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Buongiorno.

Il secondo tempo delle amministrative si chiude oggi e le partite ancora aperte, in tutta Italia, sono 105. Ma non si può dire che l’entusiasmo e la voglia di fare il tifo per l’una o l’altra squadra siano alle stelle: alle 23 di ieri sera aveva votato soltanto il 37% degli aventi diritto. Si potrà andare ai seggi anche oggi dalle 7 alle 15, ma è pronostico fin troppo facile dire che l’astensionismo uscirà, purtroppo, ancora una volta vincitore.

I riflettori sono puntati soprattutto sui ballottaggi di Firenze, dove Sara Funaro, del centrosinistra, assessora uscente della giunta Nardella, ha chiuso il primo turno al 43,2% contro il 32,9% di Eike Schmidt, l’ex direttore degli Uffizi schierato dal centrodestra; e di Bari, dove il distacco al primo turno fra Vito Leccese, fedelissimo del sindaco uscente Decaro e lo sfidante Fabio Romito del centrodestra è stato ancora più ampio: 48,02% contro 29,12. Sul filo di lana si annuncia invece la sfida di Perugia: nel «primo tempo», soltanto 600 voti hanno diviso la psicologa Vittoria Ferdinandi (centrosinistra) da Margherita Scoccia (centrodestra), ex assessora ai Lavori pubblici.

Al primo turno il duello nei capoluoghi di provincia è finito 10 a 5 per il centrosinistra. Oggi alle 15, quando partirà lo scrutinio delle schede negli altri 14, sarà interessante capire se il centrodestra si sarà preso una rivincita. In nove città (Vercelli, Cremona, Vibo Valentia, Caltanissetta, Rovigo, Urbino, Potenza, Campobasso e Lecce) la coalizione di governo è risultata in vantaggio nel turno dell’8 e 9 giugno. Negli altri cinque (Avellino, Verbania e le già citate Firenze, Perugia e Bari) hanno chiuso davanti i candidati sindaci di centrosinistra.

La partita delle nomine Ue

C’è un’altra partita ancora lontana dal novantesimo: quella per i «top jobs» dell’Ue, ossia i presidenti di Commissione, Consiglio ed Europarlamento e l’Alto rappresentante per la politica estera. In pole position continuano ad esserci, rispettivamente, Ursula von der Leyen, il socialista portoghese António Costa, Roberta Metsola e la premier estone Kaja Kallas, dei liberali.

I giorni decisivi saranno giovedì e venerdì, con la nuova riunione del Consiglio europeo. Il leader del Ppe, il tedesco Manfred Weber, ha ribadito ieri su X le condizioni dei Popolari per sostenere gli altri candidati: «L’Ue deve concentrarsi sulla garanzia della pace, sulla crescita economica e sulla limitazione della migrazione. In termini di contenuti, queste sono le linee rosse del Ppe. Anche i futuri leader dell’Ue devono incarnarle, altrimenti sarà difficile raggiungere un accordo».

Oggi si incontrano a Roma la premier Meloni e il leader ungherese Viktor Orbán. Meloni rivendica all’Italia, nella futura commissione, una vicepresidenza operativa con deleghe di peso (ogni Paese ha diritto a un solo commissario, ma la composizione degli incarichi è variabile) per assicurare a von der Leyen i suoi 24 voti. Che li accetterebbe volentieri. Non fosse che, come segnala da Bruxelles la corrispondente Francesca Basso, «al Parlamento, Socialisti e Liberali hanno posto al Ppe come condizione per un’intesa su von der Leyen che non ci siano accordi con l’Ecr, incluso Fratelli d’Italia».

Aggiunge Marco Galluzzo: «Sul nome e sulle deleghe resta l’incertezza, e non potrebbe essere altrimenti visto che al momento nulla è sicuro, tranne (forse) il bis della stessa von der Leyen. Le indiscrezioni che circolano nell’asse fra Roma e Bruxelles continuano a individuare in Raffaele Fitto, attuale ministro degli Affari europei, con la delega aggiuntiva ad attuare il Pnrr, il candidato più probabile del governo. E nel perimetro che dal Bilancio si allarga ai Fondi di coesione, ai Pnrr europei e alla creazione di una delega nuova, che si occupi di nuovi strumenti di finanziamento della Ue, per le future transizioni nel settore militare, dell’intelligenza artificiale e del digitale, le indiscrezioni riempiono di contenuto il ruolo cui potrebbe ambire il governo italiano».

