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di Giuseppe Gaetano, editor in chief

E’ inutile che gli operatori promettano finanziamenti istantanei, con un procedimento ultra intuitivo, full digital, tutto da remoto, in un click: non è di tutta questa rapidità che hanno bisogno le imprese prima di accendere un prestito, ma di interessi più bassi; e anche di tempo, per ragionare e discutere insieme al consulente la migliore soluzione per lo specifica esigenza.

Troppo repentina l’avvitata di Francoforte, che non ha avuto la pazienza di aspettare gli effetti dei rialzi: il maggior costo del credito è ribaltato dalle aziende sui ricavi che, alzando i prezzi e dunque l’inflazione da offerta, creano il classico serpente che si morde la coda. Il calo della domanda segue l’offerta meno accessibile e le Pmi italiane stanno soffrendo credit crunch e desertificazione bancaria molto più delle famiglie. L’ammontare delle garanzie Covid, capitanate dal fondo per le Pmi gestito da Mediocredito Centrale, è sceso ormai sotto i 100 miliardi di euro. MCC rileva come nei primi mesi del 2024 le escussioni siano cresciute rispetto a dicembre, pur restando inferiori agli andamenti osservati prima della pandemia. I rimborsi delle rate sono a metà e termineranno nel 2027.
Il rapporto Bankitalia sulla stabilità finanziaria dello scorso 30 aprile indica che, a fine 2023, è giunto a scadenza circa il 45% dei prestiti assistiti da una garanzia pubblica rilasciata durante la fase emergenziale – cioè tra marzo 2020 e giugno 2022 – e che il tasso di deterioramento annuo, per le imprese che vi sono ricorse, si mantiene a livelli molto bassi: a dicembre ha cominciato a crescere leggermente ma era ancora sotto il 2%; sulle garanzie Sace invece – molto inferiori come volumi – era attorno al 3,5. Dunque i conti pubblici, che hanno già in bilancio le coperture prudenziali, non sarebbero particolarmente a rischio: sul punto concordano tra gli altri ABI, Confindustria e Unimpresa.

Anche quest’anno Sace è molto attiva nello stringere partnership con le maggiori banche dello Stivale, volte essenzialmente a sostenere investimenti in ambiente e tecnologia, ma – come emerso dall’ultima assemblea annuale di Assifact – a livello sistemico urge supportare l’accesso al credito da canali alternativi a prestiti bancari e linee di credito autoliquidanti. Tra i nuovi strumenti, per chi ha bisogno di supportare le vendite verso clienti più piccoli, va senz’altro annoverata la supply chain finance, ovvero finanziare il capitale circolante facendo leva sulla filiera. Secondo l’osservatorio del Polimi, l’anno scorso il business è cresciuto ancora attestandosi su circa 570 miliardi di euro di crediti commerciali complessivi e un quarto del mercato potenziale è già servito da soluzioni di credito di filiera (23%). Eppure, malgrado il bisogno di liquidità (il 33% delle Pmi la considera bassa o molto bassa, con la necessità di finanziamento in tempi brevi), solo il 3% lo conosce, continuando a rivolgersi per il 72% alle banche e per il 15% alla consulenza del commercialista.
Un secondo importate strumento sono i minibond, calati a causa dei tassi nel 2023 rispetto al trend ascendente degli anni precedenti (con emissioni di titoli di debito inferiori a 50 mln per 1,095 mld) ma nel 2024 il Polimi attende un recupero dei volumi; continua inoltre a crescere la quota di minibond Esg, per finanziare progetti basati sugli indicatori di sostenibilità: hanno raccolto 351 mln, il 32% del totale annuo.

Le emittenti vengono soprattutto dalla Lombardia e dal comparto manifatturiero (29,7%): al 53,3% sono SpA, al 45,5% Srl e all’1,2% società cooperative. Per quanto riguarda gli investitori, il ruolo primario resta alle banche italiane, che hanno sottoscritto il 28% dei volumi tracciati; tra i fondi di credito specializzati sono arrivati nuovi player e altri hanno iniziato la raccolta, ma gli operatori restano ancora pochi. Un’altra recente analisi di Cerved Rating Agency, su oltre 15mila società non finanziarie, stima che oltre 1.100 stiano per collocare fino a 15 mld di minibond senza perciò indebolire la loro struttura economico-finanziaria: quasi la metà potrebbero essere “green”, per un controvalore di 6,6 mld. Il giro d’affari interessa per l’81% imprese con un fatturato compreso fra 50 e 500 mln ed anche sui titoli “verdi” il report ribadisce, a livello merceologico, la prevalenza dell’industria manifatturiera e, dal punto di vista geografico, il primato lombardo e delle regioni del Nord.
Tra le altre soluzioni flessibili e “alternative” per diversificare le fonti, spiccano factoring (60,4 mld, +5% a/a), anticipo fattura (54 mld, +15%), reverse factoring (8,1 mld, +13%), carta di credito B2B (3,1 mld, +53%); ci sono pure invoice trading (0,42 mld, +90%), purchase order finance (1,03 mld, +2%), dynamic discounting (0,5 mld, +83%) e confirming (1,6 mld, +38%), in gran parte ancora sconosciute al grande pubblico.

Inutile dire che tutti questi servizi per ovviare alla stretta creditizia – “ausiliari” ai tradizionali e che riguardano da vicino anche i Confidi – stanno progredendo di pari passo con le moderne tecnologie e sono spesso cavalcati da giovani startup e fintech company come ad esempio Finanza.tech, che vuole rivoluzionare le logiche di partecipazione al mercato dei capitali rendendolo accessibile in maniera semplice, veloce, sicura e soprattutto completamente digital. La società  – che l’anno scorso ha triplicato il fatturato a quota 10,64 mln, mantenuto una marginalità oltre il 20% e consolidato un patrimonio netto contabile di quasi 8 mln – ha appena lanciato una nuova versione della propria piattaforma che combina tecnologia, dati, connessioni e intelligenza artificiale consentendo finora 630 operazioni per un controvalore di oltre 550 mln: “Grazie all’IA agiamo nei 3 ambiti cruciali – spiega il Ceo Nicola Occhinegro -: acquisizione di informazioni corrette per calcolare il rischio delle controparti, gestione dei dati con tool sofisticati ed execution” direttamente online.
La sola velocità di erogazione, come dicevamo all’inizio, non serve a nulla se non è offerta insieme a un prodotto conveniente e innovativo: è a quest’ultima finalità che devono rivolgersi le nuove frontiere tecnologiche.

L’Insostenibile Rinnovo dei Prestiti alle Imprese, senza Garanzie Pubbliche

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