Detto che scartare l’idea di una crisi immobiliare imminente non significhi escludere una crisi abitativa, Milano, sul fronte real estate, può ritenersi al momento salva. Nel capoluogo lombardo, infatti, le quotazioni delle case rifletterebbero il loro reale valore e, pertanto, i prezzi degli immobili in vendita – seppur vertiginosi – sarebbero coerenti con le buone prospettive dell’economia locale. La notizia, che arriva da una ricerca condotta dal centro studi della banca svizzera UBS, tranquillizza le persone che, nell’ultimo periodo, hanno deciso di comprare uno spazio nel centro meneghino: nessuna bolla immobiliare pronta a scoppiare aleggerebbe sotto il cielo del Duomo.
In crescita costante dopo l’Expo del 2015, i prezzi delle case di Milano continuano ad aumentare, forti di una domanda stabile e di un programma di implementazione immobiliare, ma non solo, consolidata e, anzi, in espansione. In merito alla metropoli tricolore, lo studio, infatti, riporta: “l’economia robusta, i nuovi sviluppi e il regime fiscale favorevole hanno sostenuto la richiesta di abitazioni (…). I prezzi reali sono scesi del 2%, in linea con la crescita degli affitti e dei redditi locali effettivi. Riteniamo che il mercato sia ancora valutato in modo corretto, praticamente invariato rispetto all’anno scorso. Le solide prospettive per l’economia, il prolungamento della metropolitana e i prossimi Giochi Olimpici Invernali del 2026 contribuiscono a sostenere le valutazioni in termini nominali”.
Prospetto meno ottimista riguarda, invece, le città di Zurigo e Tokyo, dove la situazione delle compravendite starebbe sfuggendo di mano, al contrario di Milano, così come di New York, Boston e Madrid (per citarne alcune). La bolla immobiliare provocata dall’insostenibilità dei costi, immotivati per giustificare tariffe così alte, e che per Treccani “è generalmente destinata a produrre la svalutazione dei prezzi degli immobili e a esaurirsi in un arco di tempo relativamente breve”, sarebbe pronta a scoppiare, facendo crollare il valore delle case e bloccando la domanda. A Zurigo, in particolare, il rapporto tra prezzi di acquisto e affitti risulta essere sbilanciato, con i costi delle case aumentati del 40% rispetto a dieci anni fa, mentre gli affitti hanno registrato solo un +12%. Allo stesso modo, a Tokyo, la crescita dei prezzi delle abitazioni pre-pandemia non ha saputo rispondere, in tempi recenti, post-lockdown, alla riduzione dell’immigrazione, alla diminuzione dei canoni locatari e all’abbandono progressivo degli spazi di lavoro, sostenuto dallo smart working, con il conseguente spostamento delle persone fuori dal centro città. Lo squilibrio, quindi, ribadito da tassi di interesse ancora relativamente bassi, potrebbe minare la solidità del mercato. Milano, nel frattempo, insiste (e resiste).
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