Von der Leyen guarda anche ai Verdi, anche se il Ppe è diviso nei confronti di un’alleanza con loro (che però in Germania a livello locale già governano in alcune realtà con la Cdu). «Per cercare di convincerli — scrive ancora Basso — sarà fondamentale il programma, in cui non rinnegherà il Green Deal».

La riunione costitutiva del gruppo di estrema destra Identità e democrazia, invece, sarà il 3 luglio. Secondo il settimanale tedesco SpiegelAlternativa per la Germania (Afd), espulsa da Id — di cui fanno parte la Lega e il Rassemblement national di Marine Le Pen — lancerà un gruppo euroscettico chiamato «I sovranisti». Della nuova formazione farebbe parte anche il bulgaro Revival (3 seggi), lo spagnolo Se acabó la fiesta (3 seggi), il romeno SOS, lo slovacco Movimento repubblicano, il greco Niki, l’ungherese Movimento nostra patria e il polacco Konfederacja (6).

Rispondendo a un lettore, il direttore del Corriere, Luciano Fontana, scrive:

Credo che in questo momento i politici europei siano vittime di una doppia illusione. La prima: pensare che in fondo non è cambiato niente, che nel Parlamento europeo c’è una maggioranza, anche se più risicata, per continuare con le politiche del passato e con gli stessi interpreti. Come se il colpo assestato dagli elettori alle leadership francese e tedesca dell’Unione fosse un incidente di percorso e non un segnale molto rilevante inviato dai cittadini europei. La seconda illusione è diffusa nel campo delle forze di destra uscite vincitrici dalle elezioni: ritengono che il processo di integrazione possa essere fermato o almeno rallentato, che l’Europa degli Stati e delle piccole patrie possa essere resuscitata. In realtà nel nuovo disordine globale, ognuno per sé non andremo da nessuna parte. Ci servono più politiche comuni (per la crescita, l’innovazione, la difesa e l’immigrazione, per i mercati finanziari e le politiche sociali) e non il moloch burocratico e innamorato delle regolazione che spesso l’Europa è stata in questi anni.

Il terrore in Daghestan

Sangue e terrore in Daghestan. Due attacchi quasi simultanei hanno sconvolto le due principali città della Repubblica russa più meridionale. Verso le 18, le 17 in Italia, terroristi armati di mitra sono entrati in azione a Derbent, sul Mar Caspio, e a Makhachkala, il capoluogo. I canali Telegram russi si sono subito riempiti delle immagini di una sinagoga in fiamme e una chiesa ortodossa sotto assalto a Derbent. I messaggi di cittadini sconvolti dalle sparatorie e le notizie che arrivavano dalle autorità davano il senso del caos. Il parroco, padre Nikolai, è stato tra le prime vittime. Il bilancio del tutto provvisorio parla di 2 civili, 8 agenti e 4 terroristi uccisi. Almeno 25 i feriti. I combattimenti sono durati per ore. Attorno alle 20 decine di fedeli della chiesa di Derbent erano ancora bloccati, forse ostaggi dei terroristi, forse rifugiati in un locale, ma comunque impossibilitati a fuggire. A tarda notte era ancora in corso la caccia agli attentatori.

«In assenza di rivendicazioni — scrive Andrea Nicastro — è logico sospettare l’estremismo islamico, forse direttamente lo Stato Islamico del Khorasan (Isis-K) che ha già colpito in marzo al Crocus City Hall, nella periferia di Mosca» (145 morti e oltre 500 feriti». È l’ipotesi avvalorata dall’agenzia russa Tass, secondo cui gli attentati simultanei ai luoghi di culto di Derbent e a un posto di blocco a Makhachkala sono stati compiuti da «un’organizzazione terroristica internazionale». L’Isis-K potrebbe aver colpito non solo nell’ambito della sua lotta contro il potere «imperialista e infedele» di Vladimir Putin, ma anche in solidarietà con i palestinesi di Gaza.

