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”Autismo, sport, inclusione”, a Civita Castellana la presentazione del libro

Fabio La Malfa: ”Il filo conduttore è il diritto all’attività sportiva per tutti”

25/06/2024 – 07:58
di Elsa Berardi

CIVITA CASTELLANA – “Autismo, sport, inclusione”: una pubblicazione che è una storia e un contributo sentito già dal titolo. La persona autistica, ritratta spesso come vittima di una difficile condizione, è invece dotata di specificità e risorse in grado di apportare benefici all’ambiente sociale circostante e di cementare progressi straordinari.

Una crescita che si attua ogni giorno, da inquadrare nell’ottica dell’affrancamento dal pregiudizio, è quella che giovani, bambini e adulti con disabilità affrontano con sforzi costanti e di fronte a ostacoli visibili, ma mai in grado di spegnere la roccaforte del loro individuo.

A partecipare all’evento di presentazione del libro sono state delle figure che, a diverso titolo, si impegnano ogni giorno nella lotta agli stereotipi e alle discriminazioni diffuse. L’iniziativa ha avuto luogo a Civita Castellana, nella sala consiliare del palazzo comunale.

La conduzione degli interventi è stata affidata a Danilo Corazza, operante come insegnante di sostegno, che ha esortato a dedicare un applauso iniziale a Maurizio Verduchi, di recente venuto a mancare: è stato il direttore del consorzio sociale Ti. Ne. Ri. (acronimo di Tutti insieme, nessuno resti escluso), egregiamente rappresentato dalla dottoressa Rosanna De Leonardis.

“Lo raccontano le persone, lo raccontano gli allenatori, lo raccontano le famiglie – ha affermato Corazza, riferendosi alla pratica dello sport come terapia universale – che hanno dato un contributo ad affrontare un problema non irrilevante, che è quello dell’autismo. Questo argomento mi ha coinvolto in qualità di insegnante, lo affrontiamo in modo frequente. Come scrive Susanna Tamaro, fino a non troppo tempo fa l’autismo era non valutato, non considerato”. Una retrospezione che, con gli strumenti attualmente in nostro possesso, sembra quasi distopica.

Non riconoscere e trattare l’autismo poteva sfociare, secondo Corazza, nell’abbandono scolastico e in una deriva di ordine sociale. “Ci sono alcuni spunti ultimamente su come affrontare didatticamente le difficoltà oggi – ha ripreso – in una scuola che non è più irreggimentata come quella di trenta o quarant’anni fa, ma è una scuola molto più allegra, molto più rumorosa. Non è detto però che vada bene comunque per alcune specificità e caratteristiche degli alunni”.

In Fabio La Malfa, autore e curatore del libro, vi è più di un uomo interessato all’inclusione: le sue parole, che hanno seguito quelle di Corazza, lasciano intendere che lo sport sia la patina di umanità che sovrasta le relazioni. Anche un rapporto interpersonale, spesso uno stimolo nevralgico nei percorsi educativi per gli affetti da forme di autismo, può snodarsi in un sano agonismo che mostra le resistenze personali come uniche rivali.

La scrittura di La Malfa fa da raccordo a testimonianze biografiche multiformi, arrivando a coniare un progetto editoriale completamente eterogeneo e innovativo. La sua tenacia da istruttore di judo lo accompagna nella creazione dei gruppi, soprattutto se composti da singoli con un vissuto non facile da elaborare. La sua triade valoriale è semplice e d’effetto: consta di ricerca, formazione e azione. È proprio il terzo elemento a mitigare all’occorrenza l’interscambio tra i primi due, rendendoli funzionali a fortificare gli atleti.

La lezione più bella è però quella che La Malfa ha incamerato a partire dagli incontri fatti. L’intraprendenza di Simone, un allievo con la sindrome di Down divenuto maestro di judo, è stata ad esempio un catalizzatore della creatività dello scrittore, che l’ha condotto in passato a un’appassionata pubblicazione. Cresciuto nel quartiere della Camilluccia a Roma, l’autore si è sempre relazionato con i ragazzi disabili che trascorrevano il tempo in un centro vicino a lui.

