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In questi giorni di protesta, di presidio e di denuncia dopo l’annuncio degli oltre 300 esuberi della ditta Mozarc Biomedical (ex Bellco), di Mirandola, non è emerso, almeno ufficialmente, un elemento sostanziale, riguardante i soldi, anche pubblici, che l’azienda ha ricevuto negli ultimi anni per finanziare programmi di investimento e sviluppo, anche occupazionale, presso la sede operativa di via Camurana a Mirandola. In particolare ne ricordiamo uno: l’accordo operativo che nel 2020, portò la Regione Emilia-Romagna a firmare con l’azienda (che da giorni vede il presidio dei lavoratori davanti ai cancelli dello stabilimento), un programma di investimento che l’impresa si era impegnata a realizzare per un valore totale (riferito a tutte le spese, anche quelle non finanziabili) di euro 4.633.600. All’interno del quale era specificato nero su bianco (leggiamo testualmente).

‘l’impegno vincolante a generare una occupazione addizionale in Emilia-Romagna entro l’anno a regime pari a 20 unità lavorative (ULA), di cui 8 in possesso di diploma di laurea o titoli superiori, calcolate come incremento del dato occupazionale medio dell’anno di bilancio 2018’. L’anno a regime era inteso come quello successivo alla stipula del progetto, ovvero quello che si sarebbe concluso il 31 dicembre 2021.

Entro tale data – specificava l’accordo con la Regione – si sarebbe dovuto concretizzare il progetto per la ‘Realizzazione di innovative fibre cave per trattamenti dialisi e definizione del processo produttivo – CLEARUM’. con un investimento ammissibile da 2.810.601 e con un finanziamento concedibile dalla Regione di 1.117.670.

E’ doveroso ribadire e specificare che si tratta di un finanziamento orientato ad uno specifico progetto relativo al comparto della ricerca e dello sviluppo (limitato anche nei numeri quantomeno rispetto ad un reparto produttivo), al quale si riferiscono anche obiettivi ed impegni vincolanti rispetto all’aumento dell’occupazione (che non riguarderebbe quindi le linee produttive interessate dagli esuberi), ma è quanto meno ovvio chiedersi, anche alla luce delle ultime pesanti vicende in termini occupazionali e di prospettiva di un sito produttivo così importante anche per l’indotto, quanto questo programma di investimenti abbia inciso realmente sull’azienda nel suo complesso soprattutto in termini di prospettiva. Non solo nello specifico del settore della ricerca ma, più in generale, sul futuro del complesso di via Camurana che non può e non deve essere considerato come una somma di compartimenti stagni, soprattutto quando si parla di occupazione.

In sostanza, di fronte quanto accaduto, e alla luce di tale piano di investimenti, era quantomeno chiara, sicuramente agli occhi della Regione, la volontà, da parte direttamente dell’azienda, di puntare sul settore della ricerca e dell’occupazione.
Leggiamo testualmente dall’accordo: ‘L’Impresa si impegna nei confronti della Regione a:
– realizzare l’impegno occupazionale proposto, pena la revoca totale o parziale del contributo in caso di raggiungimento di una occupazione inferiore rispetto a quella prevista (secondo quanto stabilito dall’art. 12, comma 7 e 9, del Bando), mantenendolo per almeno 5 anni dalla data del completamento del Programma.
Impegni precisi e di prospettiva per quanto riguarda l’occupazione, pur con il distinguo di riguardare uno specifico ambito, quello relativi ai progetti di ricerca sviluppo da 20 unità (quello che tra l’altro non sarebbe interessato dal tema degli esuberi), ma che non possono, almeno in linea di principio, soprattutto se si tratta di investimenti pubblici, prescindere dalla cornice occupazionale dell’intero stabilimento, soprattutto nel momento in cui lo stessa azienda è oggetto di un finanziamento di oltre un milione di euro pubblici per il proprio sviluppo. Si tratta di aspetti che, crediamo, meritino un chiarimento, sia da parte dell’azienda, sia da parte del Presidente Bonaccini e della Regione. Per completare un quadro, anche informativo e non solo di politica industriale, relativo ad una vicenda che, stando anche solo a questo documento, avesse già delle premesse forti.

Il finanziamento diretto dell’azienda al settore della ricerca, ed il contributo pubblico della Regione a quel singolo settore (e non a quelli interessati dagli esuberi), già presupponeva evidentemente una linea strategica dell’azienda stessa che quantomeno alla Regione, come ente che finanziava direttamente l’azienda stessa per specifici progetti, presumiamo fosse nota. E, anche se non ufficialmente, quanto meno nei fatti, era percepibile (ancora prima che diventasse ufficiale nel comunicato dell’azienda di alcuni giorni fa nel quale venivano sanciti i 300 esuberi), dalle stesse lavoratrici che dal presidio, hanno più volte ricordato, nelle testimonianze da noi raccolte, quanto negli ultimi 2-3 anni, erano evidenti le difficoltà dell’azienda in riferimento ai settori della produzione ed in particolare quello dei filtri. Oggi il presidio davanti all’azienda, trasformato per tempistica anche in scenario elettorale, continua. In attesa che dalle istituzioni arrivino risposte di merito e di prospettiva, magari ancora prima dei tavoli di crisi convocati in Regione, il 26 giugno, e al ministero, il 9 luglio.

Gianni Galeotti

 

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