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In Umbria si ha difficoltà a reperire lavoratori laureati, ma è tra le regioni d’Italia con meno laureati assunti. Le percentuali di difficoltà di reperimento di laureati arrivano al 74% tra il personale medico e paramedico, al 70% tra gli ingegneri elettronici e dell’informazione, al 68% tra i dottori nell’indirizzo ingegneria civile e architettura. E’ quanto emerge dal report realizzato da Unioncamere, utilizzando dati del Sistema Informativo Excelsior (curato da Unioncamere e Anpal) e quelli di AlmaLaurea, dal titolo “Laureati e Lavoro – gli sbocchi professionali dei laureati nelle imprese, Indagine 2023”, che scandaglia a fondo la situazione in tutte le regioni italiane.

«L’Umbria non brilla e anzi è a fondo classifica sulle assunzioni dei laureati – afferma Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria -, eppure le imprese della regione affermano che, in media in oltre un caso su due, hanno difficoltà a trovare i laureati di cui hanno bisogno. Insomma, il mismatch è grande e il report di Unioncamere-Excelsior, molto corposo e approfondito, va studiato a fondo perché può contribuire a mettere in campo innovazioni nelle politiche della formazione e del lavoro. Come va approfondito il perché le imprese umbre non trovano il personale che cercano, visto che risultano di difficile reperimento tipologie di laureati che in Umbria ci sono. Nel senso, mi spiego meglio, di approfondire dove queste imprese cercano il personale, quali canali usano, quali sono i problemi nel reperimento, così da poter mettere in atto una qualche strategia efficace per sciogliere questi nodi. Vorrei sottolineare – aggiunge Mencaroni -, che, benché la crescita sia inferiore al dato nazionale, comunque tra il 2019 e il 2023 le assunzioni di laureati in Umbria sono cresciute da 5mila 284 a 5mila 900, testimoniando un cambiamento, insufficiente ma presente, del sistema imprenditoriale umbro verso livelli di maggiore innovazione qualità. Ma la strada resta lunga, anche se i segnali in questo senso ci sono e, per una parte delle aziende, anche rilevanti. La Camera di Commercio è in prima fila nell’accompagnare e spingere tale cambiamento, mettendo al centro la transizione digitale e quella ecologica».

C’è un paradosso nelle assunzioni di laureati in Umbria da parte delle imprese: da un lato la regione, nel 2023, è la terzultima per percentuale di assunzioni di laureati sul totale degli avviamenti al lavoro, dall’altro le imprese umbre segnalano che non riescono a trovare oltre un laureato su due di cui hanno bisogno, con percentuali che arrivano al 74% tra il personale medico e paramedico, al 70% tra gli ingegneri elettronici e dell’informazione, al 68% tra i laureati nell’indirizzo ingegneria civile e architettura.

Nel 2023 i laureati che le imprese avevano dichiarato di voler assumere sono 5mila 900, il 9,1% delle assunzioni totali. Peggio fanno solo Abruzzo, con 8,3%, e Valle d’Aosta con 6,8%. Sul podio, invece, Lombardia (18,8% di assunzioni di laureati sul totale degli avviamenti al lavoro), Lazio (18,4%) e Piemonte (15,7%). Quanto alle altre due regioni del Centro, non sono invece molto sopra l’Umbria: la Toscana, infatti, fa 9,5% e le Marche 9,3%.

I laureati assunti in Umbria dalle imprese erano 5mila 284 nel 2019, mentre, a causa della pandemia, nel 2020 sono scese a 3mila 912, mostrando poi una forte avanzata sia nel 2021 (4mila 904) che nel 2022 (6mila 475), anno in cui, come anche per il Pil, sono stati superati i livelli pre covid. Nel 2023, in conseguenza di una crescita economica molto più modesta, il numero di assunzioni di laureati nella regione scende a 5mila 900, -8,9% sul 2022.

Complessivamente, se si confronta il 2019 con il 2023 la crescita delle assunzioni dei laureati in Umbria è dell’11,7%, molto meno del +30,2% fatto segnare a livello nazionale.

Questi gli avviamenti al lavoro in Umbria per indirizzo universitario. Il primo valore è il numero di assunzioni, il secondo la percentuale di difficoltà di reperimento da parte delle imprese. La graduatoria è per numero di avviamenti per indirizzo universitario e va dal valore più grande a quelle più piccolo.

Numero assunzioni                   Difficoltà di reperimento

INDIRIZZI                           di laureati

ECONOMICO                 1.940        60%

INSEGNAMENTO E FORMAZIONE 830 49%

MATEMATICA, FISICA E INFORMATICA 430 64%

SANITARIO E PARAMEDICO 420 74%

INGEGNERIA INDUSTRIALE 400 61%

CHIMICO-FARMACEUTICO 370 65%

INGEGNERIA CIVILE E ARCHITETTURA 310 68%

INGEGNERIA ELETTRONICA 260 70%

FILOSOFIA, STORIA E ARTE 180 47%

POLITICO-SOCIALE 160 47%

TRADUTTORI E INTERPRETI 140 59%

ALTRI INDIRIZZI DI INGEGNERIA 100 49%

MEDICO E ODONTOIATRICO 100 65%

SCIENZE MOTORIE 80 65%

AGRARIO E ZOOTECNICO 50 65%

GIURIDICO 40 30%

STATISTICO 40 6%

PSICOLOGICO 30 55%

SCIENZE BIOLOGICHE E BIOTECNOLOGIE –   0%

SCIENZE DELLA TERRA –   0%

“Le imprese italiane – afferma lo studio Unioncamere – hanno riscontrato difficoltà nella ricerca di 1 laureato su 2, pari a 376mila entrate nel 2023 (il 49% delle entrate di laureati), accentuando una situazione già complessa e che nel 2019 riguardava 1 laureato su 3.”

Nel 62,9% dei casi il motivo di tali difficoltà è dato dal “gap di offerta”, ovvero un ridotto numero di candidati disponibili sul mercato, soprattutto quando si ricercano laureati degli indirizzi statistico, sanitario e paramedico, medico e odontoiatrico e chimico-farmaceutico.

Più contenute le difficoltà di reperimento legate al “gap di competenze”, ovvero collegate alla formazione non adeguata, indicate dalle imprese nel 29,3% dei casi.

Tra le competenze più richieste dalle imprese per gli ingressi del 2023 si annoverano la flessibilità e adattamento, la capacità di lavorare in gruppo e il problem solving (richieste rispettivamente per l’84,4%, l’81,1% e il 79,2% delle assunzioni di laureati previste).

Più in generale, le imprese richiedono un’esperienza pregressa per ricoprire le posizioni di cui sono alla ricerca. Nel 53,1% dei casi è richiesta ai laureati un’esperienza specifica, nel 34,5% dei casi una esperienza un po’ più ampia, comunque nello stesso settore, e nel 6,0% un’esperienza generica. Solo nel 6,4% dei casi non è richiesto alcun tipo di esperienza.

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