Aggiunge Guido Olimpio nella sua analisi: «Il Caucaso, non da oggi, è terra jihadista. Gruppi locali si ispirano allo Stato Islamico, giovani militanti hanno raccolto la vecchia eredità qaedista (Osama Bin Laden aveva puntato la regione quando ancora la sua organizzazione era in fase di crescita), è intensa l’attività di proselitismo, forti i richiami per quanto avviene altrove. Numerosi in questi anni gli episodi violenti, gli scontri a fuoco, i raid delle forze speciali. Senza dimenticare la caccia all’ebreo all’aeroporto di Makhachkala da parte di manifestanti islamici. Gesti contrastati con difficoltà e durezza dalle autorità, una risposta che se da un lato ha eliminato quadri, dall’altro ha dato indirettamente vigore alla propaganda radicale. Quello che gli assassini chiamano “martirio” diventa un formidabile propellente per la causa. E pesa una situazione sociale negativa, tra corruzione e inefficienze».

Una scena degli attacchi terroristici in Daghestan, forse opera di Isis-K (foto Ansa)

La guerra in Ucraina

Almeno cinque potenti missili a lungo raggio Atacms made in Usa sono stati lanciati dagli ucraini verso la Crimea occupata dai russi sin dal 2014. Il ministero della Difesa di Mosca stima che tra gli obiettivi ci fosse la base aerea di Belbek, vicino al grande porto militare di Sebastopoli. I suoi portavoce sostengono di avere abbattuto quattro missili; il quinto sarebbe stato invece solo danneggiato in aria sino ad esplodere sulla spiaggia di Uchkuyivka, in quel momento gremita di bagnanti. Cinque i morti, tra cui tre bambini, e circa 150 feriti. Il ponte di Kerch, che dal 2018 collega la Crimea alla Russia, resta bloccato al traffico.

Mosca punta il dito contro Washington: «La piena responsabilità del tiro di missili deliberato contro i civili a Sebastopoli ricade prima di tutti sugli americani: sono loro che forniscono queste armi all’Ucraina. In secondo luogo, è colpa del governo di Kiev: è dal suo territorio che hanno sparato», tuona un comunicato ufficiale. L’ex presidente Dmitry Medvedev, come è nel suo stile, mette sullo stesso piano «il vile attacco terroristico di Sebastopoli» con l’attentato di ieri contro due chiese e una sinagoga in Daghestan.

«I russi — scrive da Kharkiv l’inviato Lorenzo Cremonesi — non stanno a guardare. Nelle ultime 48 ore hanno bombardato ripetutamente Kharkiv, causando almeno 5 morti e decine di feriti. Anche Kiev è stata presa di mira. I loro attacchi al sistema energetico nazionale ucraino sono continui, martellanti. Ieri gran parte dell’Ucraina è stata al buio per molte ore. A Kharkiv sono entrati in funzione i generatori. Ma la situazione più difficile si registra nel Donbass, dove le truppe russe avanzano, occupano il villaggio di Novooleksandrivka e mirano a tagliare la strada tra Pokrovsk e Kostiantynivka minacciando direttamente il capoluogo di Kramatorsk».

Il conflitto a Gaza

L’importante era colpire lui, Raed Saad, numero 4 di Hamas, stratega delle Brigate al Qassam: appena un gradino sotto Yahya Sinwar e Muhammed Deif, i ricercatissimi. «Non si sa se sabato sia bastato radere al suolo un intero palazzo e ammazzare 42 persone nel campo profughi di Shati, per eliminare Saad — scrive l’inviato Francesco Battistini —. L’Israel Defense Force non dà dettagli, ma è probabile che l’uomo non l’abbia scampata».

Dopo il weekend di sangue, col bombardamento anche sulla tendopoli di Mawasi intorno alla Croce Rossa, l’Idf non esclude d’avere commesso nuovi «errori» e promette un’inchiesta interna «da presentare alla comunità internazionale»: l’esperienza insegna che quasi mai simili indagini portano a qualcosa. «Questo grave incidente è solo uno dei tanti — dice William Schomburg, capo della Croce Rossa a Rafah —. Il limite è stato superato spesso. Ma stavolta le scene erano orribili, non ne avevo mai viste così».

