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di Gennaro D’Amico

Spesso si parla del Sud in accezione negativa per amplificarne i limiti e per ribadire come, a volte, sia difficile muoversi in una parte di Italia che soffre della mancanza di infrastrutture e collegamenti degni delle migliori regioni del Nord.

In un quadro generale, dove la paura di non farcela aumenta sempre di più e la  crisi sociale ed economica imperversa, grandi opportunità sono ancora nelle possibilità di tante persone che desiderano realizzare nelle regioni del Meridione la propria casa e più in generale, i propri sogni.

Nonostante le carenze infrastrutturali nonché i limiti organizzativi e strutturali delle Pubbliche Amministrazioni, con dati alla mano, si registra che il tasso di nascita delle imprese al Sud sia più alto della media nazionale – si parla di +0,78 % contro lo 0,70 %.

È chiaramente un segnale molto incoraggiante e in netta controtendenza rispetto al passato.

Tutto questo è stato favorito dalle misure recentemente introdotte dal governo nazionale, il quale, con il piano Resto al Sud 2.0, ha inteso proseguire sulla scia di quanto già iniziato nel lontano 2016. Il risultato è stato la nascita di 14.000 nuove imprese grazie ad un mix di finanziamenti di cui la metà a fondo perduto versati dallo Stato e il resto ottenuto tramite finanziamenti bancari.

Il pacchetto di misure contenute all’interno del Decreto legge Coesione ha permesso a molti giovani sul territorio, distribuiti in varie fasce di età, di poter beneficiare di una serie di agevolazioni al fine di poter fare impresa. Il tutto, unito anche all’attuazione di serie politiche rivolte alle imprese, ha nettamente incentivato l’assunzione di uomini under 35, donne e over 35.

Tutto ciò sembra aver smosso finalmente le acque ed ha riflesso i suoi risultati non solo nelle città metropolitane, ma anche all’interno delle città di provincia.

Una tale ventata di ossigeno, unita ad un pacchetto di norme atte a sgravare le piccole attività da una burocrazia asfissiante, ha favorito un’inversione di marcia di un settore in forte crisi ormai da anni.

Secondo lo studio annuale condotto da Confindustria e Srm, l’effettiva realizzazione delle risorse disponibili, in particolare quelle legate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), avrà un impatto significativo in termini di crescita e di occupazione. Proprio quest’ultima, nel terzo trimestre del 2023, è aumentata del 4% rispetto all’anno precedente, con un incremento maggiore registrato nel Sud.

Tuttavia, i dati relativi alla quota di occupazione nel Mezzogiorno indicano che, nonostante la crescita, il 27% dell’occupazione nazionale e il 23,4% di quella femminile si concentrano ancora nell’area.

Dato fortemente significativo è quello che vede il Sud andare sempre più verso il digitale.

Ormai tutto il mondo ci ha abituati a correre verso il progresso e il mondo del lavoro si sa, corre sempre più spedito.

Dall’analisi dei dati sul Relevance Digital Skills Index si evince che, tolta Milano che guida la classifica, sono molte le città del Sud che scalano posizioni, con la Campania che piazza quattro province su cinque nella Top20 – Salerno, Napoli, Benevento ed Avellino -.

Dunque si tratta di notizie senz’altro positive e che sottolineano come al Sud ci siano tantissime realtà che possono dare un segnale di svolta interno.

Spesso e fin troppo si è parlato di cervelli in fuga, di giovani che, vedendo un Sud povero e sfruttato, intendono proseguire il loro percorso lavorativo e di vita nelle regioni del Nord.

Quel che conta è che oggi, finalmente, si sta assistendo ad un ritorno alle origini.

Tanti sono i giovani che, sfruttando le proprie competenze e passioni, ritornano ad abitare i luoghi della loro infanzia, portando in quei territori una possibilità di guardare al futuro.

Ed è proprio in tale ottica che molte città hanno realizzato delle strategie per combattere la desertificazione e lo spopolamento. Tra queste vi sono serie politiche di sgravi fiscali atti a favorire l’insediamento di nuove attività commerciali.

Ecco che, l’unione tra una strategia a livello di governo nazionale unita ad una strategia in campo locale può portare a quello stimolo affinché le migliori energie rimangano sui territori.

Sempre più spesso anche le multinazionali che operano sul territorio riescono a captare ed occupare giovani, favorendo un lavoro “in house” e non costringendoli ad un abbandono forzato delle loro case.

Siamo nel 2024 ed oggi più che mai l’investimento sui giovani è un’esigenza.

Il PNRR ci sta insegnando che il cospicuo emolumento di fondi può rappresentare una chiave per consentire progresso, sviluppo e crescita. I territori ora devono fare la loro parte non perdendo questa immensa opportunità.

 

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