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Con il decreto direttoriale 19 giugno 2024, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) ha definito, per l’annualità 2024, le modalità e le procedure con cui vengono effettuati i controlli documentali, volti ad accertare la sussistenza delle condizioni soggettive ed oggettive per la concessione ed erogazione dei contributi relativi al cd. “bonus colonnine domestiche”.

Nello specifico, si tratta dei contributi di cui alla lett. f-bis), del comma 1, dell’articolo 2, del D.P.C.M. 6 aprile2022, come introdotta dall’articolo 1, comma 1, lett. a), del D.P.C.M. 4 agosto 2022, nonché il rispetto dei requisiti previsti dal decreto 12 giugno 2024 (si veda sul punto anche l’articolo “Bonus colonnine domestiche: disponibili 20 milioni di euro per l’annualità 2024” del 14 giugno 2024).

L’agevolazione – Per completezza, si ricorda che, il bonus colonnine domestiche, è un contributo pari all’80% del prezzo d’acquisto e posa delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (come ad esempio colonnine o wall box).
Il limite massimo del contributo è di 1.500 euro per gli utenti privati, nonché fino a 8.000 euro in caso d’installazione sulle parti comuni degli edifici condominiali.

Possono beneficiare del contributo, le persone fisiche residenti in Italia ed i condomìni.
Relativamente all’annualità 2024, il decreto del 12 giugno scorso ha definito le procedure per la concessione e l’erogazione dei contributi.

Modalità dell’attività di controllo – Come stabilito dal summenzionato decreto direttoriale del 19 giugno 2024, l’attività di controllo ha ad oggetto l’accertamento della veridicità dei fatti e delle qualità auto-dichiarate nella domanda di concessione ed erogazione del contributo, presentata dai soggetti beneficiari con dichiarazioni sostitutive di atto di notorietà.
Detta attività, riguarda anche la documentazione di spesa e la tracciabilità dei pagamenti rendicontati, nonché il rispetto dei requisiti tecnico-amministrativi previsti per le infrastrutture di ricarica.

I controlli saranno effettuati a campione, nel limite massimo del 10% delle erogazioni effettuate.

Nel caso in cui il campione verificato restituisca una percentuale di revoche deliberate superiore al 30% del campione stesso, l’analisi verrà estesa fino ad un massimo del 20% delle erogazioni effettuate. La popolazione di riferimento, ordinata secondo un criterio cronologico, è suddivisa in gruppi composti da 100 elementi. Da ogni gruppo verrà estratto un elemento ogni 10 domande erogate.

Per ogni domanda soggetta a verifica, Invitalia trasmetterà la comunicazione d’avvio del procedimento, mediante PEC, all’indirizzo indicato in sede di presentazione della domanda d’accesso al contributo. Con la citata comunicazione, qualora i dati e la documentazione trasmessi in sede di presentazione della domanda di concessione ed erogazione del contributo risultino carenti o incoerenti, verranno richiesti, altresì, i necessari chiarimenti e/o integrazioni documentali.

In tal caso, entro dieci giorni dalla ricezione della suddetta comunicazione, pena la revoca del contributo, il soggetto beneficiario trasmetterà a mezzo PEC, all’indirizzo «CRE3@postacert.invitalia.it», in formato “PDF”, la documentazione richiesta.

Il decreto in commento prevede, altresì, che per ogni domanda soggetta a verifica e con l’eventuale ricevimento della documentazione integrativa o i chiarimenti, Invitalia procederà alla verifica documentale volta ad accertare la sussistenza e la permanenza dei presupposti e dei requisiti per il riconoscimento del contributo in questione.

Entro 90 giorni dalla trasmissione della comunicazione citata in precedenza, l’esito positivo del controllo sarà comunicato tramite PEC al beneficiario soggetto a verifica.

Le eventuali integrazioni istruttorie, comporteranno l’interruzione del suddetto termine che ricomincerà a decorrere dalla ricezione della documentazione richiesta.

Infine, il decreto direttoriale in esame, elenca i casi in cui l’accertamento documentale produrrà un esito negativo, ovvero:

  • a) nel caso in cui la documentazione fornita risulti carente, anche a seguito d’integrazione;
  • b) nel caso in cui venga accertato che il soggetto beneficiario in qualunque fase del procedimento abbia reso dichiarazioni mendaci o esibito atti falsi o contenenti dati non rispondenti a verità;
  • c) nel caso in cui risultino insoddisfatti i requisiti e le condizioni disciplinate dal decreto in commento, dal D.P.C.M. 6 aprile 2022 e successive modificazioni ed integrazioni, nonché dal decreto 12 giugno 2024;
  • d) nel caso d’indisponibilità a fornire la documentazione richiesta.

L’accertamento documentale ad esito negativo comporterà, quindi, la revoca parziale o totale del contributo erogato ed il conseguente recupero dell’indebito.



 

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