo Apple lavora per diventare un player di peso nel mondo dei servizi finanziari. Ma a differenza dell’AI, a un punto di svolta dopo il lancio di Apple Intelligence, l’ingresso della Mela nel settore dei pagamenti procede a rilento. L’azienda di Cupertino ha eliminato il suo servizio di buy now pay later (bnpl), lanciato negli Usa nel 2023 (fonte 9to5Mac).
Apple ha preferito esternalizzare: d’ora in poi i prestiti a rate saranno offerti agli utenti tramite carte di credito e di debito di soggetti terzi. La conferma è arrivata durante la conferenza annuale per gli sviluppatori. All’evento la Mela ha rivelato che il servizio sarà lanciato nel Regno Unito grazie alle banche Hsbc e Monzo, mentre negli Stati Uniti sarà disponibile per i clienti di Citi e di Synchrony e per gli istituti di credito che si servono del fornitore di software Fiserv.
La partnership con Affirm
La big tech ha precisato che gli utenti statunitensi potranno domandare un prestito anche tramite Affirm, uno dei più importanti operatori del bnpl. Il finanziamento potrà essere richiesto al momento del pagamento con Apple Pay e sarà disponibile da settembre, cioè dopo il lancio del nuovo aggiornamento. In questo modo l’azienda di Cupertino punta ancora a espandere la sua rete.
Nessun pericolo invece per gli utenti che hanno aderito in passato al bnpl della Mela: per loro il servizio resterà disponibile. Apple Pay Later consentiva di spalmare gli acquisti tra 50 e mille dollari in quattro rate distribuite nell’arco di sei settimane, senza interessi né commissioni. Il denaro veniva erogato da una controllata, Apple Financing.
L’ingresso nel bnpl era stato considerato una sfida ai big del settore, Klarna e Affirm. Ora Apple si è tirata indietro, o quanto meno ha cambiato strategia appoggiandosi alle banche o alleandosi con i suoi rivali. Un nuovo colpo di scena nell’incursione nel mondo dei pagamenti dopo la fine della partnership con Goldman Sachs nelle carte di credito e nei conti deposito a causa dei costi troppo elevati.
La ritirata dal bnpl si spiega invece con le difficoltà del settore, che non sta vivendo un momento d’oro. Finché i tassi d’interesse erano bassi gli utenti facevano ampio ricorso ai pagamenti dilazionati. Ma dopo la stretta monetaria decisa da Fed e Bce il bnpl è finito sotto pressione.
L’indagine della Commissione Ue
I guai di Apple non sono limitati al mondo del credito. La commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha dichiarato che la Mela ha dei problemi «molto seri» con il Digital Markets Act, il regolamento dell’Ue che punta a garantire la concorrenza leale sulle piattaforme digitali e a frenare lo strapotere delle big tech.
A marzo la Commissione ha aperto un’indagine su Apple, Alphabet e Meta che secondo Vestager si concluderà «presto». Finora è emerso che il gigante di Cupertino avrebbe impedito alle aziende di avvisare gli utenti dell’esistenza di opzioni più economiche per i prodotti o gli abbonamenti fuori dall’App Store. Bruxelles sarebbe pronta ad accusare Apple, che potrebbe adottare delle misure preventive per tranquillizzare la Commissione. In caso contrario la big tech rischia una multa fino al 10% del fatturato annuo. (riproduzione riservata).
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