L’andamento dell’inflazione a luglio e agosto, la dinamica delle retribuzioni e le previsioni sull’andamento dei prezzi energetici. Sono le tre grandezze che la Banca centrale europea terrà in grande considerazione al momento di decidere su eventuali, nuovi tagli ai tassi di interesse. La maggior parte degli analisti si attende altri due interventi da qui a fine anno, con la prima mossa che potrebbe arrivare a settembre. Intanto il mercato si porta avanti, come evidenzia l’ultimo Osservatorio mensile di MutuiOnline.it relativo a giugno.
Anche il variabile ha imboccato la strada della discesa
Dal 3,81% di maggio al 3,72% di giugno per l’Euribor a 3 mesi; dal 3,82% al 3,63% per la scadenza a 1 mese. Ormai anche il benchmark di riferimento per la costruzione dei mutui a tasso variabile ha imboccato la strada della discesa, il che lascia immaginare che nei mesi a venire un impatto simile si avrà sui tassi dei mutui erogati.
Questo mentre nell’ultimo mese considerato non vi sono state particolari variazioni sul fronte dell’IRS (riferimento per i mutui a tasso fisso), che in ogni caso resta largamente più conveniente, in un range che va dal 2,51% per la scadenza a 30 anni al 2,81% per quella decennale.Se si guarda ai tassi applicati ai mutui a 20 e 30 anni, nel mese di giugno vi è stato un piccolo restringimento del differenziale tra fisso e variabile, per quanto il primo resti di gran lunga più conveniente, con un TAN medio del 3,26% nel primo caso e del 5,04% nel secondo.
Nell’ultimo mese considerato, il variabile è sceso, mentre il fisso è salito leggermente, ma il movimento è stato troppo limitato per trarre conclusioni di trend in atto. Probabile, infatti, che vi sia stato piuttosto un aggiustamento rispetto alle tendenze dei mesi precedenti.
Per altro, se si guarda alle richieste di finanziamento, ormai il fisso è vicino alla totalità, dato che arriva al 99,4% nel corso del secondo trimestre (98,0% nel corso del primo), con il variabile, il misto e il variabile con cap che si fermano tutti a pochi decimali.
Piuttosto si consolida la tendenza a far pagare intorno al mezzo punto percentuale in meno i mutui green rispetto a quelli tradizionali, a parità delle altre condizioni. Il che non può essere spiegato solo con ragioni di marketing o di sensibilità delle banche alla tematica della sostenibilità ambientale. Come evidenziato di recente da diverse indagini, sta diventando sempre più difficile piazzare sul mercato immobili che non sono caratterizzati da una buona efficienza energetica, dato che i compratori temono per il peso della bolletta e faticano a stimare i costi di ristrutturazione, considerato che i prezzi dei materiali hanno subito forti oscillazioni nell’ultimo periodo. Una tendenza destinata a rafforzarsi ulteriormente nei prossimi anni, con l’avvicinarsi del 2030, data entro la quale gli immobili più energivori dovranno essere oggetto di pesanti ristrutturazioni. Senza che all’orizzonte si vedano spazi per nuovi incentivi pubblici generosi, come è stato nella prima fase del Superbonus.
Surroghe a un terzo del totale
L’Osservatorio di MutuiOnline.it non registra, invece, grandi scostamenti in relazione alle finalità per le quali vengono richiesti i finanziamenti. Le surroghe continuano ad aggirarsi intorno a un terzo del totale (33,3% nel secondo trimestre, in leggero calo dal 34,1% del periodo gennaio-marzo), mentre l’acquisto prima casa è sempre in maggioranza assoluta (56,1% delle richieste contro 56,7% del primo trimestre).
Non cambia, poi, la durata media dei finanziamenti, che dal quarto trimestre dello scorso anno è a quota 24,1 anni. Infine, continua a crescere il loan to value, cioè la quota finanziata rispetto al prezzo d’acquisto. Tra aprile e giugno si è attestata mediamente al 68,1% contro il 67,8% del primo trimestre e il 65,7% del secondo trimestre 2023.
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