In Italia ci sono 3,5 milioni di ettari di terreni inattivi, che potrebbero essere riconvertiti a pascoli o coltivazioni ma che giacciono abbandonati. Un problema, in un paese dove l’agricoltura è un settore trainante dell’economia e che potrebbe dunque avere a disposizione molti più terreni di quanti già ne abbia, con tutte le conseguenze positive in termini di crescita. Per questo motivo, a livello istituzionale si sta cercando di ridare una vita a questi campi, favorendo un ritorno alla terra soprattutto dei più giovani. L’iniziativa di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) di mettere in vendita terreni abbandonati sparsi per il paese, con incentivi d’acquisto per gli under 40, rientra in quest’ottica.
Nella seconda metà dello scorso secolo in Italia si è verificata una vera e propria fuga dall’agricoltura. Solo negli anni Ottanta hanno chiuso 245.826 imprese nel settore, per un totale di 929.140 ettari, mentre i processi di urbanizzazione e la conseguente fuga dalle campagne hanno fatto sì che lande sterminate di terreni coltivati siano oggi abbandonati, ma comunque inaccessibili per la riqualificazione perché ancora appartenenti a privati. L’abbandono dell’agricoltura di collina e di montagna ha spianato la strada a un massivo ritorno della natura, con la superficie forestale che è raddoppiata negli ultimi cento anni e il numero di alberi che sono cresciuti del 4,7% tra il 2012 e il 2017.Ma questo, se positivo in termini green, ha avuto conseguenze negative in termini economici e sociali, con le aree marginali e i suoi pochi abitanti sempre più abbandonati a sé.
Per ridare slancio all’economia locale, l’Ismea ha allora deciso di mettere in vendita 386 terreni abbandonati, il cui 68% si trova tra Sicilia, Puglia e Basilicata. Altri 10mila ettari sono poi sparsi tra Umbria, Toscana, Emilia, Veneto, Lombardia, Liguria. Sul sito della Banca nazionale delle terre agricole si potranno valutare le caratteristiche degli apprezzamenti e entro giugno andranno presentate le offerte. Gli under 40 anni potranno pagare i terreni in 30 anni con rate semestrali o annuali. Si tratta di un’agevolazione che si somma ad altre introdotte negli scorsi mesi sul tema agricolo, come quella nell’ultima legge di bilancio relativa all’esonero dal versamento del 100% dell’accredito contributivo presso l’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti.
Il fine di questi dispositivi è triplo. Far tornare a girare le economie rurali locali, ridurre lo spreco dei troppi ettari coltivabili ma incolti sparsi per il paese e favorire il ricambio generazionale in agricoltura. Senza nuovi giovani che tornano alla terra, il settore è destinato a morire e questo non è un esito accettabile in un tempio agroalimentare quale è l’Italia. A livello istituzionale ci si sta impegnando allora perché vi sia una piccola rivoluzione generazionale agricola e iniziative come quella dell’Ismea, che si sommano a quelle dell’Unione Europea, stanno dando i loro frutti. Secondo Coldiretti, l’Italia è prima in Europa per numero di giovani occupati in agricoltura.
La presenza dei millennial in agricoltura significa dare una risposta a un tasso di disoccupazione giovanile che in Italia continua a essere troppo alto, con un settore per troppo tempo bistrattato che sta tornando ad avere appeal. Ma significa anche portare le sensibilità delle nuove generazioni nelle campagne e nelle aree montane, in particolare quella maggiore attenzione ai temi della sostenibilità tanto importante ai tempi del climate change.
Mollare tutto e darsi alla terra, nelle sue diverse sfaccettatura che vanno dalla sperimentazione, all’imprenditoria e quant’altro, sta diventando insomma un’occasione di riscatto per una generazione troppo spesso lasciata senza opportunità, ma anche per territori dimenticati ma dall’alto potenziale economico per il paese.
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