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Cantieri fermi per via della stretta al superbonus e città disseminate di incompiute. È il quadro prospettato dalla presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) Federica Brancaccio, in occasione dell’assemblea annuale.

“Ci sono già 7 miliardi di lavori fermi che rischiano di lasciare scheletri urbani – dice -. Grazie anche al superbonus l’Italia nel 2021-2022, ha avuto una crescita superiore alla Cina, (+12,3 Pil contro il loro +11,3), ma negli ultimi due mesi i lavori da completare restano fermi a 7,2 miliardi, a testimonianza delle difficoltà che imprese e i cittadini stanno incontrando per terminare i lavori. I sette miliardi di cui parliamo nella relazione – precisa – si riferiscono ai cantieri ancora da completare, in cui vediamo fortissimi rallentamenti. Si rischia di lasciare scheletri urbani in giro per le nostre città e famiglie e imprese in gravi difficoltà”.

38 milioni di euro per un solo condominio: le ultime follie del Superbonus

Per la presidente Ance il superbonus 110% è “il più grande indiziato di sperpero pubblico degli ultimi anni. Sono stati usati toni aspri e talvolta poco istituzionali – dice Brancaccio – che hanno evidenziato solo gli aspetti negativi di una misura che nel biennio 2021-2022 ha consentito all’Italia di crescere a ritmi superiori a quelli della Cina (+12,3 Pil contro il loro +11,3). A che prezzo si dirà. Certo troppo alto e con grandi sprechi che però potevano essere evitati se fossimo stati ascoltati. Abbiamo chiesto, fin da subito, regole per impedire alle imprese non qualificate l’accesso alle risorse. Allo stesso modo siamo stati fautori di un sistema di controlli, pesantissimo per le imprese, però necessario a ridurre al massimo le frodi. Non a caso il numero maggiore di irregolarità riguarda i bonus per i quali questi controlli non erano obbligatori”. 

“La stragrande maggioranza delle imprese non è pagata nei tempi previsti, fino a due anni di ritardo”, denuncia la presidente dell’Ance. “Per il caro materiali si è ancora in attesa dei ristori del primo semestre 2022. Ci viene il dubbio che quei soldi non ci siano più. E per il 2024 pare siano già finiti, mentre servirebbero 1,5 miliardi in più”, precisa avvertendo che “così si rischia la paralisi”.

L’auspicio dei costruttori è quello di chiudere i conti con il passato “affidandoci a studi seri e indipendenti che ci dicano finalmente cosa ha funzionato e cosa certamente no. Questo ci aiuterà in prospettiva, perché se la stagione del superbonus è finita, quella della riqualificazione degli edifici è appena iniziata”.

Banca d’Italia “Col Superbonus più costi che benefici”

Secondo le ultime stime della Banca d’Italia il bonus facciate e il superbonus 110% sono costati 170 miliardi di euro nel periodo 2021-23 ma “i benefici per il complesso dell’economia in termini di valore aggiunto sono stati più bassi rispetto ai costi sostenuti per le agevolazioni”. Nel dossier “L’impatto economico degli incentivi fiscali alle ristrutturazioni edilizie” Bankitalia sottolinea che le misure sono state introdotte dalla seconda metà del 2020 “con l’obiettivo di stimolare il settore delle costruzioni attraverso investimenti mirati a migliorare l’efficienza energetica e le caratteristiche antisismiche ed estetiche degli edifici residenziali”. La spesa sostenuta, pari a 170 miliardi di euro, è pari a circa il 3 per cento del pil in media d’anno, ricorda Bankitalia. “Si stima che circa un quarto della spesa relativa agli investimenti sussidiati (oltre 45 miliardi) sarebbe stata effettuata anche in assenza degli incentivi. Questo risultato implica che il moltiplicatore fiscale sia stato inferiore all’unità, ossia che i benefici per il complesso dell’economia in termini di valore aggiunto siano stati più bassi rispetto ai costi sostenuti per le agevolazioni”, scrive Palazzo Koch.

Il nuovo decreto Superbonus

Intanto è diventato legge un nuovo decreto sul Superbonus, che ha stretto ancora di più le maglie per ottenere l’agevolazione. Sin dal suo insediamento la linea del Governo Meloni è stata quella della riscrittura dei bonus edilizi con modifiche sempre più stringenti. Tra ultime novità c’è il cosiddetto “spalma crediti” da quattro a dieci anni per le spese legate ai bonus edilizi sostenute dal gennaio 2024 (con effetto, quindi, retroattivo). C’è poi lo stop da gennaio 2025 alla compensazione per banche e assicurazioni dei crediti da bonus edilizi con i contributi Inps e Inail.

Nel decreto c’è anche un ulteriore taglio dello “sconto” per i lavori di ristrutturazione. L’aliquota della detrazione per interventi di recupero edilizio e di riqualificazione energetica si riduce. Il bonus per il 2024 è al 50%, con un tetto di spesa detraibile di 96mila euro. Dal 2025 scende al 36% con un tetto di 48mila euro. Dal 2028 si riduce ancora al 30%. Sono esclusi solo gli “interventi di sostituzione del gruppo elettrogeno di emergenza esistente con generatori di emergenza a gas di ultima generazione”. È stata affidata poi ai Comuni la possibilità di effettuare controlli anti frode nell’applicazione delle agevolazioni fiscali edilizie (trattenendo fino al 50% di quanto recuperato).

 

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