Yoav Gallant
, il ministro della Difesa israeliano. è intanto arrivato a Washington per parlare soprattutto di armi: come in Ucraina, l’urgenza sono le munizioni bloccate e l’imbarazzo sono le parole di Bibi Netanyahu, che in un video s’è lamentato per la lentezza Usa nelle forniture, irritando la Casa Bianca.

La morte di Satnam

Ti assumo, ti faccio lavorare in condizioni di semi schiavitù per il numero di giorni necessari a farti maturare il sussidio di disoccupazione, poi ti licenzio per finta e ti tengo a lavorare alle stesse condizioni di prima, se non peggiori: in nero, ma con solo metà paga, dato che l’altra parte te la riconosce l’Inps. È il «metodo Lovato» come emerge dall’inchiesta che coinvolge Renzo, il padre dell’imprenditore nei cui campi, a Latina, lavorava il 31enne Satnam Singh, morto dopo aver perso un braccio sul lavoro e portato lontano dall’azienda senza farlo soccorrere.

«Un doppio, triplo sfruttamento dei braccianti sikh: fisico, amministrativo e penale, perché in caso di accertamenti giudiziari, l’accusa di truffa ricadrebbe sui lavoratori, con responsabilità meno gravi per i “padroni” — scrive Fulvio Fiano —. Un metodo così diffuso e redditizio da emergere sempre identico a se stesso nella quindicina di inchieste condotte dal 2018 al 2023 dalla task force voluta dall’ex procuratore aggiunto della procura di Latina, Carlo Lasperanza, che in ragione di questo modo di agire contesta a Lovato, e agli altri 40 imprenditori coinvolti in totale, non la truffa ma il più grave caporalato».

Intervistato da Giovanni Bianconi, il generale Andrea De Gennaro, comandante della Guardia di Finanza, dice: «Il contrasto al lavoro sommerso è una nostra priorità, come dimostrano i circa 60.000 lavoratori in nero o irregolari scoperti dall’inizio dello scorso anno. E al cosiddetto caporalato dedichiamo una costante attenzione, per le evidenti connotazioni di pericolosità economico-finanziaria, oltre che sociale. Nello stesso arco di tempo abbiamo individuato circa 200 persone, tra denunciate e arrestate, ritenute responsabili di sfruttamento, rilevando in svariati casi una stretta connessione tra il caporalato e altri fenomeni di illegalità; ad esempio illecite somministrazioni di manodopera mascherate da appalti di servizio. Contrastare questa situazione significa non solo tutelare i lavoratori, che sono le vittime principali, ma pure garantire la leale concorrenza tra operatori economici, impedendo una corsa al ribasso giocata sulla pelle dei più deboli».

E ieri è morto uno degli operai della Aluminium di Bolzano, ricoverati in terapia intensiva dopo lo scoppio avvenuto nella notte tra venerdì e sabato. Si tratta di Bocar Diallo, cittadino senegalese, 31 anni. Dei sei operai colpiti dall’esplosione, tre restano ancora in pericolo di vita.

Per il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Confederazione episcopale italiana, sorprendersi dell’esistenza del caporalato e dei morti sul lavoro è «una ipocrisia».

Le altre notizie

• Forse la guerra commerciale tra Unione europea e Cina sulle auto elettriche è scongiurata: Pechino e Bruxelles hanno deciso di riaprire il dialogo dopo l’annuncio dell’Ue dell’intenzione di imporre dal 4 luglio dazi fino al 48% sui veicoli elettrici cinesi. La decisione dell’Unione è il risultato dell’inchiesta avviata dalla Commissione europea, su pressione della Francia, per verificare la messa in atto di pratiche di concorrenza sleale da parte dei costruttori cinesi. La decisione di imporre i dazi era stata molto criticata dalla Germania, preoccupata per l’impatto sulla propria industria automobilistica. Due giorni fa il ministro cinese del Commercio Wang Wentao e il vicepresidente della Commissione Ue con delega al Commercio, Valdis Dombrovskis, hanno parlato in videoconferenza, e hanno concordato di avviare i colloqui.

