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Alluvioni, grandinate e gelate tardive. Poi le elevate temperature e l’allarme siccità nel sud Italia, con la Sicilia che è attualmente la Regione più colpita. Il clima da diversi anni falcidia l’agricoltura e i danni che vengono causati poi presentano il conto: il vino è il settore che, nel 2023, ne ha sofferto di più, registrando una diminuzione della produzione in volume del -17,4% sull’anno precedente, secondo l’ultimo report Istat sull’andamento dell’economia agricola. Il comparto soffre, ma non è l’unico: negativi i dati anche per l’olio d’oliva (-3%), la frutta (-11,2%), il florovivaismo (-3,9%), le attività di supporto dell’agricoltura (-1,6%) e il comparto zootecnico (-0,9%). In generale, la produzione e il valore aggiunto del settore agricoltura, silvicoltura e pesca si riducono nel 2023, rispettivamente, dell’1,8% e del 2,5% in termini reali. A risentirne è anche l’occupazione che registra una flessione del 2,4%. Gli investimenti sono scesi sia in valore (-2,6%) che in volume (-1,5%).
Come scrive l’Istituto Statistico, la produzione vinicola ha sofferto tagli che l’hanno fatta tornare ai livelli del 2017: “se il caldo e l’assenza di precipitazioni hanno influito positivamente sulla qualità delle uve, il prolungamento di queste condizioni meteorologiche nel periodo autunnale ha causato una consistente riduzione del raccolto”. Il calo produttivo più rilevante si è avuto in Abruzzo (-55,2%) e pesanti perdite si sono registrate anche nelle regioni Marche (-38,4%), Puglia (-34,2%), Umbria (-30,7%), Lazio (-30,2%), Campania (-30,0%) e Toscana (-24,3%). Gli unici incrementi nei volumi di produzione si hanno in Liguria, Emilia-Romagna, Molise, Calabria e Basilicata.
La produzione a livello nazionale del settore oleario, invece, è stata inferiore alla media degli ultimi anni, con risultati piuttosto differenziati sul territorio. Il clima fresco e umido durante la fioritura ha compromesso i raccolti in molte zone del Centro: tuttavia, le prolungate alte temperature della seconda parte dell’anno hanno favorito il controllo dei patogeni tipici dell’ulivo, che, negli ultimi anni, avevano causato molti danni, soprattutto al Meridione. I risultati positivi registrati nelle regioni del Sud (+3,4% in Calabria, +3,2% in Campania, +1,6% in Puglia) non sono stati sufficienti, però, a compensare la consistente riduzione dei volumi riscontrata al Centro (-32,8% in Umbria, -22,9% nelle Marche, -18,3% in Toscana, -11,2% nel Lazio). E dopo l’andamento positivo del 2022, la produzione di frutta ha subito nel 2023 l’impatto dei fenomeni climatici estremi, soprattutto grandinate e gelate tardive, che hanno caratterizzato la prima parte dell’anno. Tutte le principali colture ne hanno sofferto, in particolare pere, ciliegie, nettarine, susine e albicocche, e quasi tutte le regioni di conseguenza hanno registrato ingenti crolli nei raccolti: peggio di tutti è andata al Veneto (-45,2%), seguito da Emilia-Romagna (-42,1%), Toscana (-23,2%) e Lombardia (-20,5%). Tuttavia, la diminuzione della produzione di agrumi è risultata più contenuta (-0,7%), con il dato più negativo registrato in Calabria (-6,6%).
Il calo produttivo del settore zootecnico ha visto una diminuzione soprattutto delle carni bovine (-2,6%) dopo la crescita registrata nell’anno precedente. Tra i derivati, ancora in calo i volumi del latte (-1,1%), oltre alla persistente crisi del miele (-10,9%). Note liete sono l’annata favorevole per piante industriali (+10,2%), cereali (+6,6%) e attività secondarie (+7,2%). Nel 2023 è poi proseguita la crescita dei prezzi alla produzione (+3,9%), ma a tassi più contenuti rispetto all’anno precedente, mentre si è arrestata la corsa dei costi del settore, con i prezzi in diminuzione del 2,5%, soprattutto a partire dalla seconda parte dell’anno.
Il clima, tuttavia, segnala l’Istat, ha frenato l’economia agricola ma non l’agroalimentare. Il valore aggiunto dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco è aumentato del 2,7% in volume, mentre quello del comparto agroalimentare è rimasto sostanzialmente invariato sull’anno precedente (+0,1%). La quota del settore agroalimentare sul totale economia è migliorata, salendo nel 2023 al 4,2% dal 3,8%, grazie ad un rafforzamento del contributo dell’industria alimentare (2% sull’1,6% del 2022). A livello europeo, infine, l’Italia si conferma al secondo posto per valore aggiunto ed al terzo per valore della produzione tra i 27 Paesi dell’Ue, dove il calo medio è stato rispettivamente dello 0,4% e dello 0,8%. Tra i principali Paesi produttori, il calo ha riguardato, in particolare, Grecia (-15,2%), Danimarca (-8,3%) e Spagna (-8,0%), con andamenti negativi registrati anche in Irlanda (-4,4%) e Paesi Bassi (-1,0%); aumenti, invece, in Ungheria (+25,2%), Romania (+15,6%), Francia (+2,9%) e Germania (+2%).


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