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Nonostante le difficoltà previste nell’approvazione della legge di Bilancio 2025, con risorse limitate a causa dei nuovi vincoli imposti dal Patto di stabilità Ue, il governo ha intenzione di proseguire nella strada intrapresa già nel 2023 con l’introduzione del taglio del cuneo fiscale.

Oggi l’importo degli stipendi degli italiani è condizionato dal riconoscimento di una serie di bonus, tutti in scadenza a fine anno:

  • lo sgravio contributivo riservato ai lavoratori che guadagnano fino a 2.692 euro con il quale spettano fino a 100 euro in più, netti, al mese;
  • lo sgravio contributivo riservato alle lavoratrici con almeno due figli di cui almeno uno di età inferiore ai 10 anni. Per le sole lavoratrici con almeno 3 figli (di cui almeno uno minorenne) lo sgravio vale anche nel 2025 e 2026, mentre per le altre come anticipato è in scadenza a fine anno. Lo sgravio vale fino a 3.000 euro l’anno.

Su queste tre misure bisognerà quindi intervenire se si vuole evitare che nel 2025 gli stipendi possano essere più bassi rispetto a quest’anno. A tal proposito, fonti governative hanno già fatto sapere che l’obiettivo della prossima legge di Bilancio 2024 è la conferma dello sgravio contributivo per le buste paga d’importo inferiore a 2.692 euro, ma come spiegato dal viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, l’intenzione è di proseguire anche sulla strada della rivisitazione delle aliquote Irpef.

A tal proposito, questo ha aggiunto che con la prossima legge di Bilancio bisognerà intervenire a favore del ceto medio, in particolare sulla fascia tra i 50 e i 60 mila euro che al momento è esclusa dai vantaggi della revisione Irpef attuata dall’ultima manovra.

Ma in che modo potrebbe cambiare l’Irpef? Il viceministro al Mef ne ha dato alcune anticipazioni. Ecco per chi potrebbe essere in arrivo un nuovo bonus in busta paga.

Irpef 2024, un riepilogo della riforma

Con la legge di Bilancio 2024 si è intervenuti sul secondo scaglione Irpef, quello che comprende i redditi tra i 15 mila e i 28 mila euro. Nel dettaglio, si è passati da un’aliquota del 25% a una del 23%, la stessa utilizzata per i primi 15 mila euro di reddito.

Ciò ha comportato il passaggio a 3 aliquote:

  • fino a 28.000 euro: 23%;
  • tra i 28.000 e i 50.000 euro: 35%;
  • sopra i 50.000 euro: 43%.

Ovviamente, dal momento che l’Irpef è un tributo progressivo, a beneficiare dei vantaggi della riforma sono anche coloro che hanno un reddito superiore a 28.000 euro. La parte di reddito compresa in tale soglia, infatti, è comunque tassata al 23%.

Pensiamo ad esempio a un reddito di 40.000 euro. I primi 28.000 euro sono tassati al 23%, i successivi 12.000 con un’aliquota del 35%.

Di fatto, il massimo vantaggio derivato dal passaggio a 3 aliquote è calcolato applicando il 2% di taglio dell’Irpef sui 13.000 euro di reddito del secondo scaglione (da 15.000 a 28.000 euro), con il risultato di 260 euro in più l’anno.

Beneficio che però non spetta ai redditi superiori a 50.000 euro, nei confronti dei quali sono state riviste le detrazioni così da sterilizzare gli effetti della minore Irpef dovuta.

E nel 2025?

Per adesso la seconda aliquota al 23% è finanziata solamente per il 2024. Ma come spiegato dal viceministro all’Economia e alle finanze, Maurizio Leo, l’intenzione è di mantenere le tre aliquote anche il prossimo anno.

Ma non solo, perché si cercherà di fare ancora meglio comprendendo anche i redditi superiori a 50.000 euro. Iniziando dall’estendere loro il diritto ai 260 euro di taglio risultanti dalla riduzione della seconda aliquota, ma anche intervenendo per ridurre quella del 43% a loro applicata.

Ci sarebbe però un limite, fissato probabilmente a 60 mila euro. Come spiegato da Leo, infatti, “chi guadagna 50 o 60 mila euro non può essere considerato ricco”.

Per il momento non sono stati forniti ulteriori dettagli sulla misura, ma quel che sembra essere certo è che anche per le buste paga fino a 60 mila euro (lordi annui) potrebbe essere in arrivo un bonus nel 2025.

 

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