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Ci sono 700 milioni a disposizione di chi si aggiudicherà gli impianti di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, soldi che attraverso i contratti di sviluppo incentiveranno le produzioni carbon neutral. Inoltre, ulteriori risorse «potranno giungere dal Fondo di coesione e sviluppo nei limiti che l’ordinamento dell’Unione Europea ci impone». È uno degli annunci più significativi fatti ieri pomeriggio alla Camera dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso, intervenuto sull’ex Ilva nel question time, dove ha risposto alle domande dei deputati Vito De Palma di Forza Italia (sull’indotto di Taranto), Ilaria Cavo di Noi Moderati (sugli investimenti nel gruppo) e Luca Pastorino del Pd (sulle procedure di vendita). I 700 milioni, peraltro, rientrano in un pacchetto più complessivo da 1,7 miliardi, visto che Urso ha citato anche il miliardo di euro messo sul Fondo sviluppo e coesione per l’impianto del preridotto di ferro, che a sua volta alimenterà i futuri forni elettrici del siderurgico.

Il question time di Urso è partito dalle sofferenze economiche dell’indotto. Il ministro ha parlato proprio mentre al Tribunale di Milano il giudice Laura De Simone dichiarava esecutivo lo stato passivo, riconoscendo un totale crediti di 1,558 miliardi. Sull’indotto, Urso ha dato due notizie relativamente a Sace e Mediocredito centrale. La prima: «Sono in corso tutte le necessarie interlocuzioni con Sace per condurre in porto l’operazione di cessione dei crediti pregressi, ormai facenti parte della massa passiva. Per circa la metà di questi, interverrà Sace a breve. Siamo alle verifiche finali. Nel giro di un mese, queste aziende dovrebbero ricevere il 70% del loro credito. Si tratta ovviamente delle aziende strategiche e bancabili».

La seconda notizia: per Mediocredito centrale, «il decreto attuativo è stato adottato il 3 maggio e registrato dalla Corte dei Conti il 4 giugno, quindi la misura è pienamente operativa». Con questo strumento, spiega Urso, si consente «un accesso delle imprese al fondo di garanzia a condizioni agevolate e senza valutazioni di merito creditizio per l’ottenimento di mutui dal sistema bancario». Inoltre, aggiunge, «è stato creato un fondo per abbattere del 50% i tassi di interesse. Possono attualmente fruire di questi benefici le imprese che abbiano impegnato almeno il 35% del proprio fatturato con Acciaierie d’Italia prima del commissariamento». A Sace e Mediocredito centrale si aggiunge il fatto, evidenzia il ministro, «che il Governo ha dato parere favorevole a un emendamento dell’opposizione grazie al quale si è autorizzato lo svincolo di importanti risorse della Regione proprio per il finanziamento di misure di ulteriore sostegno per le imprese dell’indotto. Ci attendiamo dunque che anche la Regione faccia la sua parte. Il quadro delle misure trattate – rileva Urso – è quindi molto corposo ed efficace, come mai prima».

Il ministro conferma: i commissari hanno trovato un’azienda disastrata e con impianti fermi. Con i fornitori pagati dopo un anno, mentre adesso sono pagati a 60 giorni. Se non si fosse intervenuti nel ribaltamento della precedente governance, quella a guida ArcelorMittal con ad Lucia Morselli, l’ex Ilva sarebbe definitivamente saltata. E che la vecchia gestione abbia lasciato macerie, lo si desume anche dai numeri dello stato passivo (i creditori di AdI) dichiarato ieri esecutivo dal giudice Laura De Simone. Ammontavano a 1.763.778.184,57 euro i crediti presentati per la prima udienza al Tribunale di Milano. Il miliardo e 700 milioni era diviso in 11.085.992,04 euro di prededuzioni privilegiate, 1.119.350.568,76 di prededuzioni chirografe, 45.311.957,33 di privilegiati e 588.029.666,44 euro di chirografari. La decisione del giudice ammette allo stato passivo 1.545.846.369,96 euro totali mentre ne esclude 217.919.579,05. La parte ammessa è così distinta: 4.473.061,78 euro di prededuzioni privilegiate, 352.148.079,93 di prededuzioni chirografe, 26.967.638,30 di privilegiati e 1.162.257.589,95 di chirografi.

«Il nostro avvocato Pierfrancesco Lupo – spiega Fabio Greco di Aigi, l’associazione dell’indotto – ci ha comunicato che tutte le domande sono state accolte al 100% delle richieste fatte. Parliamo chiaramente delle imprese rappresentate da Aigi. Anche quelle che in questi giorni sono state valutate separatamente per problematiche diverse e sulle quali abbiamo interloquito con i commissari di Acciaierie in amministrazione straordinaria e i loro consulenti, che sono stati sempre disponibili. Attendiamo ora le risposte da parte della società pubblica Sace per la prosecuzione delle procedure iniziate due mesi fa a salvaguardia dei crediti pregressi. Chiediamo che Sace si sieda al tavolo per rendere esigibile quanto fatto in questi mesi in base alla legge ‘salva indotto’ e rispetto alla messa a disposizione di 120 milioni per le imprese. Il Mimit convochi il tavolo con associazioni, Sace e Mediocredito centrale per dare attuazione a quanto c’è nella legge”. Tornando invece al question time, il ministro ha confermato l’interesse degli investitori stranieri Vulcan Steel, Steel Mont e Metinvest, annunciato 4 milioni di tonnellate in quest’anno (Urso ha parlato di potenzialità) e 6 milioni alla fine del 2025 ed ha infine dichiarato che “nei giorni scorsi i commissari hanno provveduto a tutto ciò che necessita per il riesame dell’Aia, compresa la Valutazione del rischio sanitario”. E che il percorso dell’Aia si sia rimesso in moto lo conferma anche la presenza a Taranto dall’altro giorno del gruppo istruttore guidato dal ministero dell’Ambiente.
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