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L’INIZIATIVA “VERSO SUD: La strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo” ha delineato un punto di vista innovativo per ragionare sul Sud Italia: da eterno cahiers de doléances, in cui a prevalere è una narrazione, ormai nota, caratterizzata da problemi, ritardi e inefficienze, ad un’area dalla forte valenza strategica e un potenziale motore di sviluppo per il Paese e per il più ampio contesto Mediterraneo. Negli ultimi anni, l’area euro-mediterranea è stata protagonista di numerosi mutamenti geopolitici che ne testimoniano la crescente rilevanza strategica: nel 2021 – anno di avvio dell’iniziativa “Verso Sud” – i Paesi del G7 e l’Unione europea hanno annunciato, in alternativa alla strategia cinese della Belt Road Initiative, il lancio di proprie iniziative per lo sviluppo infrastrutturale quali il Build Back Better World (B3W) e la strategia Global Gateway. L’Italia, dal canto suo, ha avviato importanti progetti di sviluppo per il Paese e il Sud, tra cui il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’istituzione della Zona Economica Speciale (Zes) Unica e il Piano Mattei. Per attrarre e favorire maggiori investimenti al Sud Italia, la Zes Unica può rappresentare un forte vettore accelerativo. Come emerso nel corso del Forum, l’obiettivo del governo, attraverso l’istituzione della nuova ZES Unica, è perseguire un disegno di politica economica per il Sud organica e centralizzata.

La riforma interviene principalmente su tre ambiti: l’architettura della governance, le semplificazioni procedurali e la previsione di specifici benefici fiscali. L’ambizione è non creare discontinuità in un trend positivo evidente: nel triennio 2018-2021 la variazione nel numero di addetti delle multinazionali estere in Italia è stata del 32% (contro una media nazionale del 15%, del 14% del Nord e dell’11% del Centro), ovvero circa +48 mila unità, mentre la variazione percentuale del valore aggiunto è stata del 41% (contro una media nazionale del 23%, del 24% del Nord e del 14% del Centro), pari a circa +4,2 miliardi di Euro. Vi sono, però, ancora ampi margini di sviluppo rispetto alle altre aree del Paese: infatti, se il Sud si allineasse alla media del Centro-Nord in termini di incidenza del valore aggiunto delle multinazionali estere sul totale (9% nel Sud vs 19% nel Centro-Nord) e di incidenza dell’occupazione (5% nel Sud vs 11% nel Centro-Nord), si genererebbero 14 miliardi di Euro di valore aggiunto in più e 240 mila nuovi posti di lavoro. Occorre evidenziare, tuttavia, come il nuovo assetto della governance delineato dalla riforma della ZES Unica se da un lato intende promuovere un modello di sviluppo unitario per il Sud certamente auspicabile, pone degli interrogativi sulla dimensione locale dello strumento ZES che, come confermato a Sorrento, occorrerà preservare nell’ambito della Struttura di Missione. Un elemento ad oggi mancante, che potrebbe supportare le attività di promozione, valorizzando le specificità territoriali del meridione (anche e soprattutto da un punto di vista industriale) è sicuramente rappresentato dal Piano Strategico, attualmente in stesura. Un ulteriore profilo da segnalare riguarda le misure fiscali: infatti, come previsto dal Decreto Sud, le imprese che acquistano beni strumentali per strutture produttive localizzate nel Mezzogiorno, possono beneficiare di un contributo, sotto forma di credito di imposta, il cui limite di spesa complessivo per il 2024 è stato fissato a 1,8 miliardi di euro. Tuttavia, l’applicazione di tale agevolazione è circoscritta temporalmente (nello specifico vengono considerati gli investimenti realizzati tra il 1° gennaio 2024 e il 15 novembre 2024). Questa limitazione dell’orizzonte temporale pone, per alcune imprese, il tema della programmazione degli investimenti nel medio termine: infatti si agevolano solo quelli già in programma, a svantaggio dei nuovi. La valorizzazione delle opportunità connesse alla Zes Unica potrà avvenire anche con il completamento delle opere infrastrutturali programmate nel Sud Italia, in particolare attraverso gli investimenti previsti dal Pnrr. Con particolare riferimento al trasporto ferroviario, il Pnrr prevede più di 22,8 miliardi di Euro di investimenti infrastrutturali.

Nel complesso, il Sud Italia è chiamato ad affrontare tre sfide che ne influenzano direttamente l’attrattività e nelle quali, in generale, questa macro-regione può svolgere un ruolo chiave di guida e baricentro strategico a livello internazionale. La prima riguarda il potenziamento delle filiere strategiche territoriali, che comprendono la filiera allargata dell’Economia del Mare, la manifattura e il turismo, la seconda sfida è legata alla sostenibilità sociale e alla valorizzazione del capitale umano, infine, la transizione energetica e la tutela ambientale. In questo ambito, in particolare, il Sud Italia sta intraprendendo un percorso per diventare un centro di eccellenza nellaproduzione di energia rinnovabile nonché per consolidare il proprio ruolo di protagonista dei corridoi energetici euro-mediterranei, creando nuove opportunità economiche.

*Managing Partner e ceo di The European House–Ambrosetti

 

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