“La metà dei miei amici aveva una disabilità fisica o cognitiva – ha asserito l’istruttore di judo – e da qui nasce l’approccio della mia scuola. Per me la diversità era normalità, perciò quando sono cresciuto non ho avuto difficoltà ad accogliere tutte le persone che si presentavano e che bussavano alla nostra porta”. Una dichiarazione di onestà intellettuale, la stessa che contrasta l’uniformazione e protegge l’unione vera. La Malfa ha inoltre sottolineato il dramma delle famiglie di persone con disabilità a cui è di frequente negato il diritto allo sport. Da sottolineare è la distinzione del funzionamento intellettivo tra chi convive con la neurodiversità e chi è invece neurotipico.

Sono intervenuti anche Alessandro Bascetta, responsabile per la promozione e la partecipazione della Federazione italiana rugby, i coach di rugby Davide Cavalieri e Alessandro Longo insieme a Maurizio Piunti, il presidente delle Tigri rosse e blu Antonio Angeletti, il vicepresidente Antonio Luisi, il capitano dei Lions Alto Lazio Maurizio Santucci e Rosanna De Leonardis, responsabile finanziario del consorzio Ti. Ne. Ri. L’iniziativa è stata sponsorizzata da Antonio Sini con la sua Tm2, azienda specializzata nella bonifica di amianto, e dalla gestione condominiale Sas di Sergio Annesi.

Utile per comprendere la prospettiva di integrazione tra rugby civitonico e judo romano è proprio la tematica cardine del rispetto dell’avversario, del completare le azioni altrui e del farle proprie, come se si stesse continuando un viaggio. Lo spettacolo dello sport è anche nel suo traboccare di riferimenti che appaiono analoghi nel confronto tra discipline.

A concludere l’evento, che ha visto presenziare anche l’assessore all’istruzione Simonetta Coletta, è stato un sintetico e incoraggiante discorso del sindaco Luca Giampieri. 

Abbiamo posto a Fabio La Malfa alcune domande di riflessione.

R: La Malfa, il suo libro presenta una struttura composita. Qual è il suo funzionamento? Si tratta di sezioni biografiche intervallate da contributi di altra natura?

È una raccolta di racconti in cui insegnanti, ragazzi e famiglie parlando della loro esperienza nei vari sport, quindi il filo conduttore è il diritto allo sport per tutti. Va dal rugby, al judo, alla ginnastica artistica e al karate.

R: Si parla tanto nel nostro presente di forza di volontà per centrare gli obiettivi. Una persona neurotipica nel funzionamento emotivo e relazionale ha spesso difficoltà ad affrancarsi dal pensiero degli altri, mentre si tende a pensare che una persona con autismo tenda ad essere più imperturbabile. Questa diversa proattività è un valore da esaltare?

Io sono dell’idea che dipenda sempre da persona a persona, senza generalizzare. La cosa che viene fuori dal libro è che quest’unione dei gruppi integrati genera uno scambio di energie e una crescita per tutti, sia per le persone autistiche che per tutti quelli che stanno a contatto con loro e che crescono insieme. Guardando i limiti di quei ragazzi affrontano anche i propri.

R: Il suo libro ha visto anche la collaborazione di Malagò e Pancalli (la prefazione è stata curata da Giovanni Malagò, presidente del Coni, mentre la premessa è di Luca Pancalli, a capo del Comitato italiano paralimpico, ndr). È la prova che l’amore per l’inclusione sociale può connettere anche con i piani più alti di un settore?

Siamo contenti che abbiano voluto testimoniare e fare una prefazione a questo libro, perché si vede che l’attenzione delle istituzioni verso l’inclusione e la disabilità sta cambiando veramente.

R: Con il vostro aiuto e contributo e con la tenacia degli sportivi con disabilità, si può scorgere un futuro migliore?

Io sono un ottimista in generale: penso che questo sia stato un seme piantato, come è scritto nel sottotitolo del libro, per costruire un futuro migliore.

Siamo onde dello stesso mare, sebbene sappiamo avvolgere diversamente la sabbia: bagnarla per lasciare un segno ci rende liberi e al contempo orgogliosi di amalgamarci, mantenendo sempre le differenze che ci contraddistinguono.



 

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