• Il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, attacca l’autonomia regionale differenziata: «Abbiamo bisogno di un’Italia unita e più forte. Dell’autonomia non avevamo bisogno». Un esempio è, a suo avviso, la sanità: «Dovrebbe essere nazionalizzata. Io sono solo un pubblico ministero di campagna, ma se la Calabria è ridotta a fare venire i medici da Cuba, se la mancanza di medici era nota da dieci anni, perché nessuno è intervenuto? Abbiamo tutti memoria corta». Il testo è adesso al Quirinale: il presidente della Repubblica ha 30 giorni per l’esame e, filtra dal Colle, si prenderà il tempo necessario per un esame accurato di una legge «complessa».

• A una settimana dal primo turno delle elezioni per la nuova Assemblea nazionale francese, si conferma il duello di testa tra il Rassemblement national a destra e il Nouveau Front Populaire a sinistra, con il primo che continua ad avanzare e arriva al 35,5% delle intenzioni di voto (+0,5 sullo scorso giovedì), mentre il NFP resta stabile al 29%, secondo il sondaggio Ifop/Lci. Il blocco centrale dell’attuale maggioranza macronista perde un punto e si ferma al 21%. Sul Corriere di oggi trovate il racconto di Stefano Montefiori di un comizio che il leader di estrema sinistra della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, ha tenuto alle porte di Montpellier.

• Popolazioni riverasche del lago di Garda con il fiato sospeso per il rischio esondazioni. È questione di centimetri nei punti dove le rive sono più alte, e di millimetri nelle zone più basse. Le forti precipitazioni del fine settimana hanno innalzato il livello del lago di oltre 10 centimetri in 24 ore: un dato impressionante, poiché ogni centimetro misurato corrisponde a circa 3,7 milioni di metri cubi d’acqua. Oggi il livello del Garda potrebbe anche raggiungere i 145 cm sopra lo zero idrometrico, una quarantina di centimetri oltre il dato medio del periodo. Ma potrebbe anche essere superato il record storico di livello, registrato nel 1977 con 146 centimetri. E non si può aumentare ancora lo scarico a valle, nel Mincio, altrimenti la città di Mantova rischia di essere inondata.

• «Finalmente dopo 44 anni, anche se tardi, chi ha voglia comunque di raccontare il ruolo che ha avuto, da uomo delle istituzioni, fa solo il proprio dovere», dice Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica. L’ex senatrice Ds, che nel disastro del DC-9 Itavia del 27 giugno 1980 (81 vittime, tra passeggeri ed equipaggio, nessun superstite) perse il fratello maggiore, Alberto, commenta così le anticipazioni dello speciale di Massimo Giletti Ustica: una breccia nel muro che andrà in onda domani sera alle ore 21.20 su Rai Tre. Il giornalista ha intervistato in esclusiva l’ex addetto militare in servizio all’ambasciata francese a Roma alla fine degli anni 80, che fa rivelazioni importanti: furono i suoi superiori militari francesi a ordinargli nel 1990 di non consegnare ai colleghi italiani dello Stato maggiore dell’Aeronautica i tracciati radar della base aerea di Solenzara, in Corsica, relativi alla sera del 27 giugno di 10 anni prima.

• «Nel caso dell’omicidio di Serena Mollicone, gli elementi narrati non offrono mere ipotesi o giudizi di verosimiglianza, ma corrispondono a dati di fatto certi, gravi, precisi e concordanti, trattandosi di dati convergenti verso l’identico risultato». È il passaggio con cui la procura generale della Corte d’appello punta a scardinare le motivazioni di primo grado e rovesciare la sentenza di assoluzione per l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco, accusati dell’omicidio volontario della 18enne di Arce, ritrovata senza vita in un bosco ai margini del paesino della Ciociaria 23 anni e 23 giorni fa. Le richieste sono 24 anni per l’ex maresciallo (rispetto ai 30 chiesti in primo grado), 22 per la moglie (rispetto ai 21) e 21 per il figlio Marco (erano 24).

• È stato ritrovato nel fiume Natisone, a Premariacco (Udine) il cadavere di Cristian Molnar. Il 25enne era l’ultimo disperso della tragedia in cui, lo scorso 31 maggio, morirono anche le due amiche ventenni rumene Bianca Doros e Patrizia Cosmos, i cui corpi erano stati ripescati il 2 giugno. Continua l’inchiesta per accertare se vi siano stati ritardi nei soccorsi, dopo i ripetuti allarmi lanciati via cellulare dai tre ragazzi.

• Un ragazzino di 15 anni è stato ucciso, ieri, a Pescara. Sul cadavere trovate tracce di armi da taglio, probabilmente coltellate. Gli inquirenti pensano a una possibile lite tra baby gang. Il ragazzino avrebbe origini straniere. Il luogo dell’omicidio è appartato, all’interno del Parco Baden Powell, vicino alla ferrovia.

La pagina sportiva

Nuovo trionfo per Jannik Sinner: nel suo primo torneo da numero uno al mondo, l’Atp 500 di Halle, il tennista altoatesino ha battuto in finale (7-6, 7-6) il polacco Hubert Hurkacz. Per Sinner è la prima vittoria in un torneo sull’erba, il miglior biglietta da visita possibile in vista di Wimbledon. Sempre a Halle, vittoria nel doppio per Bolelli e Vavassori, mentre l’impresa non è riuscita, al Queen’s di Londra, a Lorenzo Musetti, fermato in finale (1-6, 6-7) dall’americano Tommy Paul.

Sugli allori anche l’Italvolley femminile di Julio Velasco: Egonu e compagne hanno conquistato la Nations League — e il numero uno nel ranking mondiale — battendo il Giappone per 3 a 1 a Bangkok.

Clima tutt’altro che di festa, invece, in casa Ferrari, con Charles Leclerc che ha accusato il compagno di scuderia Carlos Sainz per un sorpasso ritenuto scorretto. Entrambe le rosse sono rimaste già dal podio (quinta e sesta) nel Gran Premio di Spagna vinto dal solito Max Verstappen davanti a Lando Norris e a Lewis Hamilton.

Stasera (ore 21) l’Italia di Spalletti si gioca contro la Croazia l’accesso alla seconda fase degli Europei e Daniele Dallera scrive: «Il nuovo re del tennis può essere un esempio per l’Italia di Spalletti. In cosa? Nell’approccio alla partita, alla sfida dentro o fuori, qui Sinner è maestro, non conosce la paura, alcuna timidezza, forse persa nella culla. Se l’impresa è impossibile lui si esalta e, francamente, la Croazia da battere (non si pensi al pareggio da contabili) non può certo essere considerata una missione impossibile». (Qui lo Speciale Europei)

Da leggere e ascoltare

Il ritratto di Ashkan Khatibi del rapper iraniano Toomaj Salehi, la cui condanna a morte per aver appoggiato le proteste per la morte di Mahsa Amini è stata annullata dalla Corte Suprema.

Il Dataroom di Milena Gabanelli e Rita Querzè su «Fiat-FCA-Stellantis: i soldi che hanno preso dallo Stato e in cambio di cosa».

L’intervista di Martina Pennisi a Nick Clegg, ex vicepremier britannico e ora responsabile Affari Globali di Meta (Facebook & Co.) che dice: «Da europeo, non voglio che i miei figli utilizzino Intelligenze artificiali addestrate su dati della California o dell’Iowa, ma su dati rilevanti per la mia cultura».

Il colloquio di Paolo Di Stefano con il direttore generale di Mondadori, Francesco Anzelmo, che parla di Salman Rusdhie ma anche di molto altro.

L’editoriale di Danilo Taino: «Ue, Macron e Scholz: il motore in folle». Il blocco dell’asse Parigi-Berlino in panne lascia l’Europa continentale senza un baricentro e senza una guida.

L’intervento di Andrea Manzella su democrazia diretta e illusioni.

Il corsivo di Sara Gandolfi sui limiti messi in Spagna sugli affitti brevi.

Il commento di Giusi Fasano «Legge 194: le piazze e i diritti delle donne».

Nel podcast «Giorno per giorno», Fulvio Fiano parla delle reazioni successive al terribile incidente sul lavoro in cui è morto Satnam Singh, abbandonato dal suo datore di lavoro dopo che il 31enne indiano aveva perso un braccio. Stefano Montefiori racconta della campagna elettorale per il voto di domenica prossima in Francia, in cui il leader dell’estrema sinistra Mélénchon ha un peso fondamentale. Marta Serafini spiega perché così tanti pellegrini sono morti nel pellegrinaggio alla Mecca.

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