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L’Italia non perda l’occasione del Pnrr per rinnovare e digitalizzare la pubblica amministrazione. Il monito arriva dal procuratore generale della Corte dei Conti, Pio Silvestri, in occasione dell’udienza sul giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2023.

Un monito tanto più urgente se si considera che la modernizzazione della Pa copre 11 milestone e 6 target del Recovery Plan italiano, articolato in 3 riforme e 10 misure per un totale complessivo di 1,3 miliardi di risorse stanziate tra Pnrr e RepowerEu. Nelle stime messe nero su bianco dal Def, peraltro, la messa a terra del Pnrr nei modi e nei tempi stabiliti potrebbe determinare una crescita aggiuntiva del 3,4% al 2026.

Determinante, dunque, monitorare la corretta attuazione del piano. Sul tema delle irregolarità, Silvestri sottolinea un leggero decremento delle frodi dai 23,5 milioni del 2022 ai 22,7 milioni del 2023. Variazione che tuttavia «non incide sulla dimensione elevata delle violazioni riscontrate nel nostro Paese rispetto ai livelli delle altre nazioni», considerando che su 206 indagini legate all’erogazione di risorse NextGenEu ben 179 hanno riguardato l’Italia.

Il bilancio nel quadro del nuovo Patto di Stabilità

Ad aprire l’udienza l’intervento del presidente della Corte, Guido Carlino, che si è soffermato sulla revisione della struttura del bilancio dello Stato alla luce delle nuove regole del Patto di Stabilità. Ad assumere particolare centralità, spiega Carlino, saranno «i profili della trasparenza e della leggibilità, che rendono chiara la correlazione fra risorse finanziarie e finalità della spesa» facilitando, in fase previsionale, «una più consapevole allocazione degli stanziamenti in bilancio» e, in fase di consuntivo, «un più puntuale controllo contabile».

Nel quadro della nuova governance economica europea – che richiederà una fase di transizione «in cui viene a inserirsi l’articolato percorso di riforma dell’ordinamento contabile» – prioritario sarà «rendere compatibili la migliore qualità nella composizione delle entrate e delle spese e il graduale rientro del disavanzo, nell’ambito di un piano pluriennale che incoraggi il costante e duraturo aggiustamento dei conti pubblici e ponga il rapporto debito-pil in una direzione stabilmente in calo».

Superbonus

Inevitabile, in tema di conti pubblici, un passaggio sul Superbonus. Assunto che «le diverse agevolazioni hanno effettivamente contribuito al rilancio economico e al miglioramento dello stato degli edifici», dice Silvestri, il bonus al 110% e le truffe a esso connesse hanno generato «ricadute assai negative sul bilancio dello Stato». «Non è quindi un caso – spiega il procuratore generale – che, tra le motivazioni della procedura di infrazione Ue appena aperta, un peso rilevante lo abbia avuto proprio lo sbilancio degli oneri connessi al Superbonus», che nel 2023 ha fatto saltare il pallottoliere del deficit portandolo dal 5,3% previsto dalla Nadef al 7,4% certificato a fatica da Istat a inizio marzo.

Ecco perché, sottolinea la Corte dei Conti, a partire dalle prossime manovre serviranno scelte più ambiziose per «rendere compatibili le necessità di spesa e il rientro del disavanzo», prediligendo le riforme strutturali e accantonando una volta per tutte «interventi con limitati impatti economici e sociali».

Evasione fiscale e recupero crediti

Piaga atavica per i conti pubblici è l’evasione fiscale. «Nonostante i risultati positivi conseguiti dall’Italia in termini di aumento delle entrate fiscali» nel 2023, evidenzia il presidente di coordinamento delle Sezioni Riunite, Enrico Flaccadoro, rimane «consistente il numero dei contribuenti che non versano quote rilevanti delle imposte dovute e dichiarate: a fronte degli importi richiesti a seguito di comunicazioni di irregolarità, solo poco più del 20%».

A incidere molto, sotto questo aspetto, è l’Iva che costituisce circa il 60% del non versato. Stesso copione sui controlli documentali, dove, «delle somme dovute, sono versate in media meno del 30%». Fenomeno ancora più grave quando accompagnato con le rottamazioni delle cartelle esattoriali «con consistenti vantaggi per i singoli contribuenti»: su tutti la quater che, a fronte di 6,8 miliardi di euro riscossi, registra omessi versamenti di rate per 5,4 miliardi.

Sul recupero del gettito pesano in particolare la riduzione del personale dell’Agenzia delle Entrate e la persistente difficoltà a «un pieno e completo utilizzo delle banche dati tributarie»: una combo che ha determinato un calo degli accertamenti ordinari – 175 mila contro i 190 mila del 2022 e i 276 mila del 2019 – e l’urgenza di «una moderna strategia di contenimento dell’evasione, che dovrebbe comunque essere affiancato da una maggiore frequenza dei controlli, non limitati alle posizioni rilevanti ma caratterizzati da un’azione più estesa».

La Difesa

Altro argomento di stretta attualità delineato nel Rendiconto è quello della Difesa. Tema al centro della due giorni del Consiglio Ue di giovedì 27 e venerdì 28 giugno insieme alle nomine dei top jobs, sul quale il procuratore generale Silvestri evidenzia «l’importanza della pianificazione, programmazione e gestione della spesa militare di investimento», per assicurare la difesa della sovranità dello Stato e lo sviluppo dell’industria degli armamenti.

«Oggi, ancora più di ieri – sottolinea Silvestri – l’industria della difesa necessita di tecnologie avanzate di eccellenza, che comportano elevatissimi costi fissi in ricerca e sviluppo e lunghi periodi per il rientro finanziario». Ecco perché «il contesto normativo, sia a livello unionale che nazionale, deve garantire l’attività di realizzazione dei programmi di rinnovamento ed ammodernamento dei sistemi d’arma con finanziamenti garantiti in termini di adeguatezza e di duratura capacità di spesa».

Concessioni balneari

Un passaggio del Rendiconto riguarda le concessioni balneari, pomo della discordia tra governo e Consiglio di Stato ormai da mesi. Mercoledì 27 giugno l’ufficio di presidenza della Camera ha avviato su richiesta di FdI l’istruttoria per la possibile apertura di un conflitto di attribuzione sul tema di fronte alla Corte costituzionale.

Nel muro contro muro tra Parlamento e giustizia amministrativa, i giudici contabili si schierano al fianco della seconda: «Le concessioni demaniali», dice Silvestri, necessitano di «una disciplina quadro in linea con il rispetto delle prescrizioni euro-unionali e delle decisioni degli organi giudiziari nazionali». In tal senso «la disciplina del nuovo Codice dei contratti potrebbe soccorrere per definire il sistema di affidamento delle nuove concessioni attraverso gara pubblica, per garantire un gettito corrispondente al valore del bene, ed almeno limitare le possibilità di infiltrazione della criminalità organizzata in un settore che offre ampi margini per il riciclaggio dei proventi dei traffici illeciti». (riproduzione riservata